L’amore di Danae, oro puro

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Con illuminato coraggio e conscio della finalità che una stagione operistica di un teatro debba essere, il Teatro Carlo Felice di Genova mette in scena – prima rappresentazione italiana della versione originale con complessi artistici italianiDie Liebe der Danae (L’amore di Danae), tre atti di Richard Strauss su libretto di Joseph Gregor. Rarissima possibilità di assistere oggi alla messinscena di questo raro titolo nel nostro paese, dopo le rappresentazioni che ne furono date al Teatro alla Scala nel 1988, tournée dei Complessi dell’Opera di Monaco. Die Liebe der Danae è la penultima opera di Richard Strauss, prima di Capriccio; composta nel 1940 ebbe la prima esecuzione – ma in forma privata a inviti – nel 1944 a Salisburgo, unica concessione a un Festival sospeso per ragioni di guerra. La prima rappresentazione pubblica si tenne a tre anni dalla morte del compositore, nel 1952, sempre nell’ambito del Festival di Salisburgo. Die Liebe der Danae dal sottotitolo significativo di mitologia serena, come lo stesso Strauss ebbe a definirla, è una sorta di testamento spirituale e drammaturgico in cui facilmente si può riconoscere, nelle parole che Jupiter pronuncia nel terzo atto, il pensiero che permeava musicista di Monaco di Baviera negli ultimi anni della sua vita. La trama, come per molte delle opere di Strauss, guarda alla mitologia classica con il dispiegamento dell’olimpo della tradizione greca, prendendo a protagonisti Danae, Mida e Giove per narrare, intrecciandoli, una serie d’inganni e concupiscenze, ma il cui filo conduttore resta l’amore. L’opportunità di attingere alla mitologia e al mito, piegando la partitura ad accenti di commedia che velano solo apparentemente i tratti fondamentali, il musicista e il librettista compongono un poliedrico e lucido ritratto delle passioni e debolezze che caratterizzano l’umanità. Stemperate in un linguaggio musicale di grande ricchezza e matura invenzione, unito a una sopraffina ed elegante scrittura che si sbalza in frasi suadenti, il compositore travolge letteralmente lo spettatore con timbri orchestrali d’inusitata ricchezza, a formare nella continua tensione e vibrante fraseggio una narrazione musicale coinvolgente. Molti anni prima della composizione di quest’opera, lo stretto collaboratore di libretti e artefice di diversi capolavori straussiani, il poeta e drammaturgo Hugo von Hofmannsthal, si era reso disponibile a lavorare un canovaccio che s’intitolava Danae, o il matrimonio di convenienza, ma non se ne fece nulla, perché altri progetti urgevano salvo, vent’anni più tardi, affidare a Joseph Gregor, nuovo librettista la bozza di Hofmannsthal. La protagonista dell’opera è Danae, figlia del Re Polluce che si ritrova assediato dai creditori, mentre la principessa insegue un sogno di coniugare amore e fascino di una pioggia d’oro. Giove alle prese con l’ennesima conquista amorosa, mira ardentemente la giovane e finge di essere Mida, che tutto ciò che tocca trasforma in oro, per conquistarla. Danae ama sì l’oro, ma per sfuggire alla povertà, s’innamorerà invece sinceramente dell’inviato che il dio le ha mandato per farsi annunciare, il vero Mida sotto mentite spoglie. La donna sceglie, sfidando l’ira di Giove il sentimento eterno rinunciando alla ricchezza: Giove, accorato, ma in stupefacente sincerità, dovrà ammettere di essere stregato dall’amore. Dopo la bella prova di A Midsummer Night’s Dream, inaugurazione della Stagione 2023-2024, è stato affidato a Laurence Dale il nuovo allestimento di Die Liebe der Danae, della Fondazione Teatro Carlo Felice, con le scene e i costumi di Gary McCann, coreografie di Carmine De Amicis e le luci di John Bishop. Una produzione molto articolata e complessa sul piano vocale, che ha trovato a Genova interpreti efficaci. Dominatrice della serata il soprano statunitense Angela Meade, Danae dalla potente voce caratterizzata da acuti slanciati e perfettamente timbrati, strumento che si espande, dai raffinati smorzandi e canto a  fior di labbro che irretisce, purezza di canto a riflettere l’animo della protagonista. Perfetta nell’iniziale resa dell’enigma amoroso di Danae, anima che oscilla fra sogno e realizzazione, fra atmosfere immaginate e accettazione della condizione umana. Trascinante nei duetti amorosi con Midas e Jupiter, avvolgenti lo spettatore in un sensuale richiamo a forze sentimentali primigenie.  Non si finisce mai di scoprirla quale interprete, profonda e fascinosa, offrendo in una resa passionale, un vero inno all’amore. Scott Hendricks presta a Jupiter un timbro non certamente affascinante ma è credibile per un fraseggio variato, a rendere la poliedricità del mutamento di Giove, l’astuzia e l’ironia delle sue conquiste amorose, e infine il disincanto del dio nello struggente arrendersi (molto umano) a quell’amore che lo affascina, il suo momento migliore. John Matthew Myers di converso è un Midas efficacissimo, di timbro caldo e suadente, con acuiti squillanti e accenti taglienti, trova nel canto le frasi di messaggero di sogni, esaltando la pura beatitudine di ogni forma. Timothy Oliver è Merkur dal timbro poco sonoro e vagamente ondeggiante, ma sa ben riscattarsi in scena come divertente interprete, dalla travolgente mimica e azione. Tuomas Katajala offre a Pollux piccola ma espressiva voce, disinvolto in scena. Valentina Farcas è Xanthe dal piacevole timbro e acuti taglienti. Vibranti e gustose in scena le quattro ex conquiste di Jupiter: Anna Graf Semele puntuta nel canto, Agnieszka Adamczak Europa elegante e statuaria, Hagar Sharvit Alkmene corposa e divertente in scena e Valentina Stadler prestante Leda. Puntuali i quattro re: Albert Memeti, Eamonn Mulhall, Nicolas Legoux e John Paul Huckle. Completavano il ricco cast Domenico Apollonio, Bernardo Pellegrini, Davide Canepa, Luca Romano, Andrea Scannerini (Vier Wächter) e Valeria Saladino (Eine Stimme). Dopo la rinuncia, per motivi familiari, di Fabio Luisi alla direzione musicale del prestigioso progetto, la bacchetta è passata a Michael Zlabinger che ha fatto sentire la grande esperienza in questo repertorio, gestendo in maniera esaltante il magma sonoro della partitura straussiana alla guida dell’Orchestra in gran spolvero dell’Opera Carlo Felice. Il regista Laurence Dale confeziona uno spettacolo sontuoso e al tempo stesso di efficace pregnanza, coinvolgendo mimi che, unitamente a variate coreografie, contrassegnavano completandola l’azione. Riflessioni profonde e rimandi pertinenti a filmati e rombi di guerra si sovrappongono a un boccascena di teatro e diroccamenti su cui irrompe prepotentemente il Coro, potente, diretto Claudio Marino Moretti. L’ottuagenario Richard Strauss placidamente evocato, compare il primo al parapetto del golfo mistico, per poi affacciarsi al balconcino con lo spartito e traversare la scena…Accoglienza calorosissima alla fine dello spettacolo, da parte di un pubblico entusiasta che ha riservato un delirante tributo ad Angela Meade e al Direttore Michael Zlabinger. Al Teatro Carlo felice di Genova. Da non perdere, ma resta soltanto la recita di mercoledì prossimo, 16 aprile.

gF. Previtali Rosti

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