E’ un progetto di Sandro Lombardi specificatamente ideato per Anna Della Rosa, produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e Compagnia Lombardi-Tiezzi realizzato in collaborazione con Associazione Giovanni Testori che in questo momento sta girando per le piazze teatrali italiane. “Tre lai”, sono monologhi scritti da Giovanni Testori negli ultimi giorni della sua vita e pubblicati postumi che mettono al centro tre importanti figure femminili della storia: Cleopatra, Erodiade e la Madonna. Facilmente divisibili drammaturgicamente in due spettacoli per i rimandi manzoniani presenti in questi ultimi due e quasi assenti in Cleopatras, ma vuoi anche per lo sfondo in cui sono ambientati, l’Egitto di Cleopatra e la Palestina della Bibbia per le storie della Madonna e di Erodiade. In Erodias la protagonista sviscera in ogni sua piega la folle passione che l’ha travolta e lacerata per il profeta Giovanni/Jokanaan che la porta alla perdizione e all’annullamento di se stessa. Ispirata alla figura della Madonna, Mater strangosciàs è ultimo dei “Tre lai”, in cui Maria è dipinta come una donna del popolo, umile, semplice, pura. Piange la perdita del figlio e lo fa in dialetto brianzolo, la lingua della terra di Testori, che il poeta reinventa mescolandovi latino e altri idiomi. Uno straziane addio, non esente da tratti di comicità, ma soprattutto una disarmante preghiera, un lascito di speranza. Lo spettacolo si apre con significativo passaggio di testimone, la voce di Sandro Lombardi si fa sentire in pregnante dedica alla giovane attrice, in un concreto travaso di saperi e artigianato attorale: Avanti! Regalo che l’attore anziano fa alla giovane ma già esperta Anna Della Rosa, forte del riconoscimento del Premio quale miglior attrice della Stagione 2023/24 nonché del Premio della critica e del Premio Flaiano 2024. Tanto evidente il lascito del maestro che in certi passi del primo monologo sembra quasi di veder sovrapporsi, alternandosi i due attori, sfumando nel complice ricordo di precedenti rappresentazioni. Sandro Lombardi aveva proposto Due Lai debuttando a Ravenna nel 1998, facendone un cavallo di battaglia, araldo dell’immaginifica lingua nestoriana. Anna Della Rosa imprime alla sua Erodias una forte tensione del corpo, piegato a un linguaggio espressivo che va sovrapporsi a quello della parola (così già fortemente carica di significato) e dell’accentazione d’articolato fraseggio che si riflette in una mobilità del viso alle espressioni più intense e partecipate. Gioca con disinvoltura con toni e colori di variegatissima tavolozza vocale, facendo di Erodias una figura che non teme di giungere ai confini dell’irriverenza, smascherando il conformismo e perbenistico paludamento a una religione che Testori scuote, a suo modo, in cerca di una risposta fondante alle basilari questioni sul perché della vita. Ben s’imparenta, con dirompenti pulsioni di un eros debordante a impregnare il tessuto discorsivo che si dipana in un gioco fra lingua ed eros, alla Cleopatras, primo dei “Tre Lai”, ma con punte qui ancor più acuite. In Mater strangoscias, cambiando completamente tono di recitazione e registro interpretativo si stacca dal modello del maestro, facendone una rappresentazione di più palpabile ingenuità materna, sempre del pari lacerante e straziante. Stavolta non ha la testa inanimata e di cartapesta, ironicamente citata, ma fa palpitare un sudario macchiato di sangue, evocando un Gesù umanato e morente, in cui verità teologiche sono adagiate con naturalezza su uno sfondo di cascine lombarde e partitelle di calcio, fra un abbandono lirico e commosso di un’accettazione dell’immanente, con spiegazione toccante di ogni “resurrezione”, che pervade il creato e giustifica l’esistenza umana, ma anche quella animale. Attrice completa, riesce cantante sopraffina nei momenti in cui è chiamata a impreziosire e diversificare il testo con Il cielo in una stanza a fior di labbra di Mina e Quando nel cielo spunta la prima stella, con un filo di voce, sfuma una vecchia canzone popolare lombarda…Calorosa accoglienza finale di un pubblico, messo inizialmente alla prova dalla singolarità della scrittura di Giovanni Testori. Al Teatro Filodrammatici Di Piacenza.
gF. Previtali Rosti