IL MIO COMPLEANNO. Il film di Christian Filippi al cinema dal 14 maggio

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Girato oltre un anno fa e già presentato con successo in molti festival nazionali, l’opera prima di Filippi si avvale nel cast artistico di Zackari Delmas (Riccardino), Silvia D’Amico (Antonella), Giulia Galassi (Simona), Simone Liberati (Manuel), Federico Pacifici (Don Ezio), Nicolò Medori (Nicholas), Carlo De Ruggieri (negoziante). Scritto, soggetto e sceneggiatura, da Anita Otto e dal regista Christian Filippi, 33enne romano, che si è formato sia in svariati studi universitari che, sin da giovanissimo, nella fondamentale palestra dei cortometraggi.

La storia narrata nel film nasce da esperienze reali e da testimonianze raccolte dal regista in alcune case famiglia romane nel 2018. La potenza delle idee, della fase di studio del film e della narrazione della vita reale sopperiscono molto felicemente e totalmente al budget limitato. E non va solo lodato il lavoro (di ricerca, di scrittura, di regia) di Christian Filippi, ma anche le prestazioni del cast attoriale. Ci ha particolarmente impressionato, solo per dirne una, la prova del protagonista, Zackari Delmas. Coinvolgenti anche le prestazioni delle due protagoniste femminili del film, Giulia Galassi e Silvia D’Amico.

Un’opera intensa, vibrante, che coinvolge totalmente lo spettatore dal primo all’ultimo istante. A tal proposito, un invito al pubblico. Quello di dare fiducia a questo film e di recarsi al cinema per vederlo, per trarne una personale esperienza che non verrà dimenticata. Solitamente si va non troppo spesso al cinema per un film italiano, men che meno se il regista non è già noto. Generalmente, è già un errore ed un’autolimitazione. Ma stavolta veramente l’invito è sincero, come lo è qualsiasi critico cinematografico nell’esercizio della propria professione, in cui non lesina – quando è giusto farlo – fior di stroncature. Ma non abbiamo ancora raccontato la storia del film che abbiamo visto in anteprima stampa. Quindi, passiamo alla sinossi, senza spoilerare nulla, quindi molto brevemente.

Riccardino sta per compiere 18 anni nella casa famiglia in cui vive. Da quattro anni è stato separato dalla madre, una donna con forti disturbi di personalità. Nonostante la premurosa e attenda guida della sua educatrice, che desidera per lui un futuro al sicuro nella casa famiglia, Riccardino decide di scappare per raggiungere sua madre e vivere con lei. La sua illusione presto si trasformerà in un’amara realtà e Riccardino dovrà fare una scelta difficile.

Chiudiamo con una dichiarazione del regista, Christian Filippi: “La genesi del film risale a un laboratorio di scrittura che ho tenuto nelle case famiglia di Roma nel 2018. In seguito ho deciso di raccogliere quanto più materiale possibile dalle narrazioni che i ragazzi, i tutor e gli assistenti sociali avevano condiviso con me per raccontare una storia autentica e, allo stesso tempo, universale. La mia speranza è che lo spirito del film possa davvero rendere l’anima dei personaggi, e soprattutto del protagonista, che rappresenta una nuova generazione di giovani che vivono ai margini della nostra società, spesso invisibili, crescendo senza la guida dei genitori. L’approccio di questa generazione alle situazioni dolorose non è semplicemente scoraggiato o passivo, ma è invece caratterizzato da un potente senso di ironia e umorismo irriverente, per proteggersi dai propri fantasmi. Vista la natura della storia raccontata, il film avrà sicuramente un sapore drammatico, ma non mancheranno sprazzi di ironia e comicità da parte del protagonista: un’illusionista con un’unica grande illusione, sua madre. Riccardino è l’ultimo baluardo di una Roma scomparsa, e della sua gente scomparsa: affamato, primitivo, astuto e sempre un passo avanti. Riccardino, però, è anche fragile: le sue speranze si sono rivelate false ed è pervaso da un profondo senso di ingiustizia. È qui che la sua vitalità si trasforma in rabbia. (…) Nel mio approccio visivo ho cercato di far coincidere la realtà della storia con le illusioni dei pensieri del protagonista, provando ad entrare nella sua testa e percepire il mondo intorno come lo percepisce lui stesso”.

Franco Baccarini

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