È italiano il giardino del rispetto e scatta la Fair Play Garden mania per il World Fair Play Day, il 19 maggio

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Gentile e rispettoso del suolo, dei suoi tempi e della sua biodiversità, esiste un giardino in provincia di Rieti dove il lavoro dell’uomo scende a patti con la natura. Veramente in questo caso è il lavoro di una donna, si chiama Roberta Maresci, neodiplomata giardiniera d’arte dinoarchi e giardini storici. Una nuova qualifica che ha un sapore vintage per Roberta che ha inventato il Fair Play Garden a Montopoli di Sabina. In sostanza in questo lenzuolo di terra tutto parla di rispetto e di seconda vita: delle piante con la RSA, della creatività con l’Humus Trek dove le opere d’arte si decompongono fino a nutrire il suolo, delle cose recuperate come delle finestre di un antico casale dell’800 a creare una serra, dei fiori portati sul luogo da case vendute o luoghi abbandonati.
Una missione possibile quella di Roberta Maresci, pronta a festeggiare il World Fair Play Day voluto dall’ ONU il 19 maggio prossimo con una voliera, ma non una qualsiasi. Esiste dagli anni Settanta. L’ha creata con le sue mani Augusto Vari. Voleva che restasse eterna e così sarà. Non ospiterà uccelli ma piante, vintage. Quelle della nonna, degli androni di una volta, delle mode passate ma piante da accudire con amore come le altre.
È così che la seconda vita delle piante passa anche e soprattutto per la voliera di Augusto Vari adibita a RSA green. Capita nel Fair Play Garden, a Montopoli di Sabina (Rieti). Lo “sceriffo”, come avevano soprannominato Augusto nel Villaggio Breda a Roma. “Era creativo, grande manualità ed esperienza. Il suo motto era: “se questa cosa l’ha fatta un uomo, allora la posso fare anche io” e si metteva di buzzo buono, non si dava tregua finché non ci riusciva a farla” racconta Patrizia Vari, la figlia, anche lei mani d’oro nel ricamo, nel creare marmellata di gelso nero e nel prendersi cura del verde del quartiere. “Non voleva aiuti, consigli, ci doveva riuscire da solo a trovare la soluzione per realizzare i suoi progetti e in effetti poi ci riusciva. Si vantava un po’ dicendo che non aveva mai fatto in realtà quel tipo di lavori…”, dice Patrizia che ha donato questa voliera stile vagamente orientale, per ospitare le piante anziane nel giardino delle buone maniere e del rispetto di Roberta Maresci. Promosso in collaborazione con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, operativo dal 1994 con riconoscimento del Coni e di cui è Presidente Ruggero Alcanterini, e dall’European Fair Play Movement, il Fair Play Garden si appresta con gioia a festeggiare la transizione floreale lunedì anche nell’appuntamento con un evento ad hoc al Senato della Repubblica, nella sala Koch. Il tema del rispetto, della cortese lealtà fra avversari rende omaggio alla concezione del fair play di William Shakespeare, adottata soprattutto dal mondo dello sport, dove competitors si è, ma con correttezza. Dove si gioca per vincere, ma dalla gara e dal suo prima e dal suo dopo sono esclusi i colpi bassi, veri e figurati. Da febbraio 2021, “in nome del rispetto della natura, con riferimento alla transizione ecologica ed etica – spiega Roberta Maresci –, il Fair Play Garden tiene conto dell’Obiettivo 15 dell’Agenda 2030.

E si propone di proteggere, ripristinare, gestire piante, semi e alberi capaci di fermare la perdita di diversità biologica e dare al green una seconda vita, soprattutto per quanto concerne la cura del verde domestico, destinato ad essere considerato un rifiuto da eliminare, senza tener conto di un’affettività e di un circolo virtuoso al servizio della collettività”. L’Obiettivo 15 dell’Agenda 2030 ha lo scopo di proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoi e fermare la perdita di biodiversità. Nel Fair Play Garden di Roberta Maresci tutto questo si traduce nella pratica. Qui c’è anche la Banca Verde, la Greenbank, luogo dove conferire le proprie piante e tenerle al sicuro, come in un caveau. Che dire? Chi vuole può farsi due passi anche nell’ Humus Trek, un percorso dove opere d’arte di artisti torneranno a concimare e ad arricchire il suolo. Nel tempo. Diverse le opere: “Mushrooms” in pietra leccese di Mario Calcagnile, “Funambolo” di Arcangela Parisi per una lettura double-face e anti-smog, “Ovuli” della mosaicista Patrizia Dalla Valle, tre le opere archisofiche di Gerry Turano tra cui “Pensieri complessi” e Cemento in movimento”, “Algiz” di Carlo Moretti, “Tralci di vite” di Sara Celeghin, “Estasi” di Marco Piovani, “Metafisica dell’incontro” di Massimo Di Cave. Tutti uniti nello slogan del giardino: “Semina gioia, raccogli salute”, provare per credere.

Roberta Maresci

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