Con Lilo & Stitch di Dean Fleischer Camp (già acclamato per Marcel the Shell with Shoes On), la Disney centra finalmente il bersaglio nel difficile territorio dei remake live action. Il film rilegge con sensibilità e intelligenza il classico del 2002, restituendogli corpo, anima e un sorprendente equilibrio tra realismo e immaginazione.
Ambientato come l’originale nelle atmosfere hawaiane di Kaua‘i, il film racconta l’incontro tra Lilo (interpretata dalla piccola esordiente Maia Kealoha, magnetica) e Stitch, creatura aliena geneticamente modificata in fuga dalla galassia. La loro amicizia diventa un’ancora di salvezza reciproca: per Lilo, che affronta l’elaborazione del lutto e la minaccia concreta di perdere anche la sorella maggiore Nani (Sydney Agudong, intensa e credibile); per Stitch, che impara a conoscere il significato dell’affetto e della scelta consapevole di appartenere a qualcuno.
Il cuore del film è la famiglia, ma non quella stereotipata: è una famiglia ricostruita, queer, inclusiva, imperfetta e resiliente. Nani combatte ogni giorno per conciliare lavoro, responsabilità genitoriali e visite degli assistenti sociali (un solido Courtney B. Vance); Lilo si sente incompresa ma è capace di un amore totale. E Stitch, emarginato per natura e creato per distruggere, trova in loro il suo primo vero legame.
Il film riesce dove altri live action hanno fallito: non cerca la replica pedissequa, ma traduce il linguaggio dell’animazione in un realismo poetico. Alcune scene iconiche del cartone sono state omesse — forse volutamente — per evitare il rischio del grottesco o del caricaturale. Ma quello che guadagniamo è un racconto coeso, visivamente coerente e spesso emozionante.
L’animazione CGI di Stitch è eccezionale: mai fuori posto, perfettamente integrata con gli ambienti reali e con una mimica che trasmette tanto umorismo quanto vulnerabilità. Zach Galifianakis dà voce (e cuore) a Jumba, lo scienziato alieno, mentre Billy Magnussen diverte nei panni dell’agente Cobra Bubbles, ex CIA, qui trasformato in un personaggio sorprendentemente tenero e buffo.
Le gag ci sono, ben dosate, e servono a bilanciare i momenti più intensi senza sminuirne l’impatto. Il messaggio che resta, alla fine, è potente: ‘ohana significa famiglia, e famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato — anche quando la famiglia te la devi costruire da zero.
Un ultimo tocco di genio? La promozione italiana del film, che ha visto Stitch “visitare” la Galleria dell’Accademia a Firenze, incantato davanti al David di Michelangelo. Un’operazione azzeccata che unisce arte e pop culture, e che riflette perfettamente lo spirito del film: sorprendente, irriverente, ma profondamente umano.
Lilo & Stitch arriva al cinema dal 21 maggio, distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Federica Guzzon