Procreazione e tipologie della maternità al Manzoni

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Siamo ormai alla fine ed i teatri al chiuso si preparano a tirare i battenti, mentre hanno già predisposto la programmazione del prossimo anno per la campagna di abbonamenti. Siamo agli ultimi spettacoli che vogliono lasciare l’immagine positiva degli spazi culturali pubblici e privati che l’hanno ospitati, con l’incentivazione a rinnovare l’abbonamento per la prossima stagione. Il campionato italiano sta finendo e lo vincerà il Napoli per le distrazioni difensive dell’Inter a partire da Parma per non dire della doppietta di Pedro spagnolo che ha vendicato il suo Barcellona per l’ingenuità imperdonabile di Bissek con il braccino galeotto e quello italiano è stato il campionato assegnato all’ultima giornata insieme a quello lusitano andato allo Sporting Lisbona.. Uno dei più interessanti, sentimentali e razionali lavori di tale periodo è stato quello con cui è terminata la stagione del Manzoni, sermpre all’insegna del bravo commediografo e perfetto attore istrionico che é Gabriele Pignotta, passato dalla paurosa claustrofobia in ascensore alla tematica della maternità che può essere naturale, legittima e biologica, oppure surrogata, assistita od adottiva. Una giovane donna Martina Massimo giunta altermine del puerperio e dunque in preda ai dolori del travaglio preparto,ma dov’è il padre e chi è ? Sono queste le domande che l’amico del cuore, giunto improvvisamente e vedendola con il pancione, di nome antitetico sarcastico che è Massimo Martina, le pone mentre l’ostetrico la sottopone ai preparativi e studi per il parto indolore. la povera donna, che si trascina a fatica nell’ottima interpretazione dell’iberica Rocio Munoz Morales, fantastica moglie del palestrato attore e nuotatore Raoul Bova.La donna incinta si vede circondata dall’ amico fraterno che, come un ispettore di polizia investiga con uno stretto interrogatorio mentre il professionista sanitario esamina con lo spettroscopio ed i ferri del mestiere la situazione per far nascere la creatura , che sarà una bella bambina. Il giovane è debole psichicamente e si sente in difficoltà nel reggere la situazione, come tutti i padri che non hanno il giusto coraggio e forza d’animo per assistere alla nascita dell’erede al primo figlio venuto alla luce. IL maschio debole ed inetto è Giorgio Lupano che, alla fine irretendo Martina riesce a farsi dire che il padre è lui per il rapporto avuto in preda all’alcol nella festa di Capodanno. .Lui non assorbe con gioia e piacere la notizia, ma tende a non crederci e respingere l’assunzione di responsabilità perché sta ottenendo una promozione in carriera ed è in procinto di partire per il Paese dei tulipani, dove andrà a dirigere un importante ufficio. Lui non è fidanzato, è libero ed indipendente , vuole pensare solo al suo lavoro ed insinua che Martina stia mentendo, per poter avere un uomo al suo fianco e su cui contare. La sala del Manzoni per una replica della commedia era insolitamente gremita per la pregnante attualità dell’argomento che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa per l’indice di natalità e per la signorile, elegante e brillante personificazione dei personaggi da parte degli attori : Giorgio Lupano era il timido , complessato e renitente Massimo mentre il dottore era l’autore di testi sociali e sempre scottanti per le questioni affrontate, ovvero quel Gabriele Pignotta nel nome del quale ormai da qualche anno tramontano le stagioni del Manzoni, diretto briosamente e con competenza da Pietro Longhi che dal 2ottobre inizierà la futura programmazione con un recital dedicato a Domenico Modugno, accompagnato con la chitarra dal maestro Anellino. Ognuno di tali personaggi vive un suo dramma interiore particolare e sarà proprio il medico a curare non solo la puerpera con le dovute attenzioni, ma a prendersi a cuore l’angoscia interiore di Massimo convincendolo che è bellissimo il dono che gli è capitato tutto, mentre lui, che ha fatto della sua passione giovanile il proprio lavoro non può avere figli e con la moglie, triste e dispiaciuta per non poter concepire sta facendo la pratica d’adozione con le necessarie fotografie per le schede da riempire e le garanzie anagrafiche ed etico – sociali che si pretendono in questi casi. Perciò il dottor Pignotta non sarà solo il medico ostetrico, ma pure quello dello spirito poiché partirà con il sistema induttivo dalla sua situazione per indurre Massimo ad accettare la sua sorte e rinunciare all’allettamento della carriera e del maggior guadagno per destinarsi alla funzione sconvolta e negativa del padre ed incarnarsi tutto nel ruolo di marito e padre , abbracciando ed appoggiandosi Martina al petto negli esercizi fisici per facilitare il parto . Martina vorrebbe tutte le agevolazioni possibili : dall’anestesia totale al taglio cesareo, di cui in Italia si fa troppo facilmente uso,per finire con la puntura epidurale. Le coppie giovani in sala si sono potute riscontrare nella situazione soggettiva e nella fecondità oggettiva od adottiva, nella paternità tenuta nascosta come in questo caso per paura della reazione del padre in carriera, come qui ,riottoso ad assumersi le sue responsabilità per la gloria personale del successo, mentre la nonna dopo 7 mesi dalla nascita sta ancora cercando un parcheggio nei pressi dell’ospedale. Insomma è stata rispettata la clausola teatrale del maestro lagunare ed avvocato Carlo Goldoni nel Settecento riformatore con Moliere della”Commedia dell’Arte”, ovvero il precetto canonico e culturale “Ammaestra, divertendo, gli astanti, il pubblico”.Il lavoro, ben curato registicamente dal maestro Pignotta, resterà al Manzoni fino a domenica prossima.

Giancarlo Lungarini

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