“I Due Lai” di Testori or son “tre”

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Per una sola serata il Piccolo Teatro di Milano ha offerto la possibilità di assistere nella sua forma completa al “testamento” di Giovanni Testori, Tre Lai: Erodiàs + Mater strangoscias, erano preceduti da Cleopatràs, portato in palcoscenico in forma semiscenica. Anna Della Rosa è tornata a misurarsi con il lacerante Cleopatràs, monologo che fa toccare con disperata passione la forza travolgente dell’amore. Una potente “rimessa in scena”- in forma di concerto – dello spettacolo ideato e diretto da Valter Malosti, nato per il Progetto Testori nel 2020 prodotto dal Teatro Piemonte Europa, in collaborazione con l’Associazione Giovanni Testori. Cleopatràs, assieme a Erodiàs e Mater Strangosciàs, è parte de I Tre Lai, ultima testimonianza del drammaturgo di Novate Milanese, apice e summa della creatività del suo linguaggio.  Monologhi scritti da Giovanni Testori negli ultimi giorni di vita e pubblicati postumi, mettono al centro tre importanti figure femminili della storia: Cleopatra, Erodiade e la Madonna. In Cleopatràs che piange Antonio, “il suo Tugnàs”, non è difficile scorgere lo stesso Testori che dolorosamente racconta, mettendo in luce con struggenti turbamenti dell’anima, il mistero della vita e dell’amore. Come suo solito, trasporta la vicenda narrata collocandola da un Egitto classico, ormai sbiadito, in un più concreto e identificabile paesaggio lombardo-brianzolo, a lui ben conosciuto e particolarmente caro. Di Cleopatra, dopo aver mostrato la conosciuta insaziabile brama erotica, ci mostra i carismatici tratti della dominatrice e diva, non trascurando indubbie capacità imprenditoriali di poliedrica donna contemporanea. Rivestito il suo dire di geniali creazioni linguistiche che, oltre a tendere spasmodicamente a far poesia, non mai son disgiunte da una sottile quanto disincantata vena ironica. Torna anche qui, insistito rimando sempre presente nei lavori di Testori, di una vita non richiesta e ribadito nel violento finale: quasi grido imprecante al Creatore. Anna Della Rosa dà della lussuriosa regina un’interpretazione terragna, in turgida dimensione sensuale: per niente allusiva o astratta, non gioca col verso testoriano, lo vive fisicamente e lo fa con totale immedesimazione. Notevole impegno recitativo che si riverbera in conturbanti movenze che non fan rimpiangere il precedente allestimento teatrale, atteggiamenti e pose divistiche, squarci di canto del par fascinanti e di precisa padronanza.  Struggente nella veemenza di attrice sfrutta i registri di una voce variegata, in repentini cambi di tono: dai timbri scuri e melliflui iniziali a quelli flautati e acuti e allegri quasi, a quelli struggenti e desolati di anima degradata fino all’infima disillusione, nel finale sfinimento della morte. Dispiega la duplicità del desiderio e bramosia femminile (ma ancor quello di tanti cuori) che serpeggia tra Eros e Thanatos, raggiungendo punte d’intensa drammaticità nel momento della reiterazione, al presentato cestino, con la morte.  Regia intelligente di Valter Malosti che coniuga, in conturbanti movenze, rimandi tra passato e presente agli immaginifici sfondi dell’animo della regina, esaltando ancor più i travolgenti e musicali versi di Testori. Progetto sonoro Gup Alcaro intessuto di sonorità vecchie e nuove, con vistose citazioni d’opera (Madama Butterfly e Turandot). La serata è proseguita con i restanti Due Lai: Erodiàs + Mater strangosciàs, spettacolo che chiude a Milano la tournée. Un progetto di Sandro Lombardi specificatamente ideato per Anna Della Rosa, produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e Compagnia Lombardi-Tiezzi realizzato in collaborazione con Associazione Giovanni Testori. Facilmente divisibili drammaturgicamente in due spettacoli per i rimandi manzoniani presenti in questi ultimi due e quasi assenti in Cleopatras, ma anche per lo sfondo in cui sono ambientati, l’Egitto di Cleopatra e la Palestina della Bibbia per le storie della Madonna e di Erodiade. In Erodias la protagonista sviscera in ogni sua piega la folle passione che l’ha travolta e lacerata per il profeta Giovanni/Jokanaan che la porta alla perdizione e all’annullamento di se stessa. Ispirata alla figura della Madonna, Mater strangosciàs è ultimo dei “Tre lai”, in cui Maria è dipinta come una donna del popolo, umile, semplice, pura. Piange la perdita del figlio e lo fa in dialetto brianzolo, la lingua della terra di Testori, che il poeta reinventa mescolandovi latino e altri idiomi. Uno straziane addio, non esente da tratti di comicità, ma soprattutto una disarmante preghiera, un lascito di speranza. Lo spettacolo si apre con significativo passaggio di testimone, la voce di Sandro Lombardi si fa sentire in pregnante dedica alla giovane attrice, in un concreto travaso di saperi e artigianato attorale: Avanti! Regalo che l’attore anziano fa alla giovane ma già esperta Anna Della Rosa, forte del riconoscimento del Premio quale miglior attrice della Stagione 2023/24 nonché del Premio della critica e del Premio Flaiano 2024. Tanto evidente il lascito del maestro che in certi passi del primo monologo sembra quasi di veder sovrapporsi, alternandosi i due attori, sfumando nel complice ricordo di precedenti rappresentazioni. Sandro Lombardi aveva proposto Due Lai debuttando a Ravenna nel 1998, facendone un cavallo di battaglia, araldo dell’immaginifica lingua nestoriana. Anna Della Rosa imprime alla sua Erodias una forte tensione del corpo, piegato a un linguaggio espressivo che va sovrapporsi a quello della parola (così già fortemente carica di significato) e dell’accentazione d’articolato fraseggio che si riflette in una mobilità del viso alle espressioni più intense e partecipate. Gioca con disinvoltura con toni e colori di variegatissima tavolozza vocale, facendo di Erodias una figura che non teme di giungere ai confini dell’irriverenza, smascherando il conformismo e perbenistico paludamento a una religione che Testori scuote, a suo modo, in cerca di una risposta fondante alle basilari questioni sul perché della vita. Ben s’imparenta, con dirompenti pulsioni di un eros debordante a impregnare il tessuto discorsivo che si dipana in un gioco fra lingua ed eros, a Cleopatras, ma con punte qui di raffinata devianza. In Mater strangoscias, cambiando completamente tono di recitazione e registro interpretativo si stacca dal modello del maestro, facendone una rappresentazione di più palpabile ingenuità materna, sempre del pari lacerante e straziante. Stavolta non ha la testa inanimata e di cartapesta, ironicamente citata, ma fa palpitare un sudario macchiato di sangue, evocando un Gesù umanato e morente, in cui verità teologiche sono adagiate con naturalezza su uno sfondo di cascine lombarde e partitelle di calcio, fra un abbandono lirico e commosso di un’accettazione dell’immanente, con spiegazione toccante di ogni “resurrezione”, che pervade il creato e giustifica l’esistenza umana, ma anche quella animale. Attrice completa, riesce cantante sopraffina nei momenti in cui è chiamata a impreziosire e variare il testo con Il cielo in una stanza a fior di labbra di Mina e Quando nel cielo spunta la prima stella, con un filo di voce, sfuma una vecchia canzone popolare lombarda…Accoglienza calorosissima per Anna Della Rosa, richiamata in scena da ripetuti applausi. Al Piccolo Teatro Grassi di Milano.

gF. Previtali Rosti

ph Daniela Neri

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