Con un fascinoso titolo di presentazione si è tenuto all’Auditorium Arvedi – Museo del violino di Cremona, nell’ambito del 42 Festival Monteverdi, un fascinoso viaggio musicale. Intelligentemente impaginato il programma, partendo da musiche del tardo cinquecento, offriva in elegante alternanza di emozioni vocali e strumentali che spaziava fino al pieno barocco di Haendel e Vivaldi. Sotto la direzione di Ottavio Dantone, l’ispirata Accademia Bizantina, che oltre ad esibire la propria maestria ha contribuito a servire su un piatto d’oro la voce del controtenore israeliano Maayan Licht, vincitore ai recenti International Opera Awards. Con la Sonata Decima quinta di Dario Castello il pubblico familiarizza con un compositore veneziano del primo ‘600, brano reso con informate attenzioni esecutive. Poi con Giovanni Maria Trabaci e le sue tre Gagliarde ci si affaccia alle soglie del seicento per entrare, trionfalmente, con il Concerto grosso n°5 nel fastoso settecento scarlattiano, brano eseguito in maniera trascinante. Con la Sinfonia Il Coro delle muse di Vivaldi Accademia Bizantina, guidata da Dantone, sfodera brillantezza mantenuta in un ritmo serrato e compatto, avvolgente nel tempo lento, per riprendere il corso nel successivo, dispiegando incisiva leggerezza e raffinatezza. Spettacolare l’esecuzione, sempre di Vivaldi, del Concerto per violino in Mi minore, in cui Alessandro Tampieri, concert master, letteralmente trascina l’ensemble in un impeto esecutivo esaltante, per brillare in assoli lancinanti e trafiggenti, di spettacolare virtuosismo nell’Allegro finale, in rapinosa vorticosità. Maayan Licht, controtenore che si segnala, oltre per le stupefacenti caratteristiche vocali, per l’accattivante simpatia con cui “agisce” i brani, entrando in scena con l’estroversione di un grillo, percorrendo la sala con scatti e velocità che lo portano ad arrampicandosi per le gradinate. La voce ha timbro caldo, vellutato, ben proiettata, a tratti potente, omogenea nei registri, dall’impeccabile legato e di tecnica sicurissima. Si presenta con due “ariose vaghezze” di Monteverdi Ohimè ch’io cado e Si dolce è il tormento fornendo subito prova della maestria e della sicura tecnica di cui è dotato. Esecuzioni penetranti di un Monteverdi evocativo, vibrante e intenso, capace di suscitare emozioni con il piegare la voce a fini espressivi e sognanti. In Caldo sangue dall’oratorio Sedecia, re di Gerusalemme di Scarlatti si ammirano attacchi di purezza di suono, smorzature, ricchezza di armonici piegata in accenti passionali. Poi Gelosia, tu già rendi dall’Ottone in villa di Vivaldi si slancia in velocissimi tempi di vocalizzazione e precisa al tempo stesso, trapassando a tempi larghi avvolgenti, per riprendere con brevi e gustose variazioni il tempo rapido, sfoderando lunghezza di fiati. Si misura con Sposa non mi conosci famosissima aria tratta da La Merope di Giacomelli resa in struggente interpretazione, tragica e commovente, sfruttando potenza di suono che ammorbidisce e piega, giostrando su arcate di suono ben sostenute e sottolineate da un accompagnamento magistrale di Accademia Bizantina. Anche le rare incursioni nel registro basso sono appropriate; parche le variazioni alla ripresa dell’aria, conclusa con una cadenza farcita di piccoli trilli. Lascia ch’io pianga altro brano cavallo di battaglia di ogni cantante barocco, da Rinaldo di Haendel intriso di tenero patetismo, impreziosito da appropriate variazioni a rinnovare l’andamento e colore dell’aria. La chiusura della serata è Un pensiero nemico di pace dal Trionfo del tempo e del disinganno haendeliano, sfoderando impetuosa velocità in una gara virtuosistica che sconfina nell’acrobazia vocale, per bilanciare e sostare per un attimo in tempo lento, prima di slanciarsi nuovamente in celerità quasi furiosa. E poi i bis, a grande insistenza, dal Messiah, Rejoice greatly dove il timbro di Maayan Licht si fa più leggero, in consueta rapidità, e soprattutto Vedrò con mio diletto dal Giustino di Vivaldi, brano in cui meglio si apprezza l’espressività partecipe del controtenore, che si fa sbalorditiva nella ripresa dell’aria. A chiusura la ripresa di una delle monteverdiane ariose vaghezze iniziali. Trionfale accoglienza per Maayan Licht, Accademia Bizantina e il Direttore Dantone. Auditorium Arvedi – Museo del violino di Cremona.
gF. Previtali