Dal 28 febbraio 2025 in tutte le librerie il nuovo libro di Alessandra D’Egidio, edito da Bertoni Editore
Cosa accade quando due sconosciute si incontrano per caso e, senza saperlo, diventano il punto di svolta l’una della vita dell’altra? È da questa premessa che nasce DuemenoDue, il nuovo romanzo di Alessandra D’Egidio, disponibile dal 28 febbraio 2025 in tutte le librerie al prezzo di 20 euro, pubblicato da Bertoni Editore.
Ambientato in una Roma primaverile e simbolicamente in fiore, DuemenoDue è una storia di amicizia, dolore, rinascita e autenticità. Due donne, Marta e Chiara, si incontrano nella sala d’attesa di un chirurgo plastico. Due esistenze diverse, due età lontane, due mondi apparentemente opposti. Eppure, dietro le apparenze, entrambe portano cicatrici invisibili, paure taciute, speranze fragili. Quell’incontro inaspettato le guiderà verso un viaggio profondo e trasformativo, dove la bellezza più autentica nasce proprio dalle crepe dell’anima.
Con uno stile narrativo fluido e incisivo, Alessandra D’Egidio riesce a scavare con delicatezza nei meandri dell’animo umano, restituendo al lettore emozioni vere, riflessioni universali e una potente sensazione di empatia. DuemenoDue è un romanzo che parla di amicizia che cura, di scelte coraggiose e di riscatto personale.
I lettori ne sono già conquistati:
“Lo stile della scrittrice è fluido, facilmente comprensibile ed ha la capacità di catturarti sin dalle prima pagine, riuscendo a scavare nei meandri più profondi dell’animo umano”, scrive Paolo.
“Un bellissimo libro, pieno di significati e di valori come amore, amicizia, rispetto. Scritto molto bene, scorrevole. Complimenti alla scrittrice”, aggiunge Matteo.
“È il secondo libro in vita mia che leggo in un solo giorno. Non riuscivo a smettere. Un libro carismatico, emozionante, pieno di temi davvero importanti”, racconta Valentina Leonardi, colpita in particolare dalla delicatezza con cui l’autrice affronta il tema della violenza sulle donne, e dalla capacità del romanzo di toccare corde intime e universali.
Con DuemenoDue, Alessandra D’Egidio firma un’opera intensa e necessaria, capace di parlare al cuore di ogni lettore. Una lettura che non lascia indifferenti e che invita tutti – uomini e donne – a guardarsi dentro, a riconoscere le proprie fragilità e a credere nel potere salvifico delle relazioni umane.
Un romanzo da leggere, regalare e custodire. Perché a volte, rinascere, è una questione di incontri.
“DuemenoDue” è un titolo enigmatico. Cosa rappresenta?
Il titolo è nato quasi per caso, ma poi ha assunto un significato molto profondo. “DuemenoDue” rappresenta il momento in cui si tocca il fondo, quel “quasi zero” esistenziale da cui si può solo risalire. È anche la distanza tra due persone che, partendo da posizioni diverse, scoprono di essere più vicine di quanto credano.
Il romanzo si apre in una sala d’attesa di un chirurgo plastico: una scelta particolare. Perché proprio quel luogo?
Perché è un luogo di attesa, di sospensione. Ma è anche uno spazio simbolico, dove il corpo diventa il punto di partenza per affrontare qualcosa di molto più profondo: il bisogno di cambiare non solo l’aspetto, ma il modo di stare al mondo. Marta e Chiara, le protagoniste, sono lì per ragioni diverse, ma entrambe cercano una trasformazione.
Chiara e Marta sono molto diverse tra loro. Come sono nate queste due protagoniste?
Sono nate da tante donne ascoltate nella vita reale. Donne fragili e forti, giovani e mature, apparentemente opposte ma legate da un filo invisibile. Volevo raccontare come l’incontro tra due solitudini possa generare una forza insospettata. Nessuna delle due è una “salvatrice” dell’altra, ma insieme riescono a vedere il mondo con occhi nuovi.
Uno dei temi centrali è l’amicizia femminile. Quanto è importante per te raccontarla?
È fondamentale. Le donne sono spesso raccontate come rivali o vittime. Io volevo mostrare un’amicizia autentica, fatta di cura reciproca, confronto e condivisione. Una relazione che non giudica, ma sostiene. In un mondo che spesso ci chiede di essere perfette, l’amicizia può essere l’unico spazio in cui possiamo essere semplicemente vere.
Nel libro si parla anche di temi molto delicati, come la violenza sulle donne. Come hai affrontato questa parte?
Con il massimo rispetto. Non volevo scioccare, ma far riflettere. La violenza, in tutte le sue forme, spesso lascia segni invisibili. Non si tratta solo di raccontare il dolore, ma anche la possibilità di riscatto. Il messaggio che ho voluto trasmettere è che si può uscire dal buio, ma spesso serve una mano tesa, una voce che ci dica: “Non sei sola”.
La copertina del libro mostra due fronti che si sfiorano. Che significato ha per te questa immagine?
È un’immagine fortemente simbolica. Quelle due fronti rappresentano Marta e Chiara, ma anche tutte noi, quando troviamo il coraggio di avvicinarci davvero a qualcuno. È un gesto di intimità, ma anche di riconoscimento reciproco. Come a dire: “Ti vedo, ti sento, ti capisco”. Non è un contatto fisico banale: è uno scambio profondo.
Nel romanzo il cibo ha un ruolo importante, quasi rituale. Perché questa scelta?
Perché il cibo è vita, è memoria, è legame. In DuemenoDue ci sono cene, pranzi, piccoli gesti quotidiani che diventano punti di contatto tra i personaggi. Sedersi a tavola è, spesso, l’occasione per abbassare le difese, per raccontarsi. Il cibo diventa così un filo conduttore che unisce episodi, generazioni, culture, ma soprattutto cuori.
Uno dei momenti più forti è quello in cui una delle protagoniste si trova a perdonare il marito, che le muore davanti agli occhi dopo averle confessato un tradimento. Come hai costruito quella scena?
È una delle scene più difficili e intense del libro. Ho cercato di renderla reale, cruda, umana. Il perdono in quel momento non è razionale: è un istinto, una necessità, una forma di sopravvivenza emotiva. Quando qualcuno muore dopo averti spezzato il cuore, ciò che resta non è rabbia, ma un vuoto che solo il perdono può rendere sopportabile. Per la protagonista, quel momento segna un confine: da lì in poi, non si torna più indietro.
Nel primo capitolo si parla di “guardarsi dentro”. Quanto è centrale questo tema?
È l’inizio di tutto. Guardarsi dentro è il primo passo verso ogni forma di cambiamento. Marta e Chiara sono costrette a farlo, anche se inizialmente non lo vogliono. Guardarsi dentro fa paura, ma è l’unico modo per smettere di fingere. Il romanzo nasce proprio da qui: dalla consapevolezza che solo conoscendo le nostre crepe possiamo ricostruirci.
Nel cuore del romanzo, una delle frasi chiave è: “Guardati con quello stupido triangolino addosso”. Puoi spiegarne il senso?
Quella frase racchiude un misto di ironia, amarezza e affetto. Il “triangolino” è un costume da bagno, simbolo di vulnerabilità, di esposizione. Ma è anche un invito a vedersi davvero, senza filtri, senza maschere. Quando Chiara la pronuncia, sta dicendo a Marta: “Smettila di giudicarti. Anche così, sei abbastanza. Sei vera”.
E il gesto della collana d’oro con la scritta “2-2”? Cosa rappresenta?
È un gesto d’amore, forse il più potente del romanzo. La collana è il simbolo del loro legame, ma anche della loro rinascita. “2-2” è il modo in cui si riconoscono, è il codice della loro alleanza silenziosa. Non è solo un oggetto: è una dichiarazione. Una promessa. È la prova che, anche partendo dal “meno”, si può arrivare a un nuovo equilibrio. Insieme.
Leggere DuemenoDue significa fare un viaggio dentro sé stessi attraverso lo sguardo di due donne che si scoprono fragili, vive, imperfette e, proprio per questo, autentiche. È un invito silenzioso ma potente a perdonarsi, a lasciarsi guardare, a smettere di rincorrere l’immagine perfetta per abbracciare quella vera. Alessandra D’Egidio ci ricorda che esistono legami capaci di salvarci non perché ci completano, ma perché ci riconoscono nel nostro essere spezzati e, così facendo, ci restituiscono interi.
Chiudendo l’ultima pagina, ci resta addosso una domanda che è anche una speranza: e se la vera bellezza non fosse altro che il coraggio di mostrarsi per come si è, con tutte le crepe che raccontano chi siamo diventati?
A volte, la salvezza ha il volto di un’amica. E due numeri incisi su una collana.
Ilaria Solazzo