A Napoli in scena Agaru di Sabrina Camarda

Data:

Al Teatro Acacia di Napoli la Imagine Art Dreams – IAD ha salutato il pubblico con una serata danzante ed un titolo mozzafiato in chiusura. Una serata di danza ma anche di immaginazione e riflessione, proprio come nelle corde della direttrice artistica Sabrina Camarda. Una serata, dunque, trasversale a tutte le arti ma non solo, capace di attaccare lo spettatore alle poltreone del Teatro Acacia come poche volte in questa stagione 2024-2025. Ma procediamo con ordine, con le parole proprio della direttrice artistica che ci racconta come “la IAD sia nata nel 2020, nel cuore di uno dei periodi più difficili della nostra epoca come la pandemia. Mentre il mondo si fermava, ho deciso di scommettere sulla bellezza, sull’arte e sul movimento. Fondato con coraggio e determinazione, l’ensemble è nato da un sogno più forte della paura, da una passione che nessun lockdown poteva spegnere. I primi passi non sono stati facili: lezioni a distanza, sale vuote, incertezze continue. Ma è proprio in quel tempo sospeso che è germogliato qualcosa di prezioso. L’amore per la danza ha unito i giovani talenti in un abbraccio virtuale ma profondissimo, e ha gettato le basi per una comunità vera, viva, che cresce ogni giorno. Oggi, quella scintilla è diventata una fiamma. La IAD  è un luogo dove si coltivano sogni, si formano artisti e, soprattutto, si trasmettono valori: la disciplina, la passione, la resilienza. La danza, per noi, non è solo tecnica, ma una scelta di vita”. Parole scritte di proprio pugno da una direzione artistica ispiratissima che ha presentato un programma ricco e variegato, per intercettare i gusti e le esigenze del pubblico e degli stessi artisti in scena. Cominciando con “The Fairy Doll” su musiche di Josef Bayer e coreografie della stessa Sabrina Camarda, per procedere con “River” di e con Roberta Ferrante. A seguire il vivacissimo “Fiesta” coreografato da Miladis Borrego e “House” con Vladimir Banbenkov, coreografo anche di “First Steps on the Beat” prima della chiusura del primo atto con “Danse de la Fidelitè” coreografato ancora dalla direttrice artistica. Il secondo atto è cominciato con “Iaderton”, titolo imbastito dalle mani della Camarda con Giosuè Carbone, Roberta Ferrante e Marcella Romano, ideatrice e docente del celebre metodo GaaD. A seguire “Lollipop” e poi “High Temperature”, pezzo dancehall coreografato da Michele Cuomo. Il successivo “Elementos” di Miladis Borrego è stato un omaggio al flamenco attraverso i quattro elementi di aria, acqua, fuoco e terra antipasto di “Drive” di e con Fabiana Marinaro. Infine “Agaru”, l’attesissimo titolo di chiusura della serata. Qui Sabrina Camarda ha allestito una coreografia di contemporaneo entrato di diritto nel repertorio seppur giovane della Imagine Art Dreams – IAD. Un titolo pregno di significati personali ma condivisi da una moltitudine silenziosa di donne ed uomini uniti nel dolore. La danza probabilmente possiede, oppure è essa stessa un linguaggio universale e, in questi casi, lo palesa con tutta la sua potenza. “La coreografia Agaru (dal giapponese salire, ndr) – spiega la Camarda – è un’esperienza visiva e emotiva che esplora il viaggio interiore incarnando la dolorosa esperienza della perdita. In uno scenario onirico, dominato da scale che si spostano verso l’infinito, in un movimento continuo e inesorabile, come un viaggio che non si ferma mai, che non restituisce ciò che è stato perduto. Ogni passo compiuto sulle scale è un atto di coraggio, di fronte al vuoto, ma anche un incontro con una nuova dimensione della propria esistenza. Agaru è trasformare la sofferenza in luce e il dolore in speranza, cercando di ricostruire un legame invisibile con l’infinito!” Tra i tanti ospiti che hanno accompagnato la IAD in questi anni segnaliamo senz’altro Dino Carano ed Elckjear Franco Bono con cui proprio quest’anno ci sono stati momenti di confronto significativi ma il fiore all’occhiello di questa stagione artistica resta senz’altro Agaru! “Portare in scena questa creazione è stato, prima di tutto, un atto di sopravvivenza – aggiunge la direttrice – Un vuoto che non si vede, ma che pesa ogni giorno. Un’esperienza che ti strappa dentro, che lascia il tempo sospeso, che cambia per sempre il modo in cui guardi la vita. Avrei potuto restare in silenzio. Ma ho scelto di danzare. Di trasformare il pianto in gesto, l’assenza in presenza, il buio in un sentiero di luce”. Danza condivisa a 360° da un ensemble che promette nuove emozioni!

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati