Dalla letteratura al palcoscenico: al San Carlo di Napoli “Onegin”, capolavoro del balletto romantico

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Il balletto romantico ispirato a opere letterarie, genere che ha avuto inizio nel ‘800 ed è stato sviluppato dai più grandi coreografi del secolo scorso, ha visto con “Onegin” una delle sue massime espressioni. Attualmente in scena al teatro San Carlo di Napoli, la produzione non ha tradito le aspettative di un pubblico esigente e preparato.

Tratto dall’opera in versi “Eugenij Onegin” di Aleksandr Puskin, romanzo dallo stile assolutamente innovativo che segnò una svolta nella storia della letteratura russa del XIX secolo, il balletto “Onegin” è stato rappresentato per la prima volta a Stoccarda nel 1969. Creato da John Cranko, è entrato nel repertorio della danza classica come uno degli esempi più riusciti di balletto drammatico, tanto da essere definito il capolavoro del grande coreografo sudafricano. Le musiche, arrangiate dal direttore d’orchestra Heinz Stolke, sono brani di Tchaikovskji di provenienza varia, nessuna tratta dall’omonima opera lirica.

La trama del romanzo è la storia di uno spreco, di un amore mancato, un lieto fine negato, diventato poi modello del grande romanzo realistico russo, un classico sempre attuale. Il personaggio principale dà il titolo all’opera che nei suoi otto capitoli narra le vicissitudini di un tipico dandy dell’impero zarista, scettico e disilluso, cinico e annoiato dalla sua vita oziosa. Viziato e vanesio ma solo apparentemente, perché in realtà il suo atteggiamento beffardo cela un profondo dolore esistenziale. Ricco giovin signore di città, in occasione di una vacanza nella sua tenuta di campagna conosce il poeta Lensky, romantico e idealista, fidanzato con Olga, che si dimostra subito gentile e generoso con lui e lo invita ad accompagnarlo ad un ricevimento a casa della fidanzata. Là Onegin incontra la sorella di Olga, la dolce e timida Tatiana, che si innamora a prima vista dell’affascinante sconosciuto, tanto da scrivergli una lettera in cui gli dichiara il suo amore. La sua notoria arroganza porta Onegin ad essere persino sgarbato con la ragazza; non solo strappa la lettera davanti a lei, ma comincia persino a flirtare con Olga, dando un grosso dispiacere sia a Tatiana che a Lensky. Quest’ultimo, visibilmente infastidito, lo sfida a duello nonostante le due donne lo supplichino di rinunciarvi e viene ucciso.

Alcuni anni dopo Onegin ad un ricevimento incontra Tatiana che nel frattempo ha sposato un principe ed è diventata un’elegante nobildonna di città. Il suo nuovo fascino provoca molti rimpianti a Onegin, che si rende conto dell’errore commesso quando la rifiutò e trova il modo di confessarle il suo amore sperando di poterla recuperare, ma è troppo tardi. Tatiana, sebbene in segreto sia ancora innamorata di lui, preferisce restare fedele a suo marito. Stavolta sarà lei a strappare la lettera che Eugenji, pentito, le aveva scritto e gli ordina di andarsene per sempre. Una personalità distruttiva quella di Onegin, che lo porta a rifiutare prima l’amore di Tatiana, poi l’amicizia sincera del fedele Lensky; un male di vivere insanabile che lo condanna all’eterna infelicità.

La trasposizione in balletto di questa drammatica storia d’amore al Teatro San Carlo ha seguito la coreografia originale ripresa da Reid Anderson e l’interpretazione è stata affidata alle étoiles, primi ballerini e corpo di ballo del Teatro senza ospiti esterni. In tre atti e sei quadri la produzione ha permesso di esaltare le peculiarità interpretative del corpo di ballo del massimo partenopeo nelle danze d’insieme, e dei protagonisti principali negli assoli e nei passi a due. La storia, unica per genialità narrativa unita ad introspezione psicologica, ha trovato in Claudia D’Antonio e Danilo Notaro due interpreti dalla straordinaria potenza espressiva. Le due étoiles, ormai coppia fissa sulla scena, sono riuscite a coniugare capacità tecnica e forza drammatica con grande eleganza. Notevole è lo struggente passo a due del terzo atto, in cui Tatiana rifiuta la proposta tardiva di Onegin pentito; il pubblico è riuscito a cogliere tutte le sfumature dei moti dell’animo della donna, combattuta tra ragione e sentimento, e dell’uomo, che si dispera per l’errore commesso. Per tutti i danzatori è un grosso banco di prova la coreografia di Cranko, famoso per aver creato i passi a due più difficili del repertorio classico; passaggi e lift molto complicati che Notaro ha affrontato con perizia e maturità artistica, valorizzando ulteriormente la grazia dei virtuosismi di una Claudia D’Antonio eterea, leggera e di un’intensità commovente. Altrettanto credibili Giorgia Pasini e Salvatore Manzo nei ruoli rispettivi di Olga e Lensky per la forza realistica della loro interpretazione. La variazione di Lensky è una delle più impegnative del repertorio per l’estremo controllo del corpo nelle fermate e nelle pause, unito all’afflato fondamentale nel momento in cui si sta preparando al duello con Onegin. Tutte le sue membra vibrano di coraggiosa determinazione che è di per sé presagio di tragedia.

I sontuosi e ricercati costumi e le scene di Elizabeth Dalton, riprodotti da Diana Eckermann e Steen Bjarke che ha curato anche il light design, hanno conferito allo spettacolo toni da opera lirica della migliore tradizione, offrendo agli spettatori estasiati quelle emozioni uniche tipiche del genere.

Serena Cirillo

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