Daniel Miguela lancia “Domani”: una ballata pop che accende la speranza in tempi incerti

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Dal 30 maggio 2025 è disponibile su tutte le piattaforme digitali e in radio Domani, il nuovo singolo di Daniel Meguela, un brano intenso che conferma la sua capacità di parlare al cuore senza filtri. Cantautore e narratore di emozioni, Daniel ha iniziato giovanissimo, vincendo a 11 anni un festival a Barcellona. Negli anni ’90 si è anche dedicato alla danza e ha collaborato con importanti artisti italiani, pubblicando brani anche come Daniel Ventura. Tra i suoi successi più noti ci sono Sarò Qui e MadreTerra (con Martina Colombari). Con l’album COMPOSTOUNICO, prodotto da Steve Lyon, ha raggiunto una maturità musicale che unisce sonorità moderne a testi profondi. Negli ultimi anni, attraverso canzoni socialmente impegnate, ha dato voce a un’umanità fragile ma resiliente. Con Domani ci invita a guardare oltre l’incertezza e a credere in un futuro di speranza.

Ciao Daniel, bentrovato al Corriere dello SpettacoloVoglio iniziare questo nostro incontro con un sentito complimento per il tuo nuovo singolo, “Domani”. È un brano che tocca le corde più intime dell’anima, intriso di delicatezza, emozione e verità. Riesce a parlare al cuore con semplicità e al tempo stesso con grande forza. Un pezzo che lascia il segno, perché racchiude un messaggio profondo, che fa riflettere ma sa anche donare speranza. Ci parli di questa canzone e del perché hai scelto proprio Domani come singolo da lanciare in questo momento?

Come sai, inizialmente avevo pensato a un altro brano, qualcosa di più leggero, adatto all’estate. Ma poi ho sentito il bisogno di fare una scelta di cuore. Guardando tutto quello che sta accadendo nel mondo, non riuscivo a rimanere indifferente. Sono sempre stato sensibile a ciò che vivono le persone, e così ho deciso di provare a dare un piccolo contributo, anche solo con una canzone. Domani nasce proprio da questo: dal desiderio di non restare in silenzio. Perché a volte, anche solo pochi minuti di silenzio, possono diventare complicità. Ogni bomba che cade spegne un sogno, e io mi sono chiesto: cosa posso fare? La mia risposta è stata questa canzone.L’unica cosa che sentivo di poter fare era usare la mia voce per provare a sensibilizzare, soprattutto i più giovani. Questo è un messaggio che mi sento di dare come uomo, come artista, ma soprattutto come padre.

Mi ha colpito molto il tuo messaggio “come padre”, non solo in quanto genitore, ma come uomo che custodisce dentro di sé il vero senso della paternità. Oggi più che mai abbiamo bisogno di riscoprire questo istinto: la paternità come responsabilità, guida e capacità di orientare lo sguardo verso il mondo. Essere padri non significa solo legami di sangue, ma prendersi cura, proteggere e accompagnare con piccoli gesti e parole. Credo sia un valore spesso dimenticato, ma che ora è urgente ritrovare. Con la tua sensibilità musicale e le parole che scegli, ci inviti a un ritorno a una paternità consapevole e aperta: consapevole perché costruisce un futuro di pace, aperta perché si lascia conquistare dall’amore per un mondo più giusto e umano. Solo l’amore per la pace può davvero trasformare il cuore degli uomini. Hai già avuto qualche riscontro su questo brano? Cosa ti hanno detto le persone che lo hanno ascoltato, e soprattutto: cosa ti stanno dicendo i giovani?

Sì, mi sono arrivati, soprattutto sui social, e sono felice perché tanti giovani mi hanno scritto – e continuano a scrivermi – facendomi i complimenti e dicendomi che comprendono il senso della canzone, che il messaggio arriva forte e chiaro. Allo stesso tempo sto ricevendo riscontri anche per quanto riguarda il videoclip, che ha superato il mezzo milione di visualizzazioni. Ne sono felice, non tanto per una soddisfazione personale o artistica, ma perché credo davvero che il messaggio stia arrivando, ed è questo che conta per me.

Sono mesi che ti seguo, ascolto la tua musica e le tue canzoni, e nei nostri scambi, nelle chiacchierate che abbiamo avuto, ho percepito in te una profonda sensibilità umana. È qualcosa che si avverte chiaramente nei tuoi brani, ma che emerge con la stessa intensità anche in questo nostro dialogo. Da dove nasce questa tua sensibilità umana?

Nasce tutto da quando ero bambino. Sono stato un bambino piuttosto solo e, proprio a causa di questa solitudine, ho imparato presto ad attivare il cuore e la mente. Mi guardavo intorno, cercando di capire ciò che mi circondava. Ero come una finestra aperta sul mondo: mi arrivava tutto, il bello ma anche – e forse soprattutto – il brutto. Quando sentivo il male, cercavo di comprenderne l’origine. Questa abitudine a dovermi prendere cura di me stesso, a farmi forza da solo, mi ha reso più sensibile. È da lì che nasce il mio amore per la musica. Per me è sempre stato – e continua a essere – uno strumento potente, capace di dare voce a quello che sentivo dentro. Così ho iniziato a scrivere canzoni, raccontando tutto ciò che vedevo fuori e tutto ciò che vivevo dentro, nel cuore.

 Quando hai iniziato a fare musica, hai fatto tutto da solo o c’è stato qualcuno che ti ha guidato fin dall’inizio?

Inizialmente sono stato un autodidatta. Ho iniziato a suonare il pianoforte all’età di sei anni. L’ho conosciuto per caso, a casa di una zia: ho visto quella meraviglia di tasti bianchi e neri e, senza pensarci troppo, ci ho poggiato sopra le mani — le mie piccole mani di bambino. È uscito un suono che mi ha folgorato. In quel momento ho sentito che quello era il mio posto. Da allora ho iniziato a suonare, a sperimentare, e con il tempo ho deciso di studiare seriamente: ho frequentato il conservatorio e ho continuato a imparare. A undici anni ho avuto anche la fortuna di partecipare a un concorso canoro in Spagna, che ho vinto. Da lì sono arrivati i primi contratti, e ho iniziato a capire che forse quella che era una passione poteva davvero diventare qualcosa di più. Ed eccomi qui, con questa passione che non mi ha mai lasciato, e che continua a guidarmi ancora oggi.

Devo dire che ci sarebbe tanto da dire o meglio fatti raccontare la tua vita e passione per la musica. Ma per abbreviare, con la consapevolezza che racconti nelle tue canzoni,  permettermi di dire che è bello da parte tua, aver fatto della sofferenza un punto per comunicare, per donare qualcosa. Inoltre, ti ammiro per la tua capacità di vivere a cuore aperto la tua sensibilità che non è fragilità, debolezza ma la vera forza, la natura di un vero artista e della saggezza umana. Proprio perché mi hai detto della tua sofferenza da bambino ma soprattutto per la tua forza di affrontarla, ti chiedo: Che consiglio daresti hai giovani (ma anche a chiunque) soffre per affrontare le proprio sofferenze? 

Per mia esperienza posso dire solo questo: resistete sempre, credete in voi stessi, sempre. Perché il viaggio che facciamo nella vita lo percorriamo con noi stessi, e inizia fin da quando siamo giovanissimi. Non dobbiamo avere paura, ma imparare a coltivare i nostri sogni, giorno dopo giorno, fino a trasformarli in realtà. Anche se questo percorso richiede fatica, dolore e tanto impegno. Io lo dico spesso anche a mio figlio — e non è una frase mia, ma la sento molto vera: “Non è importante la partenza o l’arrivo, ma il viaggio. Lo sviluppo del viaggio.” Bisogna credere in sé stessi, non arrendersi mai, perché ogni caduta porta con sé un insegnamento.vE posso dire di non aver mai avuto paura di andare avanti, di affrontare l’ignoto e soprattutto di affidarmi all’amore. Perché affidarsi proprio all’amore? Te lo spiego con il mio EP, che uscirà a settembre e che si intitola “L’amore mi trattiene”. Contiene sei brani, e racconta proprio questo: l’amore che ho incontrato lungo il mio viaggio mi ha trattenuto su questa terra, mi ha impedito di cadere, mi ha protetto da scelte sbagliate.È quell’amore che si ritrova, vivo, in tutte le mie canzoni.

 Bellissime e profonde parole. Allora, augurandoti una splendida estate, aspettiamo con emozione l’uscita del tuo EP. Nel frattempo ci godiamo Domani e tutti gli altri brani che hai già condiviso con il pubblico, che invito caldamente ad ascoltare e a seguirti con attenzione.
Grazie di cuore per questa bellissima chiacchierata.

Grazie a te, Giuseppe. Buona estate e un caro saluto a tutto il pubblico e alla redazione del Corriere dello Spettacolo.

Giuseppe Sanfilippo

 

 

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