Dal 2004, la compagnia musicale Ecovanavoce porta avanti una ricerca sonora che intreccia epoche e linguaggi, con uno sguardo originale e profondamente poetico. Fondata su una visione aperta e trasversale, Ecovanavoce esalta i legami che uniscono repertori apparentemente distanti, spaziando con naturalezza tra musica antica, tradizione popolare e composizioni contemporanee originali. I suoi progetti hanno partecipato ad importanti eventi nazionali e internazionali.
In occasione della prossima esibizione, in programma per il 29 giugno alle ore 21 al festival Attraversamenti, presso il Parco Archeologico dell’Appia Antica, abbiamo incontrato Fabio Lorenzi, compositore, musicista e anima creativa del progetto, per farci raccontare Controcore, il concerto-spettacolo firmato Ecovanavoce; e il viaggio artistico che lo accompagna da oltre vent’anni.
Ecovanavoce, un nome che sembra già una partitura e dà l’impressione di qualcosa che si perde e qualcosa che si salva. Da dove nasce e che cosa suggerisce la parola “vana”?
Ecovanavoce nasce dalla nostra passione per coniugare antico e moderno, recuperando voci e suoni che rischiano di andare perduti. Ci piace proporre ciò che è fragile ma prezioso, come un canto popolare o una melodia antica, con l’intento di farli rivivere. Tuttavia, crediamo che sia “vana” ogni riproposta che non entri in dialogo con il nostro tempo, che non si trasformi in una voce attuale. Non vogliamo essere soltanto un’eco del passato, che resterebbe una “vana voce”: il nome stesso racconta la nostra missione, ovvero fondere strumenti e tecniche del passato con un linguaggio contemporaneo. Un esempio è Controcore, un progetto in cui io e Paolo Fontana abbiamo scritto canzoni su versi di Mauro Marè e Vittorio Bodini, per mettere in relazione le loro emozioni con le nostre, nel presente.
Qual è l’esperienza più intima, o anche più inattesa, che hai vissuto in scena con Ecovanavoce?
Durante un concerto in un piccolo paese, mentre eseguivamo un brano antico, si è creato un silenzio speciale: il pubblico era completamente immerso nell’ascolto. Alla fine, una spettatrice ci ha confidato che quella musica le aveva fatto riaffiorare un canto della sua infanzia. È stato un momento intenso, quasi magico, come se avessimo sfiorato un ricordo profondo. Esperienze come questa dimostrano quanto la musica possa davvero unire le persone.
In che modo la lentezza e la contemplazione che richiede la musica antica possono essere una forma di resistenza contemporanea?
In un mondo che corre veloce, la musica antica ci invita a rallentare, ad ascoltare con attenzione. È una forma di resistenza alla frenesia quotidiana, un invito a ritrovare la calma. Con Ecovanavoce utilizziamo strumenti e tecniche del passato reinterpretati in chiave contemporanea, proprio per creare questo spazio di pausa e ascolto. Nel progetto Controcore, ad esempio, le poesie di Mauro Marè e Vittorio Bodini, accompagnate da un suono ispirato a Händel, offrono un momento di emozione autentica, in cui passato e presente si incontrano. Un’occasione per il pubblico di respirare, riflettere e lasciarsi attraversare dalla bellezza.
La musica antica spesso nasceva per uno scopo spirituale, sociale o rituale. Che tipo di funzione ritrovate o ricreate oggi in chi ascolta la vostra musica?
La nostra musica crea un momento di connessione profonda, quasi come un rito moderno. Studiamo la musica popolare con un approccio colto, alla ricerca di quell’emozione universale che supera il tempo e le generazioni. In Controcore, le poesie di Vittorio Bodini e Mauro Marè – cantate da Chiara Meschini e narrate da Luigi Giuliani – si intrecciano con i nostri strumenti, antichi e moderni, dando vita a un’esperienza che invita il pubblico a ridere, commuoversi, riflettere. È un momento condiviso, che unisce le persone e le fa sentire parte di qualcosa di autentico e vivo.
Quali sono i Maestri che ti hanno più ispirato?
Händel, con la sua musica potente e teatrale, è stato una guida importante, soprattutto nella creazione di Controcore. Hildegard von Bingen, con le sue melodie mistiche, mi ha insegnato a cercare la bellezza nelle profondità dell’animo. E poi ci sono i cantori popolari, con la loro energia istintiva e diretta, che mi hanno spinto a comporre una musica capace di parlare al cuore.
Tutto questo prende forma insieme a Paolo Fontana, anche attraverso i testi di Marè e Bodini, in un percorso che unisce ispirazioni diverse in un linguaggio emotivo e vivo.
Come descriveresti la tua esperienza ventennale come compositore per Teatri di Pietra?
Comporre per Teatri di Pietra è un’esperienza straordinaria. Lavorare in luoghi antichi, come gli anfiteatri romani o il Parco Archeologico dell’Appia Antica, significa creare musica che entra in dialogo con la storia, con lo spazio, con il tempo. In questi vent’anni ho imparato a costruire suoni che si fondono naturalmente con la scena, collaborando fianco a fianco con attori e registi. Vedere uno spettacolo prendere vita in questi luoghi, con il pubblico seduto sotto le stelle, è un’emozione che non smette mai di sorprendermi.
Che tipo di lavoro di ricerca è stato fatto per comporre le musiche di Controcore?
Controcore è il cuore di Ecovanavoce, un progetto che fonde antico e moderno. Io e Paolo Fontana abbiamo composto musiche originali su versi di Mauro Marè, caratterizzati da un raffinato sapore romanesco, affiancate da tre canzoni tratte da La luna dei Borboni di Vittorio Bodini, più liriche e intense. Ci siamo ispirati a Händel, studiando i suoi oratori per catturarne il suono teatrale, ma abbiamo scelto di utilizzare strumenti antichi, come la viola da gamba, che suono io, affiancata da Elena Iliev alla viola da gamba contralto, dal sax soprano di Carlo Travierso e dalla chitarra di Paolo Fontana. I testi sono interpretati dal canto di Chiara Meschini e narrati dalla potente voce di Luigi Giuliani. Abbiamo approfondito canti popolari romani e poesie del Sud Italia, per cogliere l’emozione pura che attraversa le opere di Marè e Bodini, rileggendo così la tradizione con un approccio colto. Le prove si sono trasformate in un vero laboratorio di idee, arricchito da improvvisazioni che hanno dato vita a un concerto vibrante e senza tempo.
Quando componi, senti di attraversare qualcosa – un tempo, un confine, una memoria?
Comporre per me è come viaggiare attraverso le epoche. Quando lavoro a Controcore con Paolo, mettendo in musica le poesie di Bodini e Marè, sento di dialogare non solo con loro, ma anche con Händel e con chi cantava secoli fa. Ecovanavoce cerca quell’emozione pura che unisce antico e moderno, e comporre significa attraversare questo confine, mescolando memorie personali e collettive. Ogni nota diventa così un passo in un tempo senza età.
Se la musica di oggi fosse una voce viva, che cosa penserebbe di noi?
Ci inviterebbe a rallentare e ad ascoltare con più attenzione. Ci vedrebbe sempre di corsa, ma saprebbe che abbiamo bisogno di lei per ritrovare emozioni vere. Ci inviterebbe a un concerto, a cantare, a muoverci insieme. Con Controcore, grazie alle voci di Chiara e Luigi e ai nostri strumenti, puntiamo proprio a questo: farvi sentire vivi attraverso le poesie di Marè e Bodini.
Cos’è, per te, la musica quando nessuno ascolta?
È un momento intimo, simile a quando compongo una melodia o sperimento con la viola da gamba. Un modo per esprimere ciò che sento, per sentirmi libero. Anche senza pubblico, la musica esiste comunque, come un respiro continuo, pronta a prendere vita non appena qualcuno deciderà di ascoltarla.
Livia Filippi