“In uscita dal 27 giugno il libro dell’attrice e scrittrice Yassmin Pucci “Non chiamatemi Principessa”, disponibile in tutte le librerie e su Amazon, per l’editore: Le lettere. E’ un viaggio di tre generazioni di donne, una famiglia reale, il percorso sinuoso tra le pieghe della vita di tre generazioni di donne che compongono una storia familiare unica e sconosciuta che è intessuta della storia recente dell’Iran. Attraverso lo sguardo dell’autrice e, soprattutto, attraverso le vite di
sua madre e di sua nonna – la principessa Ashraf Pahlavi, sorella dell’ultimo Shah (stiamo parlando di Mohammad Reza Pahlavi, n.1919 – m.1980, l’ultimo sovrano a detenere il titolo di Scià di Persia, secondo ed ultimo monarca della dinastia Pahlavi) – prende forma il ritratto intenso di due donne straordinarie. Donne che hanno lottato senza mai piegarsi, che hanno scelto la dignità e l’impegno, diventando guerriere prima ancora che principesse. Questo libro non è una favola. È una testimonianza autentica di lotta, emancipazione, amore e dolore. Un invito a riscoprire il valore della libertà e della scelta, oggi più urgente che mai.
La presentazione dell’opera è a cura di Farah Arvand, che con questo libro testimonia che la figlia ha capito perfettamente attraverso i suoi racconti, gli sguardi, le paure ciò che ha vissuto e che ha voluto trasmettere.
Non ha dunque rimpianti. Non ha fallito con lei e non c’è armonia più grande nel
suo cuore dopo questa consapevolezza. “Stiamo facendo entrare tutti nelle nostre vite,
o almeno parte delle nostre vite”, dice la Arvand. E prosegue: “È strano, ma è stata una grande terapia per me. Rivivere un Paese come il mio ricordandolo per come era, libero, allegro, multietnico non ha paragoni. Vorrei chiudere gli occhi e tornare lì… in quella sala da ballo mentre con lo Shah ballavamo sotto gli occhi di tutti, vorrei potergli dire “stai attento, o tutto precipiterà” come in effetti è accaduto. Il mio popolo si merita di tornare a brillare, tutte le donne si meritano la libertà di essere ciò che vogliono. Io lo sono stata, mia figlia lo è, sarà difficile se non impossibile arrestare ormai questo processo di ricostruzione, per fortuna. Non so se farò in tempo a vederlo, ma sono ottimista per un futuro migliore per questo nostro mondo così tanto messo a dura prova. Finché ci saranno donne come noi disposte a combattere per gli altri nulla è perduto.”
Farah Arvand è la figlia adottiva della principessa Ashraf, presunta data di nascita 26 ottobre 1937 a Teheran. Dice l’autrice Yassmin Pucci: “Il mio libro non è storico nè tanto meno politico, sono solo racconti personali che ho vissuto in prima persona e che mi sono stati raccontati da mia madre. La sua vita è tutta un mistero. Ci sono tante cose rimaste irrisolte che mia nonna purtroppo si è portata dietro senza darci la possibilità di capire. Credo che ognuno abbia diritto di sapere da dove provenga, le proprie origini, ma qui si parla di abusi di potere, di eredità, di verità scomode. Non mi è difficile intuire quali siano le ragioni per il quale abbiano negato a mia madre da sempre la possibilità di scoprire la verità su di lei.
Il libro è solo una piccola parte di verità, ci sarebbe così tanto da dire, e lo farò in un secondo libro probabilmente, molto più facilmente invece in una serie televisiva per il quale sto già trattando, una serie di stampo internazionale.” Nell’introduzione aggiunge la Pucci: “Spesso mi scontro con persone che non sanno distinguere l’Iran dagli altri Paesi del Medio Oriente o che ignorano che la Persia non è altro che l’attuale Iran. Ritengo che il vero male della nostra società sia l’ignoranza, intesa come l’ignorare determinate cose perché lontane da noi. Sono, invece, fermamente convinta che l’unica vera speranza per l’essere umano sia proprio la conoscenza. E di questo era fermamente convinta anche mia nonna materna, la principessa Ashraf Pahlavi. Sono fiera di appartenere a una generazione di donne che non hanno mai smesso di lottare per i propri diritti. In un Paese come l’Iran, tutto ciò non è mai stato scontato.
Mia nonna, sorella gemella dell’ultimo Shah di Persia, è stata una donna straordinaria. Cresciuta in una famiglia numerosa, le è stata negata la possibilità di studiare – a differenza dei fratelli maschi che frequentarono i migliori istituti, in particolare, lo stesso Shah studiò in Svizzera per intraprendere quel percorso che lo avrebbe portato a breve a salire sul trono: il cosiddetto trono del pavone. Proprio per questo, appena ne ebbe l’occasione, insieme a sua madre all’epoca regina madre e sua sorella Champs, convinse il fratello ad aprire le porte delle università anche alle donne. Non è corretto nei suoi confronti dire che “lo convinse”, perché mio zio era un uomo di ampie vedute, che credeva e voleva assolutamente l’emancipazione femminile e di tutto il suo Paese. Nella vita di mia nonna ci fu poi un’altra battaglia ancora più radicale della prima, perché di origine religiosa: non impose l’abolizione del velo, scelse di offrire alle donne la libertà di scelta. Perché – quello che anche oggi, in molti, continuano, erroneamente, ad apostrofare in maniera negativa – non voleva che fosse una imposizione. Voleva che le donne avessero la facoltà di avere libero arbitrio sulla propria persona senza compromettere il loro onore e la loro morale. «La possibilità di scegliere è la forma di libertà più grande», mi ripeteva sempre. La sua fu una grande iniziativa, soprattutto se si pensa ad oggi, a quello che è successo in quel terribile 16 settembre del 2022. Quando Mahsa Amini, una ragazza di ventidue anni, viene prelevata dalla polizia morale in Iran portata in questura, percossa e dopo tre giorni di coma muore. La sua colpa: quella di aver indossato “male” il velo. Dopo quest’evento sono iniziate le proteste del movimento “Donna, vita, libertà” (“Women, Life, Freedom”). Nonostante ciò, il regime islamico continua ad attaccare, massacrare donne, avvelenare le ragazze che frequentano le scuole. Hanno paura delle donne colte, della loro emancipazione, vogliono bloccare l’istruzione e ogni mezzo di comunicazione.
Le donne persiane in questa battaglia si distinguono per coraggio e per tenacia nel volersi riappropriare di un qualcosa che dovrebbe essere alla base di ogni civiltà: la libertà e la dignità. La verità è che in Iran si lotta da quarant’anni, non solo dal 2022.
Subito dopo la rivoluzione, il Paese si accorse di quale grande sbaglio aveva commesso facendo esiliare la mia famiglia. Lo Shah era un uomo buono, sensibile, sì sensibile anche alle donne, al bello in generale, e ne aveva rispetto. Nonostante le imposizioni e le regole di corte che gli impedirono di continuare ad amare il suo grande amore Soraya, per tutto il suo tempo se ne prese cura sempre nei limiti che gli venivano concessi. Lo sbaglio di mio zio fu uno solo, quello di non rendersi conto quanto il suo popolo ancora non fosse pronto alle riforme. Troppe persone erano ancora radicate alla religione e avevano paura di quel cambiamento, di affrontare un futuro che sarebbe stato, se solo glielo avessero permesso, di prosperità e libertà.
Lo Shah nel momento del bisogno è stato lasciato solo, emarginato dal mondo intero.
Tutti i presidenti che fino a pochi mesi prima erano alla corte di mio zio a banchettare e divertirsi complimentandosi con lui, nel momento in cui fu esiliato, gli girarono le spalle, e questo mia nonna non lo ha mai perdonato a nessuno. Rilasciò diverse interviste anche sul «New York Times» dove non le mandava a dire sul presidente Carter che non mosse un dito per aiutare il fratello. A mio zio è stato negato l’asilo politico da tutti tranne che dall’Egitto, e questo perché l’allora presidente Sadat gli rimase fedele, e diede allo Shah la possibilità di trascorrere i suoi ultimi giorni di vita al Cairo, dove oggi giace la sua tomba. Mia nonna avrebbe voluto essere seppellita accanto al fratello e noi della famiglia l’avremmo voluta accontentare, ma nel 2016 i vari attacchi terroristici non ce lo permisero e quindi oggi mia nonna riposa al cimitero di Monte Carlo dove ha passato i suoi ultimi anni di vita.
Questa del libro è solo una piccola premessa della storia che mi appartiene, una storia che tre anni fa ho iniziato a raccontare rileggendo i miei diari, iniziati dai tredici anni. La scrittura è sempre stata una compagna della mia vita. Questo libro nasce così: dal desiderio di raccontare le mie esperienze accanto a una donna che ho avuto la fortuna di avere come nonna, insieme alle esperienze di mia madre altra donna per cui nutro stima e rispetto. Queste due donne mi hanno trasmesso tanto dei loro valori e delle loro origini, da qui nasce il titolo del libro: ‘Non chiamatemi Principessa’. Mia madre e mia nonna non sono state donne comuni, hanno sempre lottato per i loro diritti e per quelli delle altre persone, non hanno mai chinato la testa, più che principesse sono state e sono delle guerriere e io, nel mio piccolo, provo a seguire il loro esempio. Sono cresciuta in Italia, dove mia madre ha voluto fami crescere, per darmi la possibilità di essere libera e istruita, questo è stato motivo di litigio con mia nonna, un litigio durato quattordici anni, lei voleva che crescessi con lei, esattamente come i miei cugini. Ma mia madre si oppose, sapeva cosa aveva passato accanto a lei e voleva che avessi un’istruzione europea. Nel libro racconto di tutta la sua esperienza da quando era bambina fino agli anni della rivoluzione. Una favola dai tanti lati oscuri. Sono tanti i punti interrogativi, le ingiustizie subite, gli affronti, i segreti che girano intorno alla figura di mia madre e per certi versi intorno a me. Questa è la mia verità, raccontata con sincerità. Non pretende di essere esaustiva, ma autentica. E spero che possa lasciare qualcosa a chi la leggerà.”
Cenni biografici di Yassmin Pucci: attrice di origini persiane nasce a Roma, studia recitazione alla New York University per poi passare alla The Lee Strasberg Institute, trascorrendo diversi anni a New York. Inizia con la classica gavetta partendo dal teatro per poi passare davanti alla telecamera. Si appassiona presto anche alla scrittura che la porta a scrivere varie sceneggiature e dirigere alcuni corti a sfondo sociale, contro il bullismo e violenza sulle donne, temi che stanno molto a cuore all’attrice tanto da farla diventare un’attivista dei diritti umani a tutti gli effetti. Lavora prevalentemente con produzioni straniere, girando vari film da protagonista in lingua inglese, tra la Germania, gli Stati Uniti e l’Italia. Tra i suoi ultimi film ‘Oro & Piombo’ (2019), un film di genere western, per la regìa di Emiliano Ferrera, presente su Amazon Prime Italia ma visibile in tutto il mondo, con il titolo inglese ‘The Duchtman’, sta spopolando soprattutto in Spagna e negli Stati Uniti. Un film che l’ha portata a vincere vari premi come miglior attrice, sia in Italia che all’estero. Nel 2025 sarà protagonista di un nuovo western che vede alla regìa per la prima volta l’attore e star internazionale Ronn Moss, che l’ha scelta per interpretare sua figlia. (Le riprese sono appena terminate, il titolo del film è ‘The Journey’, e si pensa già al sequel del film dal titolo provvisorio ‘The rejected’, di cui Yassmin è anche autrice). Sono tanti i progetti di serie e film che Yassmin sta portando avanti allargando la sua cerchia e team di lavoro. Amante dei film in costume il prossimo progetto è tratto da una storia vera sul brigantaggio dei castelli romani, storia di avventura, rivalsa, passione e mistero intrecciata con la storia francese sotto Napoleone, la co-produzione sarà infatti francese. Non dimentichiamo però le esperienze anche lontane dal mondo del genere western, come il film insieme ai simpaticissimi e bravissimi Lillo e Greg, ‘Gli idoli delle donne’ (2022) di Eros Puglielli. Il suo più grande impegno è nel cinema, anche se da poco ha terminato il suo libro sulla famiglia reale Persiana, sua nonna materna infatti è la ‘Principessa’ Ashraf Pahlavi sorella gemella dell’ultimo Shah di Persia. Per via della sua storia familiare sono usciti vari articoli che raccontano come l’attrice veda al momento la situazione nel suo Paese di origine, e della sofferenza per essere stata esiliata nel ‘79 con tutta la sua famiglia. A seguito degli ultimi terribili eventi in Iran, Yassmin sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione prestando la sua voce a tutte le donne iraniane che con coraggio si battono per la loro libertà. Ha partecipato ultimamente a vari eventi cinematografici dove ha ricevuto vari premi per la sua carriera di attrice approfittando dell’occasione per riportare l’attenzione sul suo paese di origine e presenzia con piacere a tutte le trasmissioni televisive o festivaliere a cui viene invitata per parlare dell’Iran e per sostenere sempre le donne di tutto il mondo.”
Bruno Grillo