Con il Llibre Vermell de Montserrat si è inaugurato il prezioso Festival tra Sacro e Sacro Monte, giunto felicemente alla XVI edizione. Uno dei più importanti lasciti dell’arte musicale medievale – il Llibre Vermell de Montserrat – è un manoscritto compilato, sembra verso la fine del XIV secolo (ma forse di ancor più antiche origini), che deriva il nome dal Monastero di Montserrat, nelle vicinanze di Barcellona, dove tuttora si conserva. Uno dei pochi esempi sopravvissuti al saccheggio e al fuoco appiccato dalla barbarie dell’orda napoleonica in quella famosa meta di pellegrinaggio che custodiva il patrimonio musicale medioevale. Il Llibre Vermell (per la rilegatura rossa ottocentesca) è una collezione di canti e altro contenuto liturgico, con lo scopo di intrattenere i pellegrini con melodie e danze: i canti – anonimi – sono in catalano, occitano e latino. Il regista Andrea Chiodi per questa Produzione LAC Lugano Arte e Cultura e Conservatorio della Svizzera Italiana, sceglie la forma di mise en espace in un luogo particolare di grazia come il Sacro Monte, reinterpretando in forma di congrua attualità uno spettacolo evocativo tra contemporaneo e antico, nell’intenzione di favorire un percorso spirituale che spinga oltre il quotidiano e la limitatezza del contingente: il cammino del Giubileo, che chiede di superare alcuni confini, non solamente mutando luogo, ma trasformando noi, riscoprendo l’eterna attualità del mistero. La serata interseca, ai canti del Llibre Vermell eseguiti dal Coro di voci bianche, testi di Alda Merini interpretati da una delle migliori attrici sulla scena italiana, Arianna Scommegna. Versi della Merini che grondano stupita meraviglia, sciabordanti un’intensità amorosa per il divino che si fa quasi fiammeggiante. La figura di Maria per Alda Merini è una creatura che spande luce, ma tangibilmente di carne, smarrita ma pur travolta dall’innamoramento per il suo Dio. Potrebbe sembrare un testo religioso, che invece facilmente si declina e interpreta su un orizzonte più umano. La brava attrice milanese s’immedesima e cala con profonda intensità nel personaggio che è chiamata a vivere, e lo rende con un’espressività che pesa e stampa nel cuore quei versi, pienamente evocativa: “Gli angeli sono i pensieri di Dio”. La Scommegna si piazza, in umile aspettazione, nel riquadro della porta che spazia sul cielo, dell’ambulacro della XIV Cappella, evocando lo stupore di Maria dell’Annunciazione di Recanati di Lorenzo Lotto. Prepotente si fa il suo dire, inginocchiata ai piedi dei gradini, TU SEI: il canto del mio mattino. Fa percepire che la Fede è una mano che ti riempie le viscere, facendo di Maria una donna vibrante, tenera, pronta ad accettare, pur spaventata nel suo umile turbamento. E dice il suo Fiat, non sapendo che stava baciando la bocca della morte, vera crocifissione amorosa. Che intensità d’interpretazione nel rendere il guerreggiare con il demonio e l’apertura di un varco di speranza, per noi umani! Si asside, dignitosa e impassibile ante “tabula sonora” per ergersi, in impeto statuario, a tener testa al suo Dio. Si commuove alfine la Scommegna, intimamente partecipe e compenetrata nel testo: Colei che ama e muore d’amore. Il Coro di voci bianche Clairière del Conservatorio della Svizzera italiana, diretto da Brunella Clerici, inizia con O Virgo splendens, piedi nudi a incastonarsi nello spazio, voci suscitative di altera dimensione temporale. Apparsa in cielo, alle prime ombre della sera, una luna benedicente, evocazione di Maria evocata dal canto delle voci angelicate. E così generose e puntuali, completano il resto delle melodie del Llibre. Impagabile il momento in cui due giovani soliste, già ben caratterizzate nel timbro sopranile e mezzosopranile e di sicura impostazione di voce, si esibiscono in Splendens ceptigera. Dopo aver eseguito un brano a bocca chiusa, termina la serata una puera cantora con il suo canto lieve. Al termine la direttrice del Coro coinvolge anche il pubblico a cantare, qual bis, Ad mortem festinamus peccare desistamus. La parte dell’accompagnamento musicale era affidata al Trio Niton: Zeno Gabaglio, violoncello elettrico, Luca Xelius Martegani, sintetizzatori analogici, Enrico Mangione, oggetti amplificati dalla precipua caratteristica di fondere elementi acustici ed elettronici a generare avvolgenti sonorità fra l’antico e quelle ancora a venire, ma che meglio si definiscono atemporali, capaci di creare una percezione sensoriale che accomuna con il trascendente e allo spirituale in senso lato. I movimenti di scena erano di Simona Gonella. Successo caloroso da parte di un pubblico attento e motivato. Arianna Scommegna, sempre stupefatta della reazione che suscita in ogni suo spettacolo, svela ancora una volta la pura anima d’interprete. Festival tra Sacro e Sacro Monte, alla Cappella XIV del Sacro Monte di Varese.
gF. Previtali