Ci sono melodie che parlano un linguaggio diretto e sincero, che ci avvolgono delicatamente e ci fanno sentire meno soli. Questo è l’effetto della musica di Lorenz Simonetti.
La sua musica, parla un linguaggio sincero, e per questo risulta vera e autentica. A soli vent’anni, è già uno dei volti più amati della nuova scena pop italiana, con oltre 126.000 follower su Instagram, 730.000 su TikTok e 634.000 su YouTube. Ma dietro ai numeri c’è un ragazzo che ha saputo conquistare il pubblico condividendo i suoi valori attraverso un linguaggio onesto e autentico.
Ha costruito con il suo pubblico un legame credibile, condividendo emozioni, esperienze e valori. Ed è per questo che il pubblico lo ama e lo segue con passione, sia ai concerti che sui social, creando un legame continuo, quasi familiare, fatto di confidenze e confronti su temi che riguardano la vita di ognuno di noi.
Dopo l’incredibile successo del singolo “Irraggiungibile” – oltre 3 milioni di visualizzazioni- Lorenz torna con un nuovo brano: “Paracadute” disponibile dal 4 giugno per MTmusic. “Paracadute” è un brano delicato ed intenso che sfiora la nostra pelle e ci fa conoscere il sottile equilibrio tra l’amore e la paura. Parla del bisogno, o della necessità di fidarsi, di lasciarsi andare, ma anche il terrore di farlo senza una persona a cui aggrapparsi nei momenti difficili.
“Senza te sono senza paracadute” è il verso ricorrente, che resta impresso, e che ci invita a riflettere e ad accettare le nostre debolezze per trasformarle in coraggio. Avere la voglia di confrontarsi e fondersi con l’altra persona, di diventare parte di lei. Ma anche la consapevolezza, che durante il percorso, si può perdere qualcosa e a volte sentirsi soli e senza fiato. Il messaggio che Lorenz vuole far emergere dal brano è chiaro: nella caduta bisogna resistere, sperare al meglio, e restare in piedi. La vita è un “Paracadute” nella quale bisogna sempre trovare un modo per atterrare senza farsi troppo male.
INTERVISTA A LORENZ SIMONETTI: “CONTINUARE A SCEGLIERE”
Il tuo nuovo singolo Paracadute parla della difficoltà di lasciarsi andare quando manca chi ci protegge. Che tipo di emozioni ti hanno spinto a scriverlo? E secondo te il pubblico ha colto davvero quello che volevi comunicare?
“Il pezzo nasce da un’esperienza che ho vissuto in prima persona durante una relazione. Questo mi ha permesso non solo di confrontarmi con me stesso, ma anche di capire che le sensazioni che provavo erano le stesse di molte persone che mi seguono. A volte sono incredulo quando mi scrivono raccontando di vivere situazioni simili e di trovare conforto nelle mie parole. Questo mi rende felice, perché possiamo confrontarci sulle nostre fragilità, così da riconoscerle e provare a superarle insieme”.
L’affetto che il pubblico ha nei tuoi confronti è incredibile, sembra davvero che ci sia una sintonia fortissima tra voi. Te ne rendi conto?
“Sì, e devo dire che ne sono davvero orgoglioso. Il rapporto con il pubblico è il vero metro con cui misuro il percorso che sto costruendo. Ho cercato di creare uno storytelling che unisca musica e social in modo naturale, usando un linguaggio semplice, diretto e autentico. Cerco sempre di trasmettere ciò che provo con sincerità, senza filtri. Non ho paura di mostrare le mie emozioni, anche quelle più fragili, e credo che sia proprio questo a colpire le persone: si ritrovano in quello che dico. Parlo e vivo come tutti, e penso che questo renda il mio messaggio ancora più vicino e umano.”
Sei nato a Reggio Emilia: quanto ti senti legato alle tue radici? Cosa ti porti dietro dell’essere emiliano, sia nella vita che nella musica?
“Mi porto dentro molto dell’Emilia, una terra ambiziosa e tenace. Non credo però che si tratti solo di appartenenza a un territorio, anche se ovviamente non rinnego le mie origini, a cui sono profondamente legato. L’Emilia mi ha insegnato una semplicità di linguaggio che arriva dritta al cuore delle persone, ma la mia esperienza si è costruita soprattutto attraverso gli incontri. Non avrei mai immaginato di visitare così tanti posti, confrontarmi con tante persone e scoprire culture diverse. Credo che tutto questo mi abbia aiutato a crescere. Imparare non solo dalle persone, ma anche dai luoghi e dai momenti che ti restano dentro, mi ha dato una visione più aperta della vita. Così riesco a capire meglio le emozioni, che non sono più solo ‘personali’, ma diventano ‘universali’, e per questo più facili da comprendere per tutti.”
Sei molto giovane, ma il tuo modo di scrivere è maturo, profondo e pieno di emozioni. Quanto c’è di autobiografico nei tuoi testi? Ti ispiri più alla tua vita o anche a ciò che ti succede attorno?
“Nei miei testi c’è sempre una parte di me. A volte sono esperienze che ho vissuto in prima persona, altre volte sono emozioni che ho assimilato osservando quello che mi circonda. Mi capita spesso di scrivere partendo da qualcosa che ho dentro e poi, scrivendo, capisco che quella sensazione non è solo mia, ma appartiene anche ad altri. È questo che mi spinge a raccontarmi: sapere che, in qualche modo, quello che provo può aiutare qualcuno a sentirsi meno solo. La scrittura per me è istintiva, non mi siedo mai a tavolino con l’idea di costruire qualcosa. Arriva, e quando arriva cerco solo di essere onesto”.
Irraggiungibile ha superato i 3 milioni di visualizzazioni: quindi sei riuscito a “raggiungere” quello che prima ti sembrava lontano?
“No Max, ti dico la verità: non credo di aver ancora raggiunto davvero quello che cercavo. Per me la vita è un percorso continuo, è – continuare a crescere. Ogni giorno è una sfida, e non sai mai cosa può succedere. Sono molto legato a quel brano, perché mi ha fatto incontrare persone che oggi mi stanno vicino, che mi hanno supportato e accompagnato in questo cammino. Ed oggi lo vedo un po’ come il primo gradino di una scala. E a volte, prima di salire, ti fermi e ti chiedi: Lo faccio davvero? Salgo?
E poi cosa fai prosegui?
Sì, perché in quel momento succede qualcosa, dentro o fuori, che ti spinge a farlo.
Dalle tue parole si comprende che hai la consapevolezza di non fermarti più?
“Esatto, sono esattamente così. Quando si intraprende un percorso bisogna avere il coraggio di portarlo fino in fondo. Non possiamo sapere cosa succederà lungo la strada, ma dobbiamo essere pronti a tutto. Serve costanza, la voglia di dare sempre il meglio e, soprattutto, la capacità di ascoltarsi con onestà. Se resti fedele a te stesso e lavori con impegno, i risultati – prima o poi – arrivano”.
Quindi possiamo dire che ti ha cambiato la vita?
“Sì, quel brano ha segnato una svolta. Ha deciso le sorti del mio percorso, perché mi ha permesso di far diventare la musica un vero lavoro. Dopo il successo di ‘irraggiungibile” ho acquisito una maggiore consapevolezza, iniziando a credere più profondamente in me stesso, nelle mie capacità e nel percorso che ho scelto.”
C’è una persona in particolare a cui ti senti di dire grazie?
“Se devo essere sincero, il primo grazie lo devo a me stesso. Perché ho sempre creduto in quello che facevo, anche nei momenti più difficili – e ce ne sono stati tanti nei quali ho avuto anche la voglia di abbandonare. Però sono forte e questo mi ha permesso di continuare. Ho affrontato tutto con coraggio, senza mai mollare, e oggi posso dire di essere fiero del percorso fatto fino a questo momento. Un ringraziamento speciale va anche a tutte le persone che mi stanno accompagnando in questo cammino, che credono in me e mi supportano ogni giorno come la mia famiglia e la mia manager Mary Tondato che mi accompagna in questo fantastico percorso. Poi un grazie particolare devo farlo a Fausto Cogliati, che per me ha rappresentato tanto. È stato il primo, insieme a Mary, a credere davvero in me mi ha seguito fin dagli inizi, ha contribuito a creare il sound che mi identifica e, soprattutto, mi ha fatto crescere come persona. La sua perdita è qualcosa che ci ha segnato profondamente, ma ciò che mi ha lasciato continuerà a vivere nella mia musica”.
Solo, Irraggiungibile, Paracadute sono canzoni che nascondono una vena malinconica. Vuol dire che fa parte di te? Cosa ti rende malinconico?
“Sì, è vero. C’è una malinconia di fondo che ritorna spesso nei miei brani. Ma non la vedo come qualcosa di negativo, anzi. Mi permette di trasformarla in qualcosa attraverso cui esprimere ciò che, a volte, è difficile dire a voce.
È quella parte più profonda di me che non voglio nascondere, ma mostrare. Perché credo che, condividendola, qualcuno possa rivedersi in quelle emozioni e capire che, anche quando sembra tutto buio, si può andare avanti. E superarla.”
Come fai a mantenere questa autenticità? Ti permette di superare le tue vulnerabilità
Caratterialmente sono una persona molto positiva. A volte sbaglio proprio per questo, perché tendo a esserlo con tutti, anche quando magari dovrei proteggermi un po’ di più.
Io mi mostro per quello che sono, senza filtri. Non indosso maschere. Ma questo non significa che non abbia fragilità—anzi, dentro di me porto tante vulnerabilità. Sono quelle che mi hanno formato, che mi hanno insegnato a guardarmi dentro e a non avere paura di sentire. Non voglio sembrare perfetto, voglio sembrare vero. E forse è proprio questo che arriva a chi mi ascolta.
C’è qualcosa, in questo tuo percorso, che faresti diversamente? O qualcosa che non rifaresti?
“No, rifarei tutto. È una frase scontata ma le cose negative e quelle positive di formano e ti fanno diventare quello che sei. Ogni scelta, ogni passo, anche gli errori. Perché tutto quello che ho fatto mi ha portato fin qui, mi ha permesso di diventare la persona e l’artista che sono oggi. Le difficoltà mi hanno insegnato a non mollare, i momenti belli mi hanno dato la spinta per andare avanti.
Non rinnego nulla, perché ogni esperienza, anche la più dura, ha lasciato qualcosa che mi ha fatto crescere.”
Guardando avanti: hai dei progetti futuri importanti, magari anche l’idea di partecipare a Sanremo?
“Magari! Se mi dicessi “andiamo a Sanremo”, correrei subito. Sarebbe un passo importante per la mia carriera.
Oggi, in Italia, Sanremo è ancora considerato da molti un palco fondamentale per la crescita di un artista. È un’occasione unica per mettersi in gioco, farsi conoscere e raccontarsi davanti a un pubblico vastissimo. In ogni caso i progetti per il futuro sono tanti: concerti, nuovi brani sia nel cassetto che già in definizione e tante nuove idee per coinvolgere il mio pubblico.
Tu sei stato sul palco di Sanremo?
“Sì e sono riuscito anche a cantare! Un’emozione unica. Grazie all’evento ‘The Look of the Year’ ho portato i brani ‘Irraggiungibile’ e ‘Non mi fiderò’, ed è stata un’esperienza che ho sempre nel mio cuore.
Che sensazioni hai provato?
A dirti la verità Max, avevo le mani che mi tremavano dall’emozione, ma quando ho visto il calore del pubblico, la paura è svanita e la performance è stata bellissima. È stato magico”.
Questa è una mia curiosità. Dopo che hai avuto successo hai cambiato abitudini, vita con i tuoi amici è cambiato qualcosa?
Assolutamente. Sono la stessa persona di quando ho iniziato. In fondo, faccio quello che fanno tutti i giovani e sono felice di poter condividere questi momenti con i miei amici. Anzi, loro si sono davvero gasati quando ho realizzato i brani e mi hanno sempre sostenuto e questo mi ha fatto tanto piacere. Avere intorno persone così è una fortuna enorme, perché ti spingono a credere sempre di più in te stesso e nel tuo percorso.
Lorenz, l’ultima domanda è un rito per tutti gli artisti: se ti trovassi di fronte al Lorenz dei primi tempi, cosa gli diresti?
È una domanda particolare. Sai Max, se chiudo gli occhi e ripenso a quando componevo a casa mia e vedermi oggi sento che ho fatto tanta strada. Ho capito che il percorso intrapreso è stato duro ma al tempo stesso piacevole. Io sono una persona caparbia per me i due verbi più importanti al mondo sono continuare e scegliere.
In sostanza può essere il tuo motto?
Praticamente! Se hai la possibilità di scegliere, puoi fare quello che vuoi. E se scegli di continuare, allora quel “fare” dura per sempre.
Dovrei tatuarmi queste due parole. Anche se al momento non sono ancora convinto di farmi un tatuaggio, perché non mi piacciono molto, credo al tempo stesso che questa frase dovrebbe essere impressa sulla mia pelle perché mi ha permesso di arrivare fin qui.
Grazie Lorenz è stato un piacere.
Grazie a te Max e un saluto ai lettori del Corriere dello Spettacolo.
Finita l’intervista, mi avvio verso l’auto. Nella mente mi risuonano le parole e le note di “Irraggiungibile,” “Solo,” “Paracadute”. Queste non sono solo canzoni, ma frammenti di vita, esperienze autentiche che raccontano paure, speranze e quella forza interiore che spinge a continuare a crescere.
Mi rendo conto che, nonostante la sua giovane età, Lorenz Simonetti ha un modo di scrivere che riflette profondamente il vissuto che ha accumulato nel tempo. I valori autentici che la sua famiglia gli ha trasmesso e quella genuinità che rende la sua musica così vera, capace di arrivare dritta al cuore di chi l’ascolta.
La parola che mi viene in mente è AUTENTICO.
Max Cavallo


