Paolo Proietti Mancini vince il premio letterario al femminile “Le parole di Lavinia” con “Kintsugi-donne riparate”

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PAOLO PROIETTI MANCINI VINCE IL PREMIO LETTERARIO AL FEMMINILE “LE PAROLE DI LAVINIA” CON “KINTSUGI-DONNE RIPARATE”

A cura di Ilaria Solazzo

Paolo Proietti Mancini vince il “Premio Speciale Racconti” della VI Edizione del Premio Letterario
“Le Parole di Lavinia” con Kintsugi – Donne riparate.

È Paolo Proietti Mancini il vincitore del “Premio Speciale Racconti“della VI Edizione del Premio Letterario “Le Parole di Lavinia”, con l’intenso e toccante libro “Kintsugi – Donne riparate”, un’opera che ha saputo distinguersi per profondità, sensibilità e straordinaria capacità narrativa.

Organizzato dall’associazione culturale Femininum Ingenium, da sempre impegnata a promuovere la letteratura al femminile e a dare spazio alle voci che raccontano l’universo delle donne, il Premio rappresenta oggi un importante punto di riferimento nel panorama culturale italiano.

Il titolo dell’opera, “Kintsugi-Donne riparate”, richiama l’antica arte giapponese di riparare la ceramica rotta con l’oro, metafora potente e delicata che ben incarna lo spirito del libro: donne ferite che trovano la forza di ricomporsi, trasformando le cicatrici in bellezza.

«Essere premiato con Kintsugi – Donne riparate in un concorso letterario al femminile, organizzato
da un’associazione di donne come Femininum Ingenium, non è per me solo un riconoscimento: è un onore che porto nel cuore», ha dichiarato l’autore, visibilmente emozionato durante la cerimonia di premiazione. «Questo premio è dedicato a tutte le donne che mi
hanno ispirato, accompagnato, sostenuto e insegnato il senso più autentico della vita: alle madri, alle mogli, alle sorelle, alle amiche. Alle donne ferite che hanno saputo ricostruirsi».

Un’opera che ha saputo dare voce alle storie spesso taciute, rendendo omaggio al coraggio femminile con uno stile elegante e autentico. La giuria ha elogiato Kintsugi – Donne riparate per la sua capacità di raccontare con empatia e rispetto la complessità dell’identità femminile, in tutte le sue sfumature.

Il riconoscimento a Paolo Proietti Mancini segna un momento significativo nella storia del Premio “Le Parole di Lavinia”, confermando quanto sia fondamentale aprire spazi di narrazione in cui anche le voci maschili possano contribuire alla costruzione di un dialogo profondo e rispettoso sul mondo delle donne.

L’opera è disponibile su Amazon al link bit.ly/KintsugiDonneRiparate, ed è già al centro di numerose
conversazioni letterarie per il suo messaggio universale di resilienza, bellezza e rinascita.

Intervista a Paolo Proietti Mancini Vincitore della VI Edizione del Premio Letterario “Le Parole
di Lavinia” con “Kintsugi – Donne riparate”.

Innanzitutto, complimenti per questo importante riconoscimento. Come ha accolto la notizia della
vittoria del Premio “Le Parole di Lavinia”?

La ringrazio. Devo dire che è stata un’emozione intensa e inaspettata. Essere scelto in un contesto
così ricco di voci autentiche, in un premio dedicato al mondo femminile, è stato per me motivo di profondo orgoglio e anche di grande responsabilità.

Il titolo del suo libro, Kintsugi – Donne riparate, è molto evocativo. Perché ha scelto proprio questa immagine?

Il kintsugi è l’arte giapponese di riparare le ceramiche rotte con l’oro, trasformando la frattura
in un punto di forza e bellezza. Mi è sembrata la metafora perfetta per raccontare le storie di donne che, nonostante le ferite, hanno trovato la forza di rialzarsi e ricomporsi, spesso diventando ancora più forti e luminose.

Come è nato questo libro? Da quale esigenza narrativa o personale?

È nato da un ascolto profondo. Negli anni, ho avuto la fortuna – e a volte il dolore – di ascoltare
testimonianze di donne straordinarie: madri, amiche, compagne, colleghe. Ho sentito il bisogno di dare voce a quelle storie, di restituire dignità e luce a esperienze spesso taciute o banalizzate.

Scrivere di donne, da uomo, in un concorso al femminile: si è sentito “ospite” o parte?

Mi sono sentito prima di tutto un ascoltatore. Credo che il mio ruolo, in questo caso, non fosse
quello di spiegare o interpretare il femminile, ma di mettermi al servizio delle storie. Mi sono avvicinato con umiltà, sapendo che questo spazio era stato costruito da donne per valorizzare le donne. Essere accolto è stato un onore.

Quale delle storie presenti nel libro le è rimasta più nel cuore?

Difficile scegliere, sono tutte figlie dello stesso desiderio di verità. Ecco, se proprio devo scegliere un racconto a cui sono maggiormente legato, allora dico “Il sogno di Gianni e Kanako” in quanto la ricostruzione della propria vita è reciproca tra i due protagonisti. La storia è ambientata a Tokyo, una megalopoli caotica e frenetica dove però è possibile trovarsi in luoghi di pace e serenità.

Quanto c’è di autobiografico, se c’è, in questo libro?

Non racconto la mia storia, ma c’è molto del mio sguardo, delle mie esperienze come uomo cresciuto
in mezzo a donne forti e complesse. C’è la mia educazione sentimentale, il mio modo di vivere le relazioni, il rispetto profondo per l’identità femminile.

Secondo Lei, la letteratura può ancora incidere sulla cultura del rispetto e della parità?

Assolutamente sì. La letteratura ha il potere di generare empatia, e l’empatia è il primo passo
verso il rispetto. Raccontare il dolore, la gioia, le lotte e i sogni delle donne significa contribuire a una narrazione che può cambiare mentalità, aprire occhi, far nascere consapevolezza.

Cosa significa per Lei aver ricevuto questo premio da un’associazione come Femininum Ingenium?

È un riconoscimento che va oltre la scrittura. È un segno di fiducia, un invito a continuare su questa strada. Essere premiato da un’associazione di donne, in un concorso che celebra il femminile, mi ha dato la conferma che il mio approccio è stato percepito con rispetto e autenticità.

Progetti futuri? Ha già in mente un nuovo libro?

Sì, sto lavorando a un nuovo progetto che riprende il concetto del kintsugi e dell’amore. Inoltre
ho quasi terminato il libro “L’estate della formica”, seguito naturale del mio precedente romanzo “L’estate della farfalla”.

Un’ultima domanda, ognuno dei suoi racconti è associato ad un brano musicale. Come mai questa scelta?

Ho sempre pensato che la musica sia il linguaggio universale delle emozioni. Ogni mio racconto nasce da un’immagine, da un vissuto, da una ferita o da una speranza, ma è la musica che riesce a dare un respiro più profondo a quelle parole.
Associare a ciascun racconto un brano musicale significa offrire al lettore una colonna sonora
interiore: un invito a entrare non solo nella mia scrittura, ma anche nel ritmo emotivo che l’ha generata. È un modo per rendere la lettura più immersiva, per trasformare la pagina in esperienza. E soprattutto
per ricordare che, come nella vita, anche nelle storie la musica può aiutarci a trovare la strada verso un lieto fine.

In un tempo in cui le parole sembrano spesso perdere peso, Kintsugi – Donne riparate ci ricorda che raccontare con rispetto può ancora essere un atto rivoluzionario. Paolo Proietti Mancini, con la sua penna delicata e sincera, entra in punta di piedi in un universo troppo spesso raccontato da fuori, riuscendo invece a far parlare le voci da dentro. Questo premio non è solo un riconoscimento letterario, ma il segno che il dialogo tra mondi, se mosso da ascolto autentico, può generare bellezza e consapevolezza. E forse, come nel kintsugi, proprio dalle fratture può nascere la forma più preziosa di arte.

Ilaria Solazzo

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