Di Stefano Duranti Poccetti
Voglio esprimere il mio personale punto di vista sul caso Beatrice Venezi, nominata direttrice musicale al Gran Teatro La Fenice di Venezia. Tante polemiche, che, come accade ormai nell’universo social, sono alimentate da una voglia di commentare qualunque cosa senza avere competenze e strumenti.
Partiamo dall’inizio. Ho conosciuto Beatrice Venezi, ho avuto modo di assistere a una sua esecuzione e l’ho anche intervistata. L’opera da me recensita era una Turandot andata in scena al Festival Puccini nel 2016. All’epoca Beatrice era una giovanissima direttrice (la chiamo così, anche se lei preferirebbe la parola “direttore”) di ottime speranze. A me la sua interpretazione piacque e la recensii positivamente, per me si trattava realmente di un’ottima emergente alla direzione.
Il problema è che poi la bacchetta non è stata la sua unica priorità, tra comparsate televisive, pubblicità, politica… forse ha perso di vista ciò che invece non andava perso di vista, forse avrebbe dovuto continuare a concentrarsi soltanto sulla direzione.
Il curriculum di Beatrice è ottimo per una musicista della sua età, ma, è vero, non è, perlomeno ancora, adatto per una istituzione come quella della Fenice di Venezia. A un occhio non esperto la sua carriera potrebbe sembrare inarrivabile, ma a un occhio più attento risulta chiaro che manca di quelle essenziali esperienze per ricoprire un ruolo simile, dato che non hai mai diretto nei più importanti teatri operistici – anche Diego Matheuz quando fu eletto per lo stesso ruolo era giovanissimo, ma, oltre a essere il pupillo di Abbado, aveva maturato già queste competenze.
Tutti i trecento lavoratori della Fenice, oltre tutti i membri dell’orchestra e del coro, si sono ribellati a questa candidatura e sostegno è arrivato dai sindacati dei più emblematici enti lirici italiani, quindi tra i più importanti a livello internazionale (non sono tutti di sinistra e ovviamente non sono incompetenti in materia). È inoltre impensabile fare una nomina del genere senza prima essersi confrontati con l’orchestra; è stata quindi una nomina venuta dall’alto con modalità ambigue, che appare quale direttiva senza possibilità di confronto.
Insomma, anche se la ci si vuole trovare, qui di politica non c’è niente e lo dico da persona più di destra che di sinistra, conoscitore dell’opera, appassionato di opera, patrimonio da salvaguardare.
Come al solito in questo periodo storico non ci sono mezze misure, si passa dall’idolatria all’odio, senza pensare che coinvolte ci sono persone e come tali vanno rispettate.
Rivolgendomi a Beatrice, le direi: “Fai la scelta che vuoi, ma credo che dovresti rinunciare alla nomina e continuare il tuo percorso. Sei ancora giovane e puoi tagliare tanti traguardi, ricordati solo di mettere la bacchetta al primo posto.”

