Sara, oltre lo scatto: l’arte di trasformare l’immagine in sé

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Ci sono donne che vivono la vita come un viaggio lineare, e donne che invece affrontano più esistenze dentro lo stesso percorso. Sara, 40 anni, senza ombra di dubbio, appartiene a questa seconda categoria. Madre di due splendidi gemelli, ha fatto della comunicazione, delle relazioni e della creatività il suo terreno fertile. Come sempre in queste storie, oltre l’immagine c’è molto di più. Ha conosciuto il dolore, ma anche la resilienza, e da questo intreccio è rinata più forte e consapevole. La fotografia, l’arte e i social sono per lei strumenti di esplorazione e libertà, non di semplice apparenza. La sua storia, il suo presente e i suoi sogni futuri con autenticità, rappresentano il desiderio di ispirare chi la incontra.

Sara, partiamo da te: chi sei e qual è il percorso che ti ha portata fin qui?

Nella vita mi occupo di comunicazione, vendite, customer service, immagine e sociologia: ambiti diversi ma uniti da un filo comune, l’interesse per le persone e le relazioni. Mi sono laureata in comunicazione interculturale e multimediale, un percorso che mi ha permesso di unire la mia passione per l’analisi sociale con quella per la creatività. Ma al di là degli studi e del lavoro, il mio ruolo più importante resta quello di madre: ho due gemelli che sono la mia più grande fonte di energia e ispirazione.

Come nasce il tuo rapporto con la fotografia?

Nasce da bambina. Sono sempre stata vanitosa, e soprattutto consapevole di esserlo. È un aspetto umano che spesso si fatica ad accettare, ma io l’ho sempre riconosciuto. Solo da adulta, però, ho trovato il coraggio di mettermi davvero in gioco: oggi mi piaccio molto più di ieri. La fotografia è diventata per me un’avventura che vivo con entusiasmo, conoscendo professionisti interessanti e vivendo belle esperienze. Non voglio più privarmi di nulla: scelgo solo ciò che mi rende felice.

E a livello artistico, cosa significa per te scattare?

Scattare mi rende nuda, e non è solo una metafora: a volte lo sono davvero. Ma soprattutto mi fa sentire libera e profondamente me stessa. Non so ancora dove mi porterà questo percorso, non amo pianificare troppo a lungo termine: preferisco vivere giorno per giorno. Ho però alcune idee in cantiere che spero di trasformare presto in progetti concreti.

Da dove nasce la tua passione per la fotografia?

È legata alla mia passione per le arti grafiche, visive e in generale per tutto ciò che è artistico. L’idea di poter fermare il tempo in uno scatto, di imprigionarlo per sempre, è poetica e mi affascina molto. Sono sempre stata una fruitrice, senza corsi tecnici: immortalo momenti, paesaggi, persone care, attimi di vita. Di solito ero io a fotografare, raramente la protagonista. Forse è per questo che ho scelto di dedicarmi anche a scatti professionali: per liberare la mia voglia di essere non solo osservatrice, ma anche soggetto.

Cos’è oggi, per te, la fotografia?

È una forma d’arte meravigliosa, al pari di tante altre. Ha il potere di imprigionare un attimo, uno sguardo, un’emozione e renderli immortali. Mi affascina anche l’estetica: luci, colori, profondità. Con me stessa sono autocritica, ma nel mondo vedo bellezza ovunque. Vorrei che tutti imparassero a farlo, perché troppo spesso ci concentriamo solo sul male, dimenticandoci di quanta bellezza ci circonda.

Che rapporto hai con i social?

Li considero uno specchio deformante: riflettono, amplificano, a volte confondono. Li uso come spunto e osservatorio delle relazioni contemporanee, che sono anche al centro del libro che sto scrivendo. Non mi sono mai definita influencer, perché ho sempre pensato che influenzare fosse una grande responsabilità. Ho passato anni a decostruire certezze e modelli che non mi appartenevano, per costruire un’identità davvero mia. Solo in età adulta sono diventata autodeterminata e sicura di me. Oggi forse inizio a sentirmi pronta anche a quel ruolo. Mi trovate su Instagram https://www.instagram.com/iamtheredmama/ e su TikTok https://www.tiktok.com/@starstarter23

Esiste un’immagine che ti rappresenta?

Non ho modelli a cui ispirarmi, se non me stessa. Credo che nessuno diventi davvero qualcuno seguendo le orme di un altro: ognuno deve trovare il proprio cammino. Amo la verità, la giustizia e l’arte in tutte le sue forme. Sono empatica e sensibile, ma anche resiliente: il dolore mi ha insegnato a costruire una corazza che oggi è parte della mia forza. Per diventare la donna che sono oggi sono passata attraverso una distruzione e poi una ricostruzione, una sorta di Rinascimento personale. Questo percorso mi fa sentire pronta, oggi, a poter essere ispirazionale.

Che rapporto hai con il mondo dello spettacolo?

È iniziato da bambina: a sette anni ballavo in cameretta sulle canzoni di Madonna o Ivana Spagna; a 13 sognavo di essere la Britney Spears italiana, già cantavo in inglese e recitavo monologhi. L’arte ha trovato in me terreno fertile fin da subito. Il mondo dello spettacolo è affascinante ma complesso: servono talento, momenti giusti, conoscenze, sliding doors, fortuna. Io ne ho assaggiato un po’ di tutto: ballo, podcast, eventi, persone. Ma credo che conti soprattutto crearsi opportunità e mettersi davvero in gioco. Nessuno viene a bussare alla porta se tu non costruisci strade. Non ho ancora trovato del tutto la mia collocazione, ma so di essere per natura una donna di spettacolo.

E nella quotidianità, chi sei?

Amo giocare con lo stile. La mia fisicità non mi ha mai permesso di passare inosservata: sono alta 1,77, con forme sinuose. La sensualità fa parte di me, è un linguaggio naturale. Mi piace vestirmi e adattare il mio look: so essere sensuale, elegante o sportiva. Lo stile che mi rappresenta di più è il sexy glam. Non mi definisco esibizionista, ma autentica: il corpo e l’immagine sono parte della mia identità. E penso che la vera unicità stia nella sicurezza in se stesse e nella libertà dal giudizio altrui.

Come guardi al futuro?

Ho smesso di pianificarlo troppo. Le esperienze dolorose mi hanno insegnato quanto il tempo sia prezioso. Oggi voglio godermi i miei figli, anche se questo ha significato sacrificare la carriera. In questa società non c’è molto spazio per una madre single, e a un certo punto ho dovuto scegliere. Ho scelto loro. Ora, però, sento che è arrivato il momento di rimettermi in gioco, perché anche io merito. Ho qualità, esperienza e autostima: voglio un progetto tutto mio.

Dove ti vedi tra dieci anni?

Mi immagino ancora curiosa, in cerca di stimoli, ma forse un po’ più ordinata e serena. Oggi vivo nel caos, porto sulle spalle il peso emotivo e pratico di essere madre single. Ho fatto tutto da sola per anni. Tra dieci anni spero di vedermi più riposata e serena, senza smettere di essere viva e appassionata.

Manuele Pereira

 

CREDITS FOTOGRAFICI
https://www.instagram.com/lesartsnouveauxphoto
https://www.instagram.com/lor_phil_photo

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