La tradizione continua… un tappeto rosso si srotola sulla scalinata dell’entrata principale del Politeama Rossetti di Trieste: cesti di meravigliose rose bianche consegnate garbatamente alle signore, inebrianti effluvi di allegria provenienti dai calici ghiacciati e pieni di gioiose bollicine locali, pronti ad essere alzati per brindare, saluti e sorrisi regalati dal piacere di ritrovarsi nel foyer dedicato a Vittorio Gassman, mentre i Carabinieri in uniforme storica presidiano l’entrata alla platea che sfoggia il soffitto sfavillante di stelle.
Ecco l’affresco policromo dell’inaugurazione della stagione 2025/26 del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Ieri, 7 ottobre 2025, in linea con la tradizione che prevede una produzione del Teatro stabile, è andato in scena un omaggio a Trieste dal titolo “Trieste 1954”: l’ha aperta Simone Cristicchi, autore e interprete, con la regia di Paolo Valerio. Questa pièce è già stata presentata, inizialmente come evento di una sola serata, il 26 ottobre 2024 per celebrare il 70° anniversario della riunificazione di Trieste con l’Italia. Lo spettacolo esplora nove anni di storia di Trieste, dal 1945 al 1954, quando la città “zona di frontiera e non terra di confine”, come è stata definita dallo stesso Cristicchi, è stata sballottolata tra le varie presenze militari dei vincitori ex belligeranti, dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale, prima di essere finalmente ricongiunta all’Italia. Storia poco conosciuta al di fuori della città ma di un’attualità disarmante: le discussioni in corso sulla guerra, sui confini e sul dialogo tra i popoli rendono questo tema particolarmente doloroso e delicato.
Il regista nonché Direttore del Teatro Paolo Valerio si proponeva infatti di consentire ai triestini più o meno giovani di riconnettersi con il proprio passato, offrendo al contempo ai turisti, in particolare a quelli che si trovavano in visita durante l’imminente e popolare regata Barcolana (la più affollata del mondo, si dice), l’opportunità di conoscere un capitolo meno noto della storia del XX secolo. Infatti, al fine di ovviare a questa mancanza, lo spettacolo partirà per un tour nelle prossime settimane.
Simone Cristicchi, con il contributo di Simona Orlando, vuole raccontare come vissero i triestini negli anni incerti dal 1945 al 1954 e affronta questo argomento con delicato umorismo e attenta ricerca, intrecciando parole, musica, immagini e filmati dell’epoca veramente molto toccanti
L’autore osserva che Trieste incarna la dualità, che è stata perseguitata da “A” e da “B”, e riflette sulla complessa identità e storia della città. La descrive come qualcosa di frenetico e a tratti immobile, in equilibrio precario tra i vari sconvolgenti momenti storici.
Cercando una certa leggerezza, lo spettacolo racconta i nove anni in cui Trieste aspettò di riunirsi all’Italia, mentre il resto della Nazione celebrava le gioie e le difficoltà della vita del dopoguerra. Il personaggio Duilio Persichetti, archivista romano di “Magazzino 18”, torna a Trieste con la moglie Adele e le racconta la città esplorando questo periodo storico unico. La scena è essenziale: una rete separa l’orchestra e il coro del Teatro Lirico G. Verdi da una strada connotata solo da una panchina rossa, un lampione e un leggio, dove Cristicchi si muove con spigliatezza e cautela al tempo stesso, con lo stesso spirito con cui paragona Trieste a “un paio di guanti usati non per il freddo o per formale eleganza. Un paio di guanti per toccarla con delicatezza, per non mancarle di rispetto. E anche per non bruciarmi”.
“Trieste 1954” nasce dalla collaborazione tra diverse istituzioni, tra cui il Teatro Lirico G. Verdi, gli archivi della RAI – FVG, la Lega Nazionale e i media locali. Il progetto ha ricevuto il sostegno della Regione Friuli-Venezia Giulia e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, celebrando il doppio 70° anniversario della fondazione del Teatro Stabile e della riunificazione di Trieste all’Italia.
La narrazione si intreccia con i contributi storici arricchendo l’esperienza musicale con canzoni tradizionali triestine, con la collaborazione del Maestro Valter Sivilotti e della cantante Franca Drioli. Lo spettacolo si conclude con le tre canzoni del cantautore che hanno segnato maggiormente la sua carriera musicale.
Simone Cristicchi ha iniziato questo sincero rapporto di amore con Trieste quando, attraverso il sodalizio con il Maestro Antonio Calenda, ha dato vita a “Magazzino 18”, mettendo in scena la tremenda realtà dei profughi scappati dall’Istria, realtà di cui ha fatto mente locale visitando un magazzino sito nel Porto Vecchio di Trieste, dove erano state accatastate foto, oggetti, suppellettili. Anche questa pièce è stata portata in tournée ed ha fatto conoscere un ulteriore dramma di questa storia dolorosissima.
Da Trieste per ora è tutto.
Rosa Zammitto Schiller

