Ai Filodrammatici nemmeno il comizio finale con bandiera palestinese e propaganda antisemita è in grado di risollevare le sorti di “Opera al bianco”

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Ho assistito a “Opera in bianco” di Fausto Paravidino, conclusosi con un piccolo comizio, con molto rispetto, ma anche con disappunto per il tono antisemita che si è usato. Perché? Penso che l’Arte, se è tale, debba fare meglio e diversamente dalla politica e dai politicanti. Dovrebbe cercare di unire, non di dividere, rispettare le opinioni altrui, dibattere sì, criticare sì, certamente raccontare storie forti, ma non spargere odio, intolleranza, incomprensioni. Dovrebbe unire le persone, non allontanarle, aiutarle a capirsi e a capire.

Checché se ne dica, siamo in un Paese democratico, la libertà di parola esiste, il giornale per cui scrivo da tanti anni ha sempre dato spazio a tutti, è libero e rispettoso. E io mi sento tale. Ma ahimè, so che esiste anche la libertà di odiare. Solo nelle tirannie l’opposizione viene zittita.

Quindi, questa mia recensione terrà conto di questo. Come io ho rispettato loro, anch’io esigo lo stesso rispetto. E scrivo in questo storico giorno, di cui tutti dovremmo gioire, con emozione e speranza.

Sulla carta “Opera al bianco” di Fausto Paravidino ha le sue motivazioni, le premesse farebbero ben sperare. Storie di queste nuove generazioni con le loro incertezze sul futuro, l’incapacità di prendere decisioni e responsabilità, il desiderio di cercarsi, di ritrovarsi, dove, non importa, come, anche meno. La rabbia e la rivolta è sempre insita nelle giovani generazioni, poi, con l’andare del tempo, tutto si placa, si dimenticano atteggiamenti di ribellione e si preferisce una vita borghese. Così è stato, è, e sempre sarà. Ma ci sono anche altri che rimangono ribelli, ribelli silenziosi, che fanno rivoluzioni senza distruggere nulla. Scrivendo…magari. Ragionando con la propria testa. Lo spirito non invecchia mai.

Lo spettacolo si apre con la scena di una festa, di un ballo, i soliti flirt, le occhiate, le strusciate, gli ormoni impazziti, discorsi banali. Tra loro una coppia. Lei proclama il loro amore, e la decisione di sposarsi. Lui sembra preso alla sprovvista. Non me avevano mai parlato? Le donne sono più determinate? Lui, da maschio coraggioso, se la dà a gambe, irretito dal solito amico che sa tutto, il tipo “guru della porta accanto”, che lo invita a seguirlo, con l’idea di entrare nella caverna della conoscenza.

JD, si chiama così, che di personalità non ne ha nemmeno un briciolo, sempre con quell’espressione stupita e insignificante, mette lo zaino sulle spalle, e si avvia a Lourdes. O a Međugorje. O in uno di quei ritiri new age. Un po’ di tutto insieme. La sua faccia cambia poco, catapultato malgré lui?, mah…tra un gruppo di scalmanati che proclamano libertà dalla società capitalistica, dai soldi, dal lavoro, dalle manipolazioni, insomma, le solite trite cose, alla ricerca delle VERITA’…Già…

In una specie di orgia dionisiaca, perché gli ormoni mica vanno in riposo, un po’ troppo caciarona, tra urla, urletti, coiti immaginari, intenzioni molto vaghe di tutti, la manipolazione è più che evidente e quella fantomatica ricerca di se stessi si perde tra il caos. E non si vede mai nessun sentimento vero di amore. Nessuno sembra fermarsi un momento a pensare, a capire, nel silenzio e nella solitudine. Giovani sperduti e facili alle manipolazioni, questo ci arriva di sicuro.

È tutto esteriore, non c’è nessuno studio dei personaggi, introspezione, sembrano tanti cliché che raccontano altri cliché. Non ci se lo aspettava, da questi giovani artisti ribelli e impegnati.

Alla fine poco rimane. E francamente non capiamo questo “viaggio interiore” a cosa sia servito.

Sembrano più importanti i proclami che tutto il resto, gli applausi sono per loro.

Sono rimasta seduta rispettosa e silenziosa.

Daria D. Morelli Calasso

 

Teatro Filodrammatici
OPERA AL BIANCO
dal 9 al 19 ottobre 2025
scritto e diretto da
Fausto Paravidino
con
Giorgia Casiglia, Lara Cosentino, Alessio Dongarrà, Tancredi Gadaleta, Ernesto Genovese, Matteo Gialanella, Allegra Gomiero, Lisa Mignacca, Stefano Palumbo, Damiano Piva, Elisabeth Tonetto, Caterina Truci
scene e costumi di
Lucia Menegazzo
musiche originali di
Enrico Melozzi
disegno luci
Fabrizio Visconti
assistente alla regia
Pietro Gambacorta
produzione
Accademia dei Filodrammatici
Foto di scena di Laila Pozzo

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