Quei 40 minuti che cambiarono Parigi, per sempre!

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Tra pochi giorni ricorrerà il decimo anniversario di una delle stragi più crudeli che la Francia abbia mai vissuto. Gli attentati del 13 novembre 2015 sono stati compiuti da almeno dieci persone fra uomini e donne, responsabili di tre esplosioni nei pressi dello stadio e di sei sparatorie in diversi luoghi pubblici della capitale francese. L’attacco più sanguinoso fu al Bataclan. Ben 130 persone innocenti uccise, 413 feriti di cui 99 gravi. Quella notte, sia io che i tanti che erano a Parigi, non la potremo mai dimenticare. Una serie di attacchi terroristici di matrice islamista – sferrati da un commando armato, comunemente noto come ISIS, che li ha successivamente rivendicati – aveva scosso tutti!

Di quel 13 novembre del 2015 ricordo l’odore asfissiante della polvere da sparo, non ero lontana dai luoghi degli attentati nel centro di Parigi. Ricordo le urla, il terrore, la paura, anche quella di essere a casa al sicuro e non in pericolo, mentre al di fuori si consumava letteralmente una carneficina. Ricordo che il mio cellulare squillava all’impazzata per accertarsi che stessi bene e che fossi sana e salva, lontano da quella terribile strage, che intanto veniva trasmessa dalle televisioni di tutto il mondo. Ricordo di essere rimasta immobilizzata davanti a quelle immagini proiettate sullo schermo che riprendevano le stragi e di non essere in grado di fare nulla, come se non volessi credere che a pochi metri da me c’era stata una tragedia immane che ci avrebbe cambiati per sempre. Rivivevo gli stessi attimi di terrore che avevo vissuto dieci mesi prima, con la strage di Charlie Hebdo, non lontano da dove abitavo a quel tempo. Ricordo l’immenso dolore provato nell’apprendere che la nostra amica Valeria Solesin, la giovane italiana che perse la vita mentre era al concerto all’interno del Teatro Bataclan, non ce l’aveva fatta. Una pallottola aveva distrutto il suo volto e i suoi sogni per sempre.

Quel 13 novembre 2015 mi resterà dentro a vita! Parigi non fu mai più la stessa…e nemmeno io!

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Quella sera di metà novembre Parigi sembrava diversa, un venerdì sera come tanti e con quella voglia di divertirsi e rilassarsi in compagnia. Il clima era insolitamente mite e per nulla freddo.

Diversi gli scenari. Allo Stade de France era in corso la partita Francia – Germania. Nei bistrot parigini i tavolini all’aperto erano gremiti di giovani che si godevano il fine settimana tra un “verre” e quattro chiacchiere. Al numero 50 di Boulevard Voltaire il Teatro Bataclan si stava preparando alla serata per il concerto di ” Eagles of Death Metal” ( con il senno di poi fu fatale la parola Death: morte). Si trattava di un gruppo rock californiano tanto amato dai giovani, ma non solo, e aveva appena iniziato da Parigi quel tour che lo avrebbe portato in giro per l’Europa.

La città si stava risvegliando lentamente dopo quel tragico 8 gennaio dello stesso anno (2015 ), pochi mesi prima, quando si verificò la strage di Charlie Hebdo. Erano passati solo 10 mesi e sembrava che tutto stesse pian piano tornando come prima, ma non fu così! Nella giornata di quel tragico 13 novembre 2015 vi erano stati due falsi allarmi attentati, alla Gare de Lyon e al Molitor, l’hotel che ospitava la nazionale tedesca in gara per la partita della sera. Ma non c’era motivo di preoccuparsi. Intanto nove uomini, salgono su tre macchine diverse e tutte di colore nero, le cui targhe sono di nazionalità belga. Sono arrivate da Bruxelles il giovedì sera e saranno proprio loro a stravolgere la vita di tutti, in quel tiepido venerdì parigino.

Allo Stade de France, nel viale che costeggia lo stadio, un siriano è chiuso nel suo bomber nero, non fa poi così freddo, anzi lui ha caldo, ma all’interno di esso nasconde una cintura imbottita. Lui non ha il biglietto per partecipare alla partita che è cominciata da 10 minuti. Con fare spavaldo cerca di entrare lo stesso nello stadio, sfidando i tornelli ma ovviamente viene bloccato due volte, privo di biglietto. Poi all’improvviso si ode un boato, ma è confuso con un classico petardo.Intanto un altro uomo muove i suoi passi verso lo stadio. Ecco un secondo boato. In tribuna c’è anche l’allora Presidente della Repubblica Francese – François Hollande – che viene fatto allontanare immediatamente, ma senza fare troppo rumore, si capisce chiaramente che quei boati sono tutt’altro che petardi da stadio. E ancora un altro uomo, a un chilometro dallo stadio, preme quell’interruttore che lo disintegrerà per sempre, diventando brandelli, sangue e nulla più. Allo Stadio dicono che nessuno deve sapere e che la partita deve continuare. Delle tre esplosioni nei pressi dello Stade de France, non si deve dire nulla.

Il centro di Parigi continua a sua insaputa a vivere quel fine settimana tiepido di metà novembre. 

Siamo all’angolo tra Rue Bichat e Rue Alibert, e precisamente dove si trova il “Carillon”, un locale molto frequentato nel quartiere e sempre gremito di clienti, soprattutto nei fine settimana. Intanto tre uomini in una macchina nera di targa belga stanno arrivando per compiere la loro strage e questa volta si faranno ben notare. Un uomo scende dalla vettura e con il suo kalashnikov spara all’impazzata, tavolini che volano e anche qualche testa. Urla, sangue, le raffiche dei proiettili si muovono da destra a sinistra senza sosta, è una carneficina.

Accanto al “Carillon” c’è il ristornate cambogiano ” Le Petit Camboge” il quale abbassa subito la saracinesca, avvertendo il pericolo e fa in modo che i clienti si sdraino a terra per evitare di essere colpiti dai proiettili impazziti. Il terrorista con il suo kalashnikov si avvicina e spara sgretolando il cartongesso del muro. Due ragazze muoiono e sembrano birilli che saltano.

La macchina dei terroristi riparte a tutta velocità, sulla Rue Alibert e lascia dietro di sé la morte con ben 15 cadaveri a terra per mano di 100 bossoli. Intanto in Rue de La Fontaine au Roi, c’è la pizzeria “Casa Nostra” e anche qui una pioggia di pallottole lascia 5 cadaveri.

Nella sua casa nell’ 11 arrondissement, non lontano dagli attentati, c’è il Primo Ministro Valls, il quale viene informato che la Francia è in guerra con il terrorismo e che deve fuggire nel bunker del Ministero dell’ Interno perché nel suo quartiere si spara ovunque. Eppure dieci mesi prima, proprio in quelle strade, c’era stato l’attacco terroristico alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo.

Alla ” Belle Equipe” in Rue de Charonne, la gente festeggia, non si è accorta di nulla fin quando la vettura nera con i terroristi a bordo continua la sua follia omicida e anche lì non c’ è scampo, una strage di vite umane che stavano semplicemente godendo di una sera spensierata, ignari che la morte stesse arrivando anche per loro.

La scena si sposta a Boulevard Voltaire, al ” Comptoir Voltaire”. Uno degli uomini scende dalla sua auto, si siede a un tavolo del caffè parigino e poi si fa esplodere, mentre sullo schermo del locale va ancora in onda la partita allo Stade de France, come se nulla fosse.

Di fronte al Teatro Bataclan, ci sono degli uomini chiusi in un auto da due ore, luci spente e motore acceso. Un qualcosa che salta all’occhio da chi era seduto ai tavoli del ristorante “Cellar”, poco distante, e soprattutto quel qualcuno aveva anche notato che gli uomini all’interno avevano uno sguardo da zombie.

Intanto nel Teatro Bataclan è cominciato il concerto con 1500 persone che ballano e si scatenano. Ecco che il motore di quella vettura parcheggiata al di fuori, con i terroristi al loro interno, si spegne, i quattro uomini scendono ed entrano proprio lì, dove si balla, si canta, si suda, si fa festa.

La prima raffica di proiettili arriva in platea, il cui rumore sembra all’inizio un effetto scenico del concerto, ma intanto uccide già una prima decina di persone. La seconda raffica mette in fuga la band sul palco. Comincia una vera carneficina, come se fossero stati giustiziati, qualcuno è riuscito a fuggire sul retro del Teatro ma molti sono a terra, all’interno. Qualcuno si finge morto, per salvarsi, qualcuno si copre con i cadaveri, qualcuno non ce la fa e muore nel modo più ingiusto e straziante che ci sia. Una strage per vendicare ” I fratelli in Siria uccisi dai Francesi, per colpa di Hollande”, almeno è questo quello che urlano i terroristi. La carneficina è spaventosa, corpi ovunque, ma qualcuno riesce a uscire e a bussare alle porte e alle finestre delle case vicine.

Intanto nelle case parigine, le televisioni annunciano gli attacchi terroristici di ParigiStragi consumate in soli 40 minuti e il cui prezzo sono i tanti, innumerevoli morti, ovunque. L’annuncio è che il Presidente Hollande chiuderà i confini del Paese per sicurezza, ma in realtà, passerà del tempo prima che avvenga.

Dei tre uomini entrati nella sala del Teatro durante il concerto, uno muore e gli altri due fuggono verso la galleria e si barricano con 20 ostaggi. Quando la Polizia arriva ed entra nella scena dell’orrore vede davanti a se ” L’Inferno di Dante” , corpi smembrati, cellulari che squillano e che non avranno mai risposta. Intanto negli ospedali di Parigi vengono riaperti tutti i blocchi operatori e richiamati i chirurghi, ed è come un’ apocalisse. Ci sono più di 400 feriti e quasi 100 sono in gravissime condizioni.

Intanto in un locale fuori Bruxelles, nel cuore del quartiere di Molenbeek, caratterizzato da una grande concentrazione di immigrati, due uomini stanno fumando una canna e bevendo birra. Squilla il cellulare di uno di loro, il fratello gli chiede di andarlo a prendere a Parigi. Alle tre del mattino una vettura percorre l’autostrada da Bruxelles a Parigi. Nessun gendarme lungo la strada, eppure la Francia aveva appena annunciato la chiusura delle frontiere ma il sistema di sicurezza impiega molto tempo per agire. Alle 5 del mattino quella vettura arriva a Parigi e carica il terrorista.

Sabato 14 novembre, ore 9:15, la vettura fa il percorso inverso, per rientrare in Belgio. Viene fermata da una pattuglia della polizia francese . I quattro uomini a bordo mostrano i documenti, uno di loro ha precedenti per furto e spaccio di droga, eppure la polizia dopo il controllo augura loro ” Bon voyage” e li fa ripartire.

Quei 40 minuti del 13 novembre 2015 cambiarono Parigi, per sempre. Cambiarono tutti noi che eravamo lì!

in foto di copertina Valeria Solesin, la giovane italiana tra le tante vittime del Bataclan

Filly di Somma

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