Siamo oramai abituati a buttare via un semplice capo d’abbigliamento scucito perché nessuno ha più voglia di rammendarlo oppure, peggio ancora, nessuno sa più come si fa a ricucire gli strappi. Questa metafora si adatta molto bene alla realtà delle città e dei territori, soprattutto di quelli più “semplici” ed apparentemente marginali. Chi perderebbe tempo a ricucire gli strappi sociali e culturali sulle bordure del Paese? Al massimo ci si può “indignare ed impegnare” per i “capi” più importanti (le grandi metropoli anch’esse scucite in più punti) ma sulle bordure.. la spugna è stata gettata da tempo. Nessuna cura della cultura però, nessun filo raffinato che s’intrecci nella trama dei territori di provincia per riparare i buchi praticati da questo nostro tempo al tessuto del Paese, arriva davvero se non parte dal basso. Si, dal basso. Difficile da credere ma vero: la raffinatezza e la bellezza in Italia sembrano sempre partire dal centro, dalle gradi Città d’arte per poi srotolarsi piano piano su tutto lo stivale ma non è sempre così, per fortuna, anche perché la passamaneria sarebbe ancora più sfilacciata. Sono i comuni, le aree apparente marginali a rammendarsi da se la cimosa, con risultati a volte strabilianti. È il caso, ad esempio di Colleferro, una media cittadina in provincia di Roma che dieci anni fa non veniva segnata neanche sulle mappe, a causa del segreto militare imposto dalle fabbriche di armi, e che oggi invece è rifiorita ed ospita ogni anno anche un Festival Lirico Internazionale con concorrenti che giungono, oltre che dall’Italia, dall’Ucraina, dalla Polonia, dalla Cina e dalla Corea del Sud. Sembra incredibile; il merito in verità è di due “sarti matti” che hanno convinto sponsor di ogni genere a stendere la trama della musica classica e quella del Festival nello specifico, come un telaio, come uno strumento di tessitura sociale tra centro e periferia. Un successo! Mirca Rosciani è uno dei più famosi direttori d’orchestra italiani, ruolo che ad oggi la vede impegnata a dirigere l’opera anche in stagioni di importanti teatri di tradizione, dopo un’intensa attività concertistica che l’ha portata a debuttare a New York con la Long Island Concert Orchestra lo scorso aprile. È colleferrina di nascita, figlia di operai che addirittura la fabbrica la occuparono, nei tumultuosi anni ‘50. Nonostante il suo nome campeggi a livello nazionale, non rinuncia ne’ all’ago ne’ al filo utili alla sua terra d’origine. Pierluigi Sanna, è il “sindaco mecenate” della Rinascita Colleferrina. Quello che è riuscito a far diventare “Città della Cultura Lazio” nel 2018 una comunità prettamente industriale come quella appunto, alle porte dei Monti Lepini. Quello umano ed autorevole, a tratti novecentesco, che ha salvato l’onorabilità di Colleferro in tutta la triste vicenda dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte. Vicenda per la quale il Presidente Mattarella ha visitato il sindaco e la sua Colleferro proprio poche settimane fa, incontrando la famiglia di Willy ed i giovani, visitando i nuovi luoghi della cultura: quelli della ricucitura appunto. I giovani sono il filo prezioso, i nuovi luoghi aperti dal sindaco Sanna (biblioteche, teatri, auditorium) sono la trama, il talento di Mirca Rosciani è certamente l’ordito nobile che attira non solo i talenti locali ma addirittura quelli che in Europa e in Asia ci guardano come la culla della cultura non solo per Roma, per Firenze, per Napoli ma anche per le bordure, per gli orli non sempre scuciti della Repubblica. È la musica che ricuce, come si diceva all’inizio, con la sua forza dirompente. Nel fare i complimenti ai vincitori: Primo Premio Sara Di Fusco, Secondo Premio Ruixin Lin, Terzo Premio Wang Lifey, Borsa di studio “Corrado De Marco” per la miglior voce maschile Mattia Angelo Ribba, Borsa di Studio “Sila Amicarelli Passera” per la miglior voce femminile ex equo assegnata a Camilla Console e a Hui Zong, non possiamo che notare l’epilogo del Festival. Non si tratta, lo abbiamo capito subito, di una iniziativa d’élite ma invece molto popolare ed infatti i vincitori saranno “costretti” a mettere in scena La Traviata la sera del 7 dicembre, davanti a tutta la comunità, nel rinnovato Teatro Vittorio Veneto posto tra la fabbrica di cemento ed i quartieri operai disegnati da Moranti negli anni quaranta. Un’opera, è proprio il caso di dirlo, che (contro tutto e tutti) cuce e lega assieme i giovani di mezzo mondo, grazie alla forza della musica, senza distinzione tra centro e periferia anzi con la convinzione che, in Italia, la seta si possa indossare in ogni luogo e riparare in ogni occasione.
Claudia Conte

