08 marzo, 2012

VIAGGIO ATTRAVERSO L'IMPOSSIBILE - sogni di cinema. Seconda puntata: LA PERICOLOSA PARTITA, a cura di Francesco Vignaroli


LA PERICOLOSA PARTITA    USA, 1932  63' B/N
(the most dangerous game)

REGIA: ERNEST B. SCHOEDSACK, IRVING PICHEL

INTERPRETI: LESLIE BANKS, JOEL Mc CREA, FAY WRAY, ROBERT ARMSTRONG, NOBLE JOHNSON

EDIZIONE DVD: Sì, distribuito da SIRIO VIDE

Il conte Zaroff, esule politico russo sfuggito alla Rivoluzione d'Ottobre e rifugiato su una sperduta isoletta nell'oceano, è il tipico nobile ricco ed annoiato; buon vino, rilassanti sessioni al pianoforte e opere d'arte da ammirare nel lussuoso salone del castello sono tutti piaceri secondari, se messi a confronto con la sua unica, vera, grande passione: la caccia. Anche quest'ultima però, sembra esser diventata semplice routine, per un uomo che ha cacciato con successo ogni specie d'animale... tranne una. Ecco l'idea geniale: far naufragare le navi di passaggio sullo stretto che lambisce l'isola spostando le boe di segnalazione, accogliere e curare gli eventuali superstiti nel suo vecchio maniero per poi trasformarli, ben rifocillati e ristabiliti, nelle nuove prede delle sue battute di caccia. Le regole del gioco sono semplici: i malcapitati, per riottenere la libertà, devono sopravvivere da mezzanotte all'alba con a disposizione soltanto un coltello da caccia per difendersi e un giorno di vantaggio per ambientarsi e nascondersi nella fitta boscaglia che ricopre l'isola. Quando tra i naufraghi arriva, unico sopravvissuto di un gruppo di amici, il celebre viaggiatore e cacciatore Robert Rainsford, Zaroff non si lascia sfuggire l'occasione di lanciare la sfida ad un avversario finalmente degno (sull'abilità dei predecessori di Bob vi sono dettagliate TESTimonianze nella stanza dei trofei...). Messo alle strette,  l'avventuriero si ritrova costretto ad accettare, insieme alla giovane Eve (altra ospite speciale del generoso anfitrione), l'offerta del folle nobile, un'autentica partita a scacchi all' aperto ("outside chess", per dirla con le parole del conte).

Niente fronzoli né deviazioni in questo breve ma densissimo thriller, raccontato con uno stile sobrio ed essenziale, ancora oggi sorprendente per audacia e modernità del soggetto (tratto da un racconto di Richard Connell). La storia, servita in un clima lugubre e allucinato -come gli occhi perennemente sgranati del conte-, si regge sul gustoso ed ironico espediente dello scambio dei ruoli (non è certo per caso che proprio ad un noto cacciatore capiti di dover partecipare alla "CACCIA FATALE", come recita il titolo altenativo del film), che, se da un lato inserisce una nota di beffardo humor nero in una sceneggiatura quasi horror, dall'altro contribuisce ad amplificare nello spettatore l'ansiogena sensazione dell'essere braccato (un aiuto in tal senso giunge anche dallo splendido, frenetico montaggio della battuta di caccia finale, nel quale i registi sfruttano abilmente certe inquadrature in soggettiva che rendono vivida e concreta la fuga dei due prigionieri). Caldamente consigliato ai cacciatori, ai quali la sceneggiatura offre gentilmente una riflessione niente affatto scontata: "STAVO PENSANDO ALL'INCOERENZA DELLA COSIDDETTA CIVILTA': L'ANIMALE DELLA GIUNGLA, CHE UCCIDE SOLO PER SOPRAVVIVERE, VIENE DEFINITO SELVAGGIO; L'UOMO, CHE UCCIDE PER SPORT, VIENE DEFINITO CIVILE...", dice l'amico medico a BOB, poco prima di saltare in aria con la nave (eh, sì, è proprio vero: sono sempre i migliori che se ne vanno!). La critica è ovviamente estensibile, più in generale, all'intero genere umano, affetto da un cronico gigantismo antropocentrico che CI porta troppo spesso ad arrogarci il diritto di stabilire cosa sia legittimo ,cosa sia "normale"-per Zaroff è normalissimo cacciare, non importa chi o cosa-, cosa sia civile e via dicendo... Menzione doverosa e speciale per il personaggio del conte Zaroff -reso ottimamente dal bravo Leslie Banks-, che da solo vale il prezzo del biglietto: figura enigmatica e contraddittoria (un sadico sanguinario, ma anche un uomo di cultura al tempo stesso, capace di mettersi a suonare una delicata partitura pianistica subito dopo aver ucciso un uomo...lo "zio" Edgar Allan Poe probabilmente approverebbe...), affascinante e inquietante, strano connubio di logos e istinto, eros e thanatos; ancora, figura disorientante e urticante per sua stessa natura in quanto specchio deformante delle pulsioni che probabilmente albergano, sopite, in ciascun essere umano (non è proprio un santo nemmeno Robert, il quale, alla giusta tirata moralistica del dottore di cui sopra, replica che la bestia feroce, allo stesso modo del cacciatore, prova una certa estatica soddisfazione a misurarsi con l'uomo, a (di)mostrarsi più forte, a sconfiggerlo...quasi un'apologia dell'atto gratuito fine a se stesso, una confessione aberrante, un'ammissione di colpevolezza estesa indebitamente alle altre specie animali da parte di un (tipico?) essere umano.
Certo, operare una lettura nella duplice chiave ecologica e psicanalitica di questo film può costituire un'operazione indebita, una forzatura, ma d'altra parte la fruizione dell'arte è un fatto puramente soggettivo e i valori, le idee, le convinzioni dello spettatore recitano un ruolo determinate nella ricezione dell'opera. In mancanza di esplicite indicazioni dell'autore, lo spettatore può a buon diritto sentirsi libero, se crede, di formulare tutte le congetture (perché di questo si tratta, semplici ipotesi interpretative, riflessioni personali senza alcuna pretesa oggettiva e generalizzante) che ritiene legittime ed è quindi per questo motivo che non può essere considerato improprio e iperbolico definire "LA PERICOLOSA PARTITA" un film contro la caccia (in quanto manifestazione della violenza umana, simbolo del residuo irrazionale ed istintuale che vive ancora nel cervello umano, in coabitazione con il raziocinio).

Due remakes, "A GAME OF DEATH" di Robert Wise nel 1946 e "LA PREDA UMANA" di Roy Boulting nel 1956, per un film che ha fatto scuola.Un gioiellino dimenticato da riscoprire, curioso in quanto preludio -quasi una prova generale- al successivo lavoro di Schoedsack, la pietra miliare "KING KONG" del 1933:la tensione costante, l'ambientazione esotica, il senso dell'orrore sono tutti elementi riscontrabili in entrambe le pellicole.

L'edizione DVD italiana, come purtroppo accade spesso, è molto carente sul versante audio, proponendo un doppiaggio mediocre e commenti musicali spuri rispetto a quelli originali; molto meglio optare per l'inglese sottotitolato.

Francesco Vignaroli 

Nessun commento:

Posta un commento