Al Teatro Sala Umberto di Roma, fino al 28 maggio 2017
L’autore s’è sempre distinto nella sua lunga ed intensa carriera d’ideatore di geniali copioni teatrali per la sua profonda capacità d’analisi socio-politica ed etico-civile, colpendo le più inquietanti problematiche sul tappeto in un determinato periodo e più in generale di spessore permanente. Anche stavolta non fallisce esaminando con spirito critico di censura le tematiche dell’apparente perbenismo borghese e dei rapporti familiari che si possono far risalire al mito tebano del triangolo incestuoso ed omicida Laio-Giocasta ed Edipo, da cui il famoso complesso psicologico, per cui i figli scontano implacabilmente le colpe dei padri e finiscono per litigare tra loro. In un temporale casale di campagna, posto in una località non meglio identificata, due figli ed una nuora più la seconda moglie d’un medico sono riuniti per celebrare il giorno dopo il funerale dell’anziano capofamiglia, ma come avviene nel film: “Parenti serpenti”, dello scomparso M. Monicelli diventa l’occasione per acerrimi scontri distruttivi con violenti ed impietosi dialoghi che si gettano addosso tutto il veleno e la vergogna per le colpe che si sono tenute celate per quanto possibile. S’arriva perfino ad intaccare la memoria e dignità del padre, che per accumulare denaro non aveva negato favori a nessuno ed aveva accusato pure una sua collega di scorrettezze professionali, facendola processare e spingendo lei e la prima moglie ad uccidersi con sostanze tossiche per la depressione in cui erano cadute.A tal proposito Longoni condanna l’impostura e l’ipocrisia di chi ha indossato una maschera identitaria di secondo piano per inserirsi nella vita del professionista ed attuare una strategia vendicativa contro di lui perfettamente studiata, “per una tela di ragno” tesa ad avvelenarlo e privarlo di tutte quelle ricchezze che aveva astutamente incamerato,tanto da giustificare il titolo della piéce come quell’oggetto metallico che, inventato dagli aborigeni, si ritorce contro chi l’ha scagliato. Per riuscire nel suo intento,spacca l’alleanza tra i fratelli, due dentisti che scoprono d’essere nel baratro per insolenze bancarie, evasioni fiscali, esportazione di capitali e bancarotta fraudolenta, insinuando sospetti di gelosia nel più debole mentalmente ed in crisi con la moglie, che gli rimprovera d’essersi lasciato facilmente adescare dalla novella ”tartufa” familiare per dirla con Molière. Come finirà la resa dei conti in cui compare pure un fucile e quale sarà la freccia infuocata rivolta dalla moglie ipocrita dell’anziano medico interpretata magistralmente da S. Sandrelli,personaggio chiave,dopo essere riusciti a trasportare il cadavere in paese nonostante la neve invernale? Accanto alla Sandrelli completano l’efficiente cast l’involontario ed adirato complice domestico Simone Colombari, la fedifraga ed ambiziosa moglie E. Ivone ed il più scaltro ed infido fratello G.Borghetti. Lo spettacolo sarà replicato fino a domenica 28 maggio.
Susanna Donatelli