“L’Angelo nella camera d’inverno”. Poesia di Luca Mannucci

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Luca Mannucci è nato a Fabriano il 9 aprile 1993. Si trasferisce a Città di Castello alla fine del ’98 e si laurea a Siena nel marzo del 2018 nel corso di Storia e Filosofia. Pubblichiamo a seguito la sua lirica L’Angelo nella camera d’inverno.

L’Angelo nella camera d’inverno

Rosso

Rosso era il fuoco che danzava nel camino

Rosso come la luce che gettava sul tuo corpo, assopito al calore che risplendeva di un elegante vermiglio

La gamba accavallata, nuda, la luce che saliva sul tuo bel vestito di un rosso diabolico

I capelli intrecciati in selvaggi boccoli che come acqua cadevano sulle spalle nude

L’elegante mano che stringeva una coppa di vino ed io, rapito, ammiravo

Le fosche armature osservavano mute lo spettacolo che madre natura mise dinanzi a me in una notte d’inverno, silenziosi giudici di un arte ormai scomparsa, nulla si muoveva, tutto taceva e sulle note della ballata dell’olandese, il coraggio nacque e presa per la mano, ballammo.

La mano sul fianco accarezzava il tuo corpo sinuoso, la tua, adagiata nella mia forse attendeva l’invito ad un volo che mai ci fu, il mio sguardo si perdeva nell’abisso oscuro dei tuoi occhi e lì, ebbi paura di ciò che tu potevi scorgere nei miei.

Come rose mosse dal vento danzammo di una danza macabra e triste ma tu la trasformasti in un tripudio di baldanza e ferocia femminile.

Tutto tace ora che il marinaio è tornato dalla sua amata e il balcone è l’ultimo mio palcoscenico in questa ballata.

Dinanzi a te il mondo arde di un rosso primitivo, là i peccati furor solo delle cose create da miseri che non conobbero mai la bellezza del ballo e lì, dinanzi al mio ultimo spettacolo, dinanzi a una moltitudine di insensati e piccoli uomini, si consumò l’ultimo grande gesto dell’Uomo.

una rosa bianca deposi nella tua mano.

In ricordo di ciò che poteva, ma non fu.

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