Il capolavoro del celebre Tim Burton ha dato via al filone gotico fantastico e per la prima volta si avvicina al teatro.
Una favola nera che parla a coloro che guardano alla vita con purezza. Parla a quella parte dell’uomo sognatrice e forse un po’ incompleta alla ricerca di qualcosa o qualcuno che possa farla piena.
Nella sua prima edizione la piece, per la regia di Perla Navarra, prende vita al Museo del Sottosuolo con un testo rivisitato, ma sempre fedele alla pellicola.
La storia, seppur rettificata in alcuni punti, resta, per le sue parti salienti, fedele all’originale.
I personaggi protagonisti della favola visti su di un palco, e non nello schermo, divengono in qualche modo vicini, come se finalmente si potesse toccarli.
Il tema portante è quello della paura del diverso.
Un “mostro” arriva inconsapevolmente a squarciare la monotona quotidianità di una cittadina tranquilla. Esso spaventa, ma soprattutto, ne viene annichilito. Perché la società spesso non è in grado di gestire e reggere il “diverso”, ed è tra le vecchie stanze del Museo che in scena si presenta la povertà interiore ed il vuoto che l’uomo si porta dietro quando non riesce ad andare oltre ciò che vede.
Marco Assante