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Il poliziottesco… in pillole. “Il grande racket”

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Se siete amanti della violenza, degli stupri, della giustizia sommaria, delle stragi e delle sparatorie, allora “Il grande racket” è il film che fa per voi. Questo film, che considero il capolavoro poliziottesco di Enzo G. Castellari, è stato realizzato nel 1976 e tratta, come avrete capito dal titolo, del racket delle estorsioni. Al contrario di altre pellicole, l’ eroe di turno, il Maresciallo Palmieri interpretato da Fabio Testi, e poi “ licenziato “, non ha una relazione, non ha una vita sociale, è solamente impegnato nella lotta contro il male. E’ un film ampiamente cupo, pessimista, che raramente lascia intravedere barlumi di speranza.
Roma è vessata dal racket, i commercianti devono pagare un pizzo altissimo per la “ protezione “, ma molti non se lo possono permettere ed allora una banda di taglieggiatori, composta da quattro elementi nei cui panni vediamo Massimo Vanni, Roberto Dell’ Acqua, Giovanni Cianfriglia e Marcella Michelangeli, minacciano, distruggono e seminano il panico. Fra i vessati c’ è anche il ristoratore Luigi Giulti, Renzo Palmer ,che alla fine decide di collaborare e denunciare ma a farne le spese sarà la figlia che verrà prima violentata e poi si suiciderà. Nel frattempo, Mazzarelli, Glauco Onorato, titolare di una bisca clandestina, non vuole “collaborare“ con Rudy il Marsigliese, Joshua Sinclair, il quale lo arrota spezzandogli la spina dorsale. Palmieri cerca l’ aiuto di Zio Pepe, Vincent Gardenia, un mariuolo napoletano dedito a borseggi ed a piccole truffe che lo avvisa che c’ è roba grossa in giro e che in mezzo a tutto c’è “ la peggio fetenzia “. Il nipote di Zio Pepe pagherà con la vita questa collaborazione dello zio che si era “ prestato “a lavorare per Rudy“ grazie “ ai soliti noti. Durante una sanguinosa rapina ad un treno, per dare una mano alla Polizia interviene l’Ingegner Rossetti, Orso Maria Guerrini, campione di tiro al piattello che dopo aver fatto la deposizione di prassi, viene assaltato in casa dai soliti quattro che gli violentano la moglie e gli incendiano l’ appartamento, incendio in cui la moglie perisce. Palmieri, per i suoi metodi d’ indagine, viene sospeso dal servizio ed allora, non avendo più nulla da perdere, mette insieme una banda di “desperados“ composta dai quattro di cui prima più Doringo, Romano Puppo, il solista del mitra, fatto evadere appositamente dal carcere ed al quale viene promesso un passaporto per poter espatriare, una volta finito il tutto.
In un capannone abbandonato si sta per riunire il peggio della mala nazionale ed internazionale al cui comando si trova l’ Avvocato Giuni, Antonio Marsina, che in un delirante discorso afferma che tutti dovranno sottoporsi al racket, non ci sarà via di scampo e chi non vorrà pagare verrà ucciso, gli saranno fatti saltare i tubi del gas, gli sarà fatta esplodere la casa. A questo punto, inizia una delle sparatorie più lunghe e cruente della storia del cinema, i morti si contano a bizzeffe ed alla fine ne sopravviverà soltanto uno, ma chi? Per una volta, non vi voglio svelare il finale, ma vi invito a guardare il film.
Il film, all’ epoca, fu considerato fascista, violento, inconcludente, ma col tempo fu, poi, fortunatamente, ampiamente rivalutato anche perché vi è da dire che, seppur forse in forma eccessiva, ridisegnava un’ epoca alquanto difficile.

Stefano Steve Bertini

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