Leggere romanzi stimola il cervello

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Leggere un libro permette ad un buon lettore di viaggiare nello spazio e nel tempo vivendo vite altrui ed esplorando mondi fino ad allora sconosciuti, tanto che a storia terminata, riesce perfino a sentirsi appagato e a provare nuove sensazioni ed inaspettate emozioni.

Pensate che tutto questo non sia possibile? Beh, vi sbagliate, psicologi e neuroscienziati confermano infatti che leggere un romanzo cambia sia il nostro cervello che il nostro modo di essere in maniera permanente.

Dai recenti studi fatti dalla  Emory university è emerso che la connessione tra la percezione tattile e la corteccia sensoriale, oltre ad attivarsi nel momento in cui un individuo prova sensazioni “reali”, lo fa anche in seguito all’uso di una cosiddetta metafora tattile, come ad esempio, “voce graffiante” o “questione spinosa”.

Allo stesso modo, quando leggiamo frasi che contengono azioni o metafore motorie, la corteccia motoria entra in connessione con la già citata percezione tattile; ecco perché, leggendo un romanzo, c’ immedesimiamo quasi sempre nei personaggi che ne sono protagonisti, tanto da fare nostre anche le loro azioni e le loro emozioni.

Inoltre, PsychologyToday afferma che i risultati di una ricerca italiana dimostrano che i giovani che leggono libri di narrativa, sono più tolleranti, compassionevoli ed empatici nei confronti del prossimo, altresì meno esposti a pregiudizi.

Ẻ importante sapere, o comunque ricordare che, come sottolinea il Guardian, leggere un romanzo migliora la capacità di capire e di scoprire le emozioni delle persone che ci circondano, e quindi di vivere più serenamente le relazioni, anche se inserite in un contesto sociale complesso. Stando a ciò che dicono gli psicologi, la ragione è molto semplice: per comprendere sia noi stessi che gli altri è necessario che ognuno di noi costruisca quella che si chiama metacognizione, ovvero, un insieme d’ipotesi sulle credenze, le sensazioni, le decisioni ed i pensieri altrui.

Per quanto possa sembrare incredibile, gli studiosi dicono anche che chi legge “buona” letteratura sviluppa una maggior competenza nel comprendere se stesso ed i propri simili rispetto a chi è solito leggere romanzi d’intrattenimento. Cerchiamo ora di spiegare perché ricercatori come Emanuele Costano e David Kidd hanno fatto questa distinzione: i testi scritti da grandi autori richiedono al lettore una maggior interpretazione dell’opera, che quasi sempre, porta quest’ultimo a farla propria, aumentando così il grado d’immedesimazione nelle vicende vissute dai protagonisti.

Nei romanzi d’intrattenimento, invece, è l’autore a guidare il lettore attraverso l’incalzare delle storie narrate. Ciò detto, si evince quindi che la letteratura d’intrattenimento ha soltanto uno scopo ludico e quindi, è poco propensa a suscitare emozioni e regalare nuove prospettive.

Martina Naccarato

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