Del labile confine tra realtà e alienazione: “Il medico dei pazzi” di Battistelli

Data:

Teatro Malibran, Venezia, in scena dal 15 al 23 ottobre 2016

Chiusura di stagione all’insegna del contemporaneo per il Teatro La Fenice. L’ultima opera, in prima italiana, è infatti Il medico dei pazzi di Giorgio Battistelli, debuttato a Nancy nel 2014. Come si desume dal titolo, il soggetto è ripreso dall’omonima commedia (1908) di Eduardo Scarpetta, già trasposta per il cinema nel 1954 da Mario Mattoli con Totò e Aldo Giuffré. La frequentazione del patrimonio cinematografico italiano come fonte d’ispirazione da parte del compositore laziale è nota, se già musicò Teorema (1992) e Il fiore delle mille e una notte (1999) di Pasolini, Prova d’orchestra (1995) di Fellini, Miracolo a Milano (2007) di De Sica e Divorzio all’italiana (2008) di Germi. Questa “azione napoletana”, così la definisce l’autore, verte sul fragile limite tra realtà e follia, tema assai caro al teatro fin dalla sua nascita: il nipote Ciccillo fa credere allo zio Felice Sciosciammocca che la pensione ove risiede sia il manicomio in cui pratica gli studi, mai principiati, di medicina.

Battistelli adotta un linguaggio musicale serrato, vorticoso, obbligando i cantanti all’uso d’una vasta gamma di stili, dal declamato a frammenti parlati, da ampi salti di registro al canto più lirico. Seppur ricca di suggestioni innovative, non troppo sofistiche, e ironiche citazioni verdiane (La Traviata, Otello), la scrittura ricorre sovente ad espedienti timbrici che vanno a sacrificare le voci, avendo le percussioni un ruolo preponderante. Importante la funzione del coro, voce cittadina, che celebra i mille modi di servire il caffè a inizio, metà e fine vicenda.

La commedia di Scarpetta è inevitabilmente sottoposta a semplificazioni, riducendo ad esempio il ricorso al dialetto, non sempre impiegato nelle forme corrette, ed eliminando alcuni personaggi. Sta quindi al regista calcare la mano per rendere evidente o meno la presenza di Napoli, città dai mille contrasti. Lo sa bene Francesco Saponaro che elegge a cornice della storia gli anni del dopoguerra. Una scena fissa, non grandissima, con sullo sfondo i condomini del boom economico a incombere sugli antichi palazzi di Mergellina, le lenzuola stese ad asciugare e i manifesti alla maniera di Rotella, accoglie i personaggi che vi si agitano con ritmo brillante. Un omaggio velato Saponaro lo fa a un’icona napoletana, Sophia Loren, attraverso tre comparse acconciate com’essa appare in L’oro di Napoli e Ieri, oggi, domani. Le luci della confondente città sono ben restituite da Cesare Accetta, mentre le variegate e azzeccate fogge dei costumi di Carlos Tieppo confortano l’occhio dopo i precedenti flop di Amico Fritz e Mirandolina.

Alla guida della valida Orchestra del Teatro La Fenice, il maestro Francesco Lanzillotta risolve in maniera intelligente i tempi e i ritmi della partitura.

Il rischio per gli interpreti d’inciampare nella macchietta, in situazioni del genere, attende dietro l’angolo. Il cast scelto riesce a evitare tale circostanza, presentandosi preciso e professionale sia nel canto che nell’espressività gestuale. Si distinguono Marco Filippo Romano, Scosciammocca gustoso e misurato, e Loriana Castellano (Concetta). Seguono Milena Storti, Amalia civettuola dal bel timbro scuro, e Sergio Vitale, Ciccillo d’indubbia possanza scenica. Bravi i rimanenti componenti: Filippo Fontana (Raffaele) e Damiana Mizzi (Rosina), Adriana Donadelli (Bettina/Carmela), Giuseppe Talamo (Michelino), Maurizio Pace (Errico), Mattero Ferrara (Luigi) e Clemente Antonio Daliotti (Carlo).

Apprezzabile lo sforzo del coro, preparato da Claudio Marino Moretti, nel confrontarsi con una partitura simile, ma rimane ferma la convinzione che le voci necessitino di un ricambio generazionale.

Alla recita del 23 ottobre si registra la presenza di un pubblico numeroso, caso raro quando si tratta di contemporaneo, che ha tributato sinceri applausi all’intera compagnia. Presente in sala l’autore.

Luca Benvenuti

 

Il medico dei pazzi
Azione musicale napoletana
Libretto e musica di Sergio Battistelli, liberamente adattato dall’omonima commedia di Eduardo Scarpetta
Prima rappresentazione italiana
Personaggi e interpreti:
Rosina: Damiana Mizzi
Bettina/Carmela: Arianna Donadelli
Concetta: Loriana Castellano
Amalia: Milena Storti
Ciccillo: Sergio Vitale
Michelino: Giuseppe Talamo
Errico: Maurizio Pace
Felice: Marco Filippo Romano
Luigi: Matteo Ferrara
Raffaele: Filippo Fontana
Carlo: Clemente Antonio Daliotti
Maestro concertatore e direttore: Francesco Lanzillotta
Regia e scene: Francesco Saponaro
Costumi: Carlos Tieppo
Light designer: Cesare Accetta
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Foto di scena Michele Crosera

 

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