Ho visto
L’ho visto il fascismo,
è passato su queste mani di ostia e di rovo.
L’ho visto
e non era una visione.
Mi ha piegato la schiena e umiliato.
Mi ha vessato e strappato via
l’ultimo barlume di dignità che affiochiva.
Parlava sempre ad alta voce,
e sfornava a ogni presso verità.
L’ho vissuto il fascismo,
violento e ottuso,
forte del consenso dei più
e nero come una disgrazia.
L’ho visto e tacevo,
eravamo in molti a farlo,
lo si subiva
pagando il prezzo più alto,
solo per non pagare quel po’ di più.
Mi ha stracciato gli occhi
e suturato la bocca,
profanato e violato,
fatto ingoiare parole vere e perspicue,
strozzandomi la gola per non farle uscire.
L’ho visto il fascismo
e tutti sembravano persuasi:
le scienze divenivano religione,
il progresso guerra.
L’ho vissuto fin dentro le ossa,
pagando il prezzo più alto,
solo per non pagare quel po’ di più.
L’ho visto e vissuto,
i miei amici cadevano come foglie,
l’ethos osservato e celebrato –
con retorica di stentorea ridondanza muscolare
e virilismo retrogrado,
pugnace aggressività imperialista –
olezzava di carogna,
ma il cielo non si oscurò.
Là dove la ragione vacillava
e il ventre era il nerbo d’ogni ragione,
non si poteva essere contro:
manifestare il proprio digiuno
da propaganda e manganello,
e ne mangiammo e bevemmo tutti.
Ma il cielo non si oscurò,
e Dio si prese la vacanza più lunga
di tutta la Storia dell’Uomo.
Pure, vi fu chi imbracciò le armi
e lottò contro quel delirante abominio,
finanche all’estremo sacrificio di sé
in nome della Libertà –
non solo la propria, ma quella di un popolo.
L’ho visto il fascismo
che intrideva ogni pezzo di pane,
ogni spiga di grano;
che abiurava ogni pietà
e falciava ogni più frale presenza,
ogni più piccolo dubbio,
e come una macchina
senza umano complemento,
ripeteva il proprio oscuro delitto
con una meccanica perfetta
senza traccia d’errore –
fu il più grande errore che si potesse concepire,
ma nell’errore non c’era apparentemente spazio
per l’errore più prezioso:
dissentire, lottare contro, non chinare la testa.
Pure vi fu chi lo fece, e il suo dono per Noi
dura ancora Oggi.
Ma di nuovo lo vedo il fascismo,
apodittico e specioso, barbaro e demagogico –
ogni volta che si alzano i toni
e non c’è spazio per un vero contraddittorio;
ogni volta che una causa si fa culto o religione,
ogni volta che si smarrisce la via lungo la via,
ma tutti gridano alla vittoria.
Massimo Triolo