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“Ho visto”, poesia di Massimo Triolo

Data:

Ho visto

 

L’ho visto il fascismo,

è passato su queste mani di ostia e di rovo.

L’ho visto

e non era una visione.

Mi ha piegato la schiena e umiliato.

Mi ha vessato e strappato via

l’ultimo barlume di dignità che affiochiva.

Parlava sempre ad alta voce,

e sfornava a ogni presso verità.

L’ho vissuto il fascismo,

violento e ottuso,

forte del consenso dei più

e nero come una disgrazia.

L’ho visto e tacevo,

eravamo in molti a farlo,

lo si subiva

pagando il prezzo più alto,

solo per non pagare quel po’ di più.

Mi ha stracciato gli occhi

e suturato la bocca,

profanato e violato,

fatto ingoiare parole vere e perspicue,

strozzandomi la gola per non farle uscire.

L’ho visto il fascismo

e tutti sembravano persuasi:

le scienze divenivano religione,

il progresso guerra.

L’ho vissuto fin dentro le ossa,

pagando il prezzo più alto,

solo per non pagare quel po’ di più.

L’ho visto e vissuto,

i miei amici cadevano come foglie,

l’ethos osservato e celebrato –

con retorica di stentorea ridondanza muscolare

e virilismo retrogrado,

pugnace aggressività imperialista –

olezzava di carogna,

ma il cielo non si oscurò.

Là dove la ragione vacillava

e il ventre era il nerbo d’ogni ragione,

non si poteva essere contro:

manifestare il proprio digiuno

da propaganda e manganello,

e ne mangiammo e bevemmo tutti.

Ma il cielo non si oscurò,

e Dio si prese la vacanza più lunga

di tutta la Storia dell’Uomo.

Pure, vi fu chi imbracciò le armi

e lottò contro quel delirante abominio,

finanche all’estremo sacrificio di sé

in nome della Libertà –

non solo la propria, ma quella di un popolo.

L’ho visto il fascismo

che intrideva ogni pezzo di pane,

ogni spiga di grano;

che abiurava ogni pietà

e falciava ogni più frale presenza,

ogni più piccolo dubbio,

e come una macchina

senza umano complemento,

ripeteva il proprio oscuro delitto

con una meccanica perfetta

senza traccia d’errore –

fu il più grande errore che si potesse concepire,

ma nell’errore non c’era apparentemente spazio

per l’errore più prezioso:

dissentire, lottare contro, non chinare la testa.

Pure vi fu chi lo fece, e il suo dono per Noi

dura ancora Oggi.

Ma di nuovo lo vedo il fascismo,

apodittico e specioso, barbaro e demagogico –

ogni volta che si alzano i toni

e non c’è spazio per un vero contraddittorio;

ogni volta che una causa si fa culto o religione,

ogni volta che si smarrisce la via lungo la via,

ma tutti gridano alla vittoria.

Massimo Triolo

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