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Riproposta dal Lumen Harmonicum, dopo decenni di oblio, la prima parte del Dittico Triestino di Guido Cimoso

Data:

Trieste, Fondazione Filantropica Ananian e Gruppo Strumentale Lumen Harmonicum, Istituto Rittmeyer per i ciechi di Trieste, 5 giugno 2018

Una quarantina di persone, alcune delle quali giovanissime, siede in attesa dell’inizio dello spettacolo in una sala della grande villa circondata da un ampio giardino in cui si trova l’Istituto Rittmeyer per i ciechi di Trieste; vi sono disposti, a lato di ciascuna finestra, due pianoforti a mezza coda davanti ai quali siederanno Corrado Gulin e Carolina Pérez Tedesco; un bel divano e una bassa poltrona stanno al centro ed è ovviamente previsto lo spazio per gli altri interpreti: l’attore Adriano Giraldi (che impersona Guido Cimoso) e i fratelli Favento: Marco al violino e al violoncello Massimo, che ha anche curato l’esaustivo programma di sala e, soprattutto, i testi usati per la drammatizzazione di quel che sta per cominciare, tratti con intelligenza e passione dalle copiose note presenti nella partitura.

Va in scena la prima esecuzione integrale in epoca moderna del “Dittico Triestino, Grande Studio Allegorico per voce recitante, due pianoforti, violino e violoncello su Il Finimondo, Il Giudizio Universale e L’Eternità” di Guido Cimoso (1804 – 1878), dedicato sul frontespizio della partitura a “Sua Maestà Elisabetta”, l’imperatrice Sissi tanto amata dai triestini.

Il crowdfunding sembra essere una pratica inventata oggi per far fronte ai tagli alla cultura sempre più incisivi, ma ovviamente non è così: se i mezzi tecnologici hanno modificato la forma della sottoscrizione da parte di privati disposti a sostenere economicamente la realizzazione di un’opera d’arte, la sostanza è sempre la stessa ed infatti, per rendere possibile la pubblicazione a stampa del suo Dittico Triestino, il vicentino Guido Cimoso, allora organista della Cappella Civica di San Giusto a Trieste, si avvalse proprio di questo mezzo, riuscendo nel 1870, per fortuna dei posteri, nell’intento. I partecipanti all’iniziativa di allora (riportati qui in calce) furono un centinaio scarso, per lo più triestini ma non solo e fra essi il più illustre fu di certo Franz Liszt, il grandissimo compositore ungherese cui spettò come agli altri una copia della partitura.

L’attuale progetto del Gruppo Strumentale Lumen Harmonicum si è avvalso della riduzione cameristica di un’opera pensata originariamente da Cimoso per “piena orchestra con forte piano, harmonium ed arpa” ed è di indubbia valenza culturale e umana poiché la decisione di realizzarlo in un luogo molto simile a quello per cui era stato pensato non è di poco conto. Sarebbe stata infatti tutt’altra cosa, anche se probabilmente più semplice dal punto di vista organizzativo allestire il tutto in una sala da concerto, più facilmente dotata di due pianoforti, ma sicuramente meno adatta a rievocare emotivamente il contesto originario, quello della Hausmusik, la musica fatta in casa nei salotti borghesi di fine Ottocento, consolidata tradizione a Trieste come in molte parti d’Europa, praticata da tanti (uno per tutti, Italo Svevo) e testimoniata in numerose opere letterarie.

Gli ascoltatori sono stati letteralmente avvolti da un’atmosfera molto particolare in cui alla musica si sono alternate le parole, un mare immaginifico dotato di mille riflessi, capace di creare miriadi di collegamenti mentali con opere visive, pittoriche e scultoree presenti nella memoria di ognuno di noi, proprio come avveniva all’epoca delle prime esecuzioni concordemente con l’intento dichiarato da Cimoso più di un secolo fa.

Il pubblico è stato coinvolto nella messinscena/rievocazione con lievi richieste dirette e a sorpresa, in modo per niente pressante dando ai presenti l’opportunità di immergersi in un “mondo di ieri” tanto simile a quello narrato da Stefan Zweig, in una Trieste molteplice, un assieme in equilibrio variamente declinato fra diversi, capaci di mantenere con naturalezza le personali appartenenze dentro le mura di casa e incontrarsi fra pari e uguali nelle occasioni sociali.

Lo si vede bene proprio dalla lista dei sottoscrittori giunta fino a noi: fra i “locali” si riconoscono i nomi di nobili, studiosi e docenti, compositori professionisti e non, borghesi mercantili, di lingua madre italiana, tedesca o greca, fede cattolica, protestante, ortodossa, di rito armeno (come quel Samuele Catergian, Procuratore Generale della Congregazione dei Padri Mechitaristi che l’autore, organista della Cappella Civica situata nella Cattedrale di San Giusto ma anche direttore del coro della chiesa greco-ortodossa, frequentava in modo assiduo), o anche ebraica.

Dal punto di vista più strettamente esecutivo, dopo la veemenza proposta nell’episodio del Giudizio Universale preceduto dal minaccioso prologo del Finimondo, l’Eternità, definita “labirinto ordinato in armonioso disordine” è descritta con ironia e rispetto, traendo spunti dal Vecchio come dal Nuovo Testamento; i “ben” tre finali possono essere visti come ulteriore esempio di ricchezza e abbondanza, offerti generosamente come possibilità di scelta o come nel caso dell’evento al Rittmeyer, di lunga e ricca conclusione.

Non mancano i riferimenti a Silvio Pellico, definito “confratello e patriota”, testimonianza chiara e inequivocabile di un’appartenenza convinta a un Impero Asburgico in cui i tanti popoli per secoli erano riusciti a convivere, senza per questo negare la percezione di un cambiamento di stampo nazionalistico sempre più palpabile nell’aria.

È stata offerta dai bravi interpreti un’ora e mezza densa, senza intervallo, colma di suoni e racconti provenienti dalle diverse tradizioni, passata con piacere tranquillo e di certo pacificante, a dimostrazione che a volte in contesti forse rari, storicamente e geograficamente ben definiti, è possibile creare l’armonia anche fra gli uomini attraverso veri e propri “momenti in cui il tempo si ferma e lascia spazio all’eternità”, nella speranza che la prevista esecuzione della seconda parte avvenga in tempi brevi.

Paola Pini

Trieste, Fondazione Filantropica Ananian e Gruppo Strumentale Lumen Harmonicum
Istituto Rittmeyer per i ciechi
5 giugno 2018
Dittico triestino – parte I – Il Divino Musicale
Adriano Giraldi – Voce recitante
Corrado Gulin & Carolina Pérez Tedesco – pianoforti
Marco Favento – violino
Massimo Favento – violoncello
I sottoscrittori:
  1. Padre Samuele,
  2. abb. Giuseppe Accurti,
  3. Nicolò Apollonio,
  4. N. Arseni,
  5. Leopoldina Bauer nata Reyer,
  6. Giuseppe Bednarz,
  7. G. A. Beserianni,
  8. Giuseppe Bonazzo,
  9. dott. avv. Camillo Bozza,
  10. Gabriella Burgstaller nata Bidischini,
  11. Giuseppe Burgstaller,
  12. Luigi Butti,
  13. Antonio Caccia,
  14. Lorenzo Canal,
  15. Giuseppe Chilesotti,
  16. Giuseppe Cimoso,
  17. Teodoro Costantini,
  18. Giovanni G. H. Costì,
  19. Maria Covacevich,
  20. Rosina Crotti,
  21. M. Cuscoleca,
  22. Antonio Dal Torso,
  23. Antonio Decorte,
  24. Marie Delorme,
  25. Angelo Dolzan,
  26. George Douglas,
  27. Demetrio Duma,
  28. Carlo Ferrari,
  29. Gaetano Fraschini,
  30. Emilia Gajo,
  31. Luigi Gattorno,
  32. Giulio Giorgieri,
  33. Carlo Girardelli,
  34. Elena Girardelli,
  35. Salvatore Giunta,
  36. Giuseppe Grablovitz,
  37. Francesco Grimani,
  38. Maurizio Grossmann,
  39. Ersilia Grusovin,
  40. Marie Benvenuti de Gutmansthal,
  41. Principessa Marie Hohenlohe,
  42. Principessa Hohenlohe Wittgenstein,
  43. Arrigo Hortis,
  44. Elisa de Porenta Hortis,
  45. Carolina Huet,
  46. Bartolomeo Legat,
  47. Franz Liszt,
  48. A. Manussi,
  49. Antonio Mazzorana,
  50. Carlo Millossovich,
  51. Guido Moravia,
  52. Baronessa Morpurgo Hierschel,
  53. D. Musatti,
  54. Margherita de Pagliaruzzi,
  55. Giuseppe de Palese,
  56. Pietro Parmeggiani,
  57. Antonio Paximadi,
  58. A.Petropulo,
  59. R. Picciola,
  60. Guglielmo Pincherle,
  61. Andrea Polacco,
  62. Elena Polesini de Arturi,
  63. cav. dott. Carlo de Porenta,
  64. Contessa Thérèse Preyson,
  65. cav. Carlo Regensdorff,
  66. barone Costantino Reyer,
  67. Angela Rettig,
  68. Antonino Romano,
  69. avv. Francesco Rossetti,
  70. Giuseppe Rota,
  71. Giovanna Russo,
  72. Antonietta Ruzzier Stalitz,
  73. Alessandro Sacerdoti,
  74. Giuseppe Sandrinelli,
  75. Baronessa Giuseppina Fontana Sartorio,
  76. Anna Scabar,
  77. sorelle Schiff,
  78. G. P. Schiffmann,
  79. Michele Schlembach,
  80. Adolfo Schwachhofer,
  81. abb. Giovanni Sega,
  82. Elena Serravallo,
  83. Luigia Serravallo,
  84. Giuseppe Sinico,
  85. Teresa Stolz,
  86. Contessa Thun nata Baronessa Koller,
  87. Ernesto Tommasini,
  88. cav. Alessandro de Toppo,
  89. Giorgio Tossich,
  90. Silvio Urbanis,
  91. Anna Weiss,
  92. Gustavo Wieselberger,
  93. conte Jean Wilczek,
  94. farmacista C. Zanetti,
  95. R. Zebochin

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