Alla Galleria Toledo di Napoli va in scena Il Mercante di Venezia, spettacolo tratto dalla celebre opera di William Shakespeare

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Il Mercante di Venezia è incluso nel progetto del teatro Galleria Toledo dedicato al Teatro Elisabettiano, portato avanti in questi anni con la messa in scena di opere tratte, per la gran parte, dal repertorio shakespeariano.

Ambientato nella Venezia del XVI secolo, una città rinascimentale ma di impianto già capitalistico e un mondo fatto di commerci, traffici, scambi e denari, la vicenda ha come protagonista Shylock, un ricco usuraio ebreo che presta dei soldi a Bassanio, per rendergli possibile il corteggiamento di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte.

Venezia appare quasi una città del nostro secolo, per quella che oggi realmente è, eppure Shakespeare scriveva nel 1500, e forse sarà proprio questo l’incredibile genio di uno dei letterari più famosi di sempre.

Shylock è soltanto un garante di Antonio, carissimo amico di Bassanio a cui, però, non può prestare soldi, poiché ha investito tutto il suo denaro in traffici marittimi. La garanzia del debito sta in un assurdo patto, accettato inizialmente per burla ma che giungerà poi davvero alla resa dei conti: nel caso in cui Antonio non sarà in grado di restituire il debito sarà costretto a pagare con una libbra di carne dal proprio corpo. Ecco qui il genio macabro a cui ci ha abituati il letterato inglese in tutte le sue opere.

Personaggio chiave della vicenda sarà Porzia, che travestendosi da avvocato, riuscirà a salvare Antonio dal crudele esito del patto e a far ricadere la sconfitta su Shylock l’ebreo. Certo è che quest’opera porta ancora una volta la sconfitta sull’ebreo, popolo sempre dal fato beffardo. Il genio femminile è astuto e sempre predominante in Shakespeare, nonostante nel 1500 la figura femminile non fosse emancipata come oggi ( in alcune parti del mondo invece la situazione è rimasta la stessa in cui il letterato inglese scriveva) .

In Shakespeare c’è sempre la tematica del doppio sessuale, donne che si travestono da uomini e uomini con tratti femminili, eppure ancora una volta la donna salverà gli uomini, seppur creduta ella stessa un uomo, creando dopo non pochi intrecci.

‘Il mercante di Venezia’ è un’opera teatrale scritta probabilmente dallo scrittore inglese tra il 1596 e il 1597. Un classico tra i classici. La trama dell’opera riprende abbondantemente quella di una novella trecentesca di ser Giovanni Fiorentino, detta Il Giannetto, prima novella della giornata quarta della raccolta di cinquanta detta Il Pecorone, che Shakespeare ebbe modo di conoscere nella traduzione di William Painter. In particolare del Giannetto vengono conservati, pressoché intatti, i personaggi corrispondenti a Bassanio, Shylock e Porzia.

Nella tessitura dell’opera, accanto all’episodio del vecchio ebreo, che evidentemente è motore stesso della scrittura, convergono segmenti narrativi molteplici, e molteplici figure che complessivamente disegnano un mondo fatto di commerci, traffici, scambi, denari e atteggiamenti e culture, che dicono di terre lontane ma preziose. Cosi il 1500 non sembra essere tanto diverso da questa decade degli anni 2000 in cui viviamo, cosi si porta alla luce il fatto che forse l’uomo e i suoi desideri restano da sempre immutati nel tempo.

Suggestioni, sollecitazioni dell’immaginario che con le tante ‘merci’ dovevano sbarcare nel golfo veneziano dalle terre d’Oriente, ma che pure nell’attraversare l’opera si consolidano in tracce di vita concreta.

Insomma Venezia usata come culla e metafora di vita.

Concludo con una piccola nota di merito alla Galleria Toledo e alla splendida scenografia e al teatro immerso nell’acqua in modo di ricreare la  famosissima laguna di Venezia. Infine la compagnia attoriale che aveva portato a teatro anche La dodicesima notte, sempre di William Shakespeare, si conferma essere validissima e molto convincente.

Marco Assante

Galleria Toledo – via Concezione a Montecalvario 34 – Napoli

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