“Elvira”: diretto e interpretato da Toni Servillo al teatro Bellini di Napoli

Data:

Dall’8 al 20 gennaio 2019 al Teatro Bellini di Napoli

Come descrivere la magia di Elvira?  Il fascino dell’opera sta nel portare con se il pubblico, annullando tutti i confini esistenti da millenni tra attori e spettatori, attraverso una lezione che il maestro di recitazione ha con  la sua allieva, intenta in uno dei momenti più emozionanti nella carriera di un’attrice: la creazione del personaggio.

Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière, in uno scambio dialettico,  in un viaggio sconosciuto di ricerca del personaggio, l’attrice troverà se stessa cercando di impersonare qualcun’latro.

Tutta la vicenda avviene in sette lezioni sull’arte drammatica da parte di Louis Jouvet impartite a una giovane laureanda che fatica a interpretare l’addio di Elvira nel Don Giovanni di Molière. , tenute nel 1940 a Parigi, un’epoca fatidica quella degli anni della seconda guerra mondiale, Le  sette lezioni ci furono davvero, e furono dattiloscritte, a beneficio degli allievi delle scuole.

Le lezioni, scandite esclusivamente dalla data, insistono sulla presenza scenica, sulla prossemica, sul sentimento artefatto e sull’utilizzo della voce: nei casi più fortunati, questi elementi innervano un testo teatrale e riescono a restituirlo degnamente a beneficio dello spettatore. È questa la grande difficoltà che incontra Claudia (Petra Valentini), troppo cerebrale e controllata per dare alla sua Elvira l’enfasi che le spetta. Jouvet la esorta a non pensare troppo e a non cadere nelle secche della tecnica. Da qui, una serie di affermazioni memorabili, che il maestro Toni Servillo esplicita e al contempo applica, in un riuscito esperimento di metateatro, un teatro dentro al teatro. Servillo ha dichiarato tra le altre cose, che vuole portare la sua Elvira sul grande schermo e sicuramente sarà un successo.

Non possiamo che restate stupiti e affascinati dinanzi la bravura del maestro Servillo che di fatto ha ammaliato anche il pubblico del Bellini, il suo mettersi ancora in gioco, tra le poltrone poltrone del teatro dimostra quell’umiltà che solo i più grandi hanno.  Con lui assistiamo alla costruzione faticosa, e al lavoro che gli attori fanno su  se stessi ed apprendono dal regista che disegna ed insegna, tutto affinché uno spettacolo nasca, cresca e si realizzi nella sua compiuta ed inquieta bellezza. Le “prove” insomma, negate per abitudine ai più, qui sono esempio e magnifica drammaturgia d’eccellenti architetture e nuove creazioni che poi altro non sono che arte pura.

Il palcoscenico è spoglio, poco arredo ed il gran vuoto del tempo e della necessità di lasciare spazio alle parole che si allungano verso la platea.  Insomma non servono inutili fronzoli o abbellimenti pacchiani quando si ha il talento dalla propria parte, e Servillo e i suoi 3 attori occupano le prime fila di poltrone, annientando il confine tra estante e ed astante.

Marco Assante

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