18 maggio 1979: l’ultima intervista di Lucio Battisti

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“SONO GIA’ DA UN’ALTRA PARTE” (dall’intervista)

In questo stesso giorno di quarant’anni fa, Lucio Battisti rilasciava quella che sarebbe rimasta la sua ultima intervista in assoluto, prima della volontaria e definitiva sottrazione di sé al Mondo (a partire dal 1980 non comparirà più in pubblico, in nessuna modalità, a parte qualche scatto fotografico “rubato” da paparazzi e curiosi); il fortunato intervistatore a poter vantare questo privilegio – più unico che raro, trattandosi di Battisti – è il giornalista e conduttore radiofonico Giorgio Fieschi, di Radio Svizzera Italiana, nei cui studi di Lugano è avvenuto l’incontro. L’intervista, di circa diciotto minuti, costituisce un documento dal valore inestimabile per ogni battistiano che si rispetti, dato che il protagonista si racconta in un momento cruciale della propria carriera, e lo fa con un’onestà e una semplicità cristalline, coerentemente con il suo profilo da antipersonaggio per eccellenza. Per capire meglio l’opportunità delle domande e il significato delle risposte, è utile contestualizzare l’evento sia da un punto di vista cronologico che artistico.

In quella primavera del 1979 Battisti è reduce dall’ennesimo successo discografico nazionale, l’album Una donna per amico (pubblicato nell’ottobre del 1978), ultimo capolavoro di un decennio irripetibile che lo ha visto dominatore incontrastato della scena italiana; parallelamente a ciò, è ancora cocente la delusione per il fallito assalto al mercato internazionale (con gli USA quali obiettivo principale) con Images (1977), progetto interessante ma minato da alcuni errori “strategici” e artistici che ne hanno compromesso la riuscita. Un Battisti diviso a metà, quindi: da un lato, una certa stanchezza e insofferenza per il suo “cronico” primato in Italia (lui sì, che è stato profeta in patria!), sensazioni negative aggravate dal progressivo deterioramento del rapporto umano e artistico con Mogol; dall’altro lato, il bisogno di nuovi stimoli e il sogno mai abbandonato di affermarsi anche all’estero, e quindi la volontà di riprovarci nonostante l’esito scoraggiante del primo tentativo. Pur impegnato, forse un po’ svogliatamente e senza troppa convinzione, nella realizzazione del prossimo disco in italiano (che ancora non ha un nome, ma che poi diventerà Una giornata uggiosa, 1980), che sarà anche l’ultimo con Mogol, Battisti ha dunque la mente rivolta altrove, e vuole valicare quella “SIEPE, CHE DA TANTA PARTE DELL’ORIZZONTE IL GUARDO ESCLUDE”. Ma non è solo questione di passare dalla lingua italiana all’inglese: attentissimo a tutto ciò che lo circonda, Lucio ha capito che anche la musica sta cambiando, e che l’incombente nuovo decennio degli Ottanta farà piazza pulita – aggiungerei “purtroppo”, sotto molti aspetti – di ciò che è stato finora. La tendenza è chiara: l’elettronica sta progressivamente guadagnando spazio a spese degli strumenti, e quindi dei musicisti. L’album E già del 1982, realizzato interamente con strumenti elettronici e computer, è la manifestazione più estrema di questa svolta radicale – che subirà però un’attenuazione nei successivi dischi “bianchi”, in cui gli strumenti torneranno ad affiancare l’elettronica -, ma non è da escludere che già in questo 1979 Battisti stesse elaborando le prime idee di musica “sintetica”, come potrebbe far supporre la frase riportata in apertura, riferita a certe nuove composizioni in via di sviluppo…

https://www.youtube.com/watch?v=u7viqMRP8lo

Grazie anche alle domande ficcanti e mirate di Fieschi, l’intervista ci restituisce fedelmente il Battisti di allora: evidentemente a suo agio e in pieno controllo, Lucio non si sottrae nemmeno alle sollecitazioni più spinose, mostrandosi invece affabile, ironico e a tratti perfino divertito. Molti i temi affrontati: la recente passione per la disco music e il tentativo di innestarne i ritmi nelle melodie delle sue canzoni (da questi esperimenti sono nati frutti come Ancora tu e Una donna per amico); l’irrisolta e affascinante dicotomia, nelle sue musiche, tra ambizioni artistiche “alte” ed esigenza di semplicità (le “canzonette”) per catturare il grande pubblico; la lucida autocritica sull’operazione Images, e la volontà/necessità di ritentare l’avventura estera sia per ragioni artistiche che commerciali (più sincero di così…); le motivazioni alla base del suo rifiuto, dal 1970 in poi, di esibirsi dal vivo; il difficoltoso rapporto con Mogol; il sentimento ambivalente nei confronti del cinema, forma d’arte che lo attrae ma lo lascia perplesso al tempo stesso; il nuovo album in preparazione (il già citato Una giornata uggiosa), sospeso tra richiami al passato e innovazioni.

Questo evento rappresenta senz’altro una testimonianza unica e affascinante, tanto nelle anticipazioni di ciò che accadrà (dalla risposta relativa all’argomento “Mogol”, Lucio lascia intendere che il sodalizio è prossimo alla fine…) quanto nelle affermazioni poi smentite dai fatti; mi soffermo brevemente su queste ultime, premettendo che tali contraddizioni, emerse col senno del poi, non fanno altro che rendere l’artista ancora più umano e vero (a chi non capita di cambiare idea nella vita?). Parlando del materiale per il nuovo album, Battisti descrive le liriche di Mogol come innovative ma semplici, perché insieme hanno deciso di evitare l’ermetismo, giudicato una facile scappatoia: ebbene, chiuso il rapporto con Mogol, Battisti si legherà proprio all’autore ermetico per eccellenza, Pasquale Panella, cantando testi a dir poco spiazzanti, ma dotati comunque di un loro fascino misterioso e sfuggente (mi vengono in mente brani capolavoro come La metro eccetera, L’apparenza, Le cose che pensano, Che vita ha fatto, Così gli dei sarebbero…). A proposito di Images invece, pur riconoscendone l’insuccesso, Battisti difende l’idea alla base del disco e afferma di essere più che mai deciso a insistere con l’inglese, non disponendo di alternative convincenti: ma del suo secondo e promettente album “straniero” Friends resterà, purtroppo, solo il singolo ufficiale Baby it’s you (Ancora tu)/Lady (Donna selvaggia donna), mentre le altre canzoni, di fatto tutte registrate, affioreranno solo in seguito nel circuito dei collezionisti e poi anche in internet (si possono facilmente trovare su Youtube). Saranno le sue ultime incisioni conosciute in inglese.

Anche la presente intervista è disponibile su Youtube (vedi link sopra); in alternativa, a beneficio dei collezionisti e degli amanti del materiale ufficiale, la si può ascoltare nel cd singolo allegato al libro Lucio Battisti L’autore L’artista di Fulvio Fiore e Primo Bonali (New Sounds, 1998). Esiste una terza opzione, per chi volesse leggere anziché ascoltare: l’intervista è riportata infatti nel libro di Francesco Mirenzi Battisti Talk. La vita attraverso le sue parole: interviste, dichiarazioni, pensieri (Mare Nero, 2002). Personalmente, consiglierei di fare questa scelta solo dopo aver effettuato l’ascolto: per un fan di Battisti non può che essere un enorme piacere poterne riascoltare la voce limpida e chiara anche in “forma parlata”, con quel timbro confidenziale e rilassante che ce lo fa sentire ancora vivo e presente, aumentando la nostalgia e il rimpianto per la sua prematura scomparsa. Una voce, quella di Lucio, che incanta anche quando non canta…

 Francesco Vignaroli

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