Piccolo Teatro Strehler di Milano, dal 4 al 9 giugno 2019
La gioia di Pippo Delbono è qualcosa di talmente grande che non può che fare male, come fanno male le grandi opere, i grandi sentimenti, i grandi amori, le grandi guerre, le grande scoperte, i grandi spettacoli. Come fa male l’arte quando nasce da un atto di pazzia, quella pazzia che l’Autore non riesce più a contenere e allora ne contagia gli spettatori, la gente, il cielo, le epoche.
La gioia, e la pazzia, come fiori intrecciati di una stessa ghirlanda, come le foglie che ricoprono i boschi d’autunno, come il mare “nostro che non è nei cieli”, come un clown triste che sorride, come una donna che balla il tango, come una compagnia di girovaghi, come un circo colorato, come un giardino rigoglioso, come un barbone che ha lasciato la strada, come mille barchette che solcano le acque in cerca di rifugio, come cumuli di vestiti naufragati sulla spiaggia, come Bobò, il sordomuto strappato da trentanni di manicomio ad Aversa, cui Pippo Delbono dedica lo spettacolo, in ricordo della loro lunga amicizia e collaborazione, ora che lui non c’è più.
Uno spettacolo di cui l’Autore è anche interprete, interprete che esce ed entra tra le composizioni floreali di Thierry Boutemy che piovono dal cielo come cascate, che recita poesie struggenti, che ci regala quel “sono guarito perché so di fare il pazzo” dell’Enrico IV di Pirandello, che ci racconta il dolore di chi ha tutto, o forse niente, che ricorda il suo Bobò con nostalgia e gioia.
Gioia e pazzia che ballano, cantano “don’t worry be happy”, che guardano gli spettatori con i loro occhi stupiti, fanciulleschi, semplici, con i loro costumi circensi, i trucchi esagerati, le magie che escono dal cappello.
La gioia e la pazzia del teatro, dell’attore, dello scrittore, dell’artista, di chi racconta storie, di chi le mette in scena, di chi ci fa sognare, dimenticare e ricordare, di chi c’ invita a “tenere stretta la gioia” perché il dolore arriverà appena l’avremmo lasciata andare, per cercarne una nuova.
Gioia e pazzia, e un velo di malinconia, pensando che tutto finisce, anche gli spettacoli come questo di Pippo Delbono che ci lascia però andare via leggeri, come se volassimo attaccati a un trapezio, com’era il suo sogno di bambino, ma con la certezza che lui non ci lascerà cadere, e che ci porterà per mano sul cammino verso la gioia, insieme a lui e a tutte le straordinarie creature del suo mondo teatrale.
Daria D.