Amicizia velenosa tra due grandi figure della Roma dell’età GIULIO-CLAUDIA e sarcasmo sulla Roma attuale sporca e di malaffare, in “Nerone vs Petronio”

Data:

Al Teatro Romano di Ostia Antica, il 30 luglio 2019

L’acume intellettuale e la profonda preparazione letteraria del commediografo Pierfrancesco Pingitore,insignito del titolo di commendatore della repubblica per meriti culturali con il premio d’una targa da parte dell’associazione dell’onorificenze, c’ha fatto riflettere sull’epico momento storico dell’incendio di Roma nel 63-64 e sullo scontro dialettico tra due personaggi indimenticabili di quel periodo: l’imperatore Nerone e ultimo della dinastia Giulio-CLAUDIA, a cui la madre Agrippina aveva fatto dare la successione dal padrigno Claudio al posto del figlio Britannico. Prima di essere uccisa per megalomania assolutista dal figlio,il pedagogo e filosofo Petronio,autore del più celebre romanzo dell’antichità il ”Satyricon” in cui “il parvenu” o borghese arricchito Trimalcione si fa beffa a cena di tre avventurieri o lestofanti, Encolpio, Ascilto e Giltone,che nel convivio vorrebbero umiliarlo volgarmente.Nella sala Regia,disegnata dalla scenografa e costumista Graziella Pera,Petronio con secca e limpida facundia oratoria non s’esime dal rimproverare al sommo ed altezzoso imperatore d’essere un poeta sgrammaticato e maldestro,un artista da strapazzo,un attore che fa chiudere le porte dei teatri perché la gente non esca prima e che i critici servili, adulano come fanno con gli attori sulla cresta dell’onda,e con gli amici,come avviene pure oggi a discapito di chi è agli inizio d’ormai vecchio senza seguito.A quel tempo a Roma il potente di turno ed i suoi fedeli sodali aristocratici rubavano,nella maniera della corruzione imperante di oggi in cui la città è pure sporadicamente linda e tersa,decentemente illuminata solo al centro, per disfunzioni dell’Ama ed Acea. Eppure i due tipi in questione interpretati con sobrietà e classica dizione asciutta a ”L’arbiter elegantiarum” da Luca  Biagini ed irriverenze,sprezzante,tronfia vanità comportamentale, con brucianti ed impietose frasi egolatriche,da Federico Perrotta erano stati compagni d’imprese e burle, con Petronio consigliere di Nerone ai tempi del buon prefetto Afranio Burro, insieme a Seneca e Lucano. Ora divenuto capo dell’amministrazione di corte il losco TIGELLINO erano cambiati ed i toni s’erano fatti bruschi e malinconici,minacciosi e pieni di paura per Petronio,che in quest’ultima cena e bevuta personale,non citata nella sua opera,ma da leggersi in metafora,era combattuto tra il fiele accumulato dentro e la primitiva simpatia per il dittatore,che aveva fatto dare fuoco a Roma addossando la colpa ai cristiani.Una minoranza eretica,a quei tempi,tuttavia vista la fierezza nelle risposte del capro espiatorio arrestato,Petronio aveva capito che quelle verità mistero sarebbero presto divenute realtà con Costantino e Teodosio,segnando la fine degli imperatori pagani. La stessa moglie di  Nerone in seconde nozze,la lussuriosa Poppea,che faceva il bagno nel latte d’asina,aveva paura d’essere tolta di mezzo,passata l’infatuazione per lei a causa della seduzione dell’efebo sporo, accusava i romani di non avere il coraggio di sopprimere l’imperatore biasimandolo solo a parole:brava e bella è stata Valentina Olla,che ha guidato il corpo di ballo in avvenenti ed aggraziate,leggere coreografie create da Valentina Pensiero sulla base delle più suggestive ed immortali canzoni e stornellate QUIRITI assemblate dai migliori lavori di Pingitore, tra cui: ”Te possano dà tante coltellate” e ”All’interno di regina coeli c’e uno scalino che se non Sali almeno una volta non sei romano”. Tra le colonne del palazzo s’aggira pure un grigio e celato personaggio ricordo che ricorda a Petronio che quella notte lui o l’imperatore deve morire, non c’è più spazio per entrambi, è uno stratagemma del perfido ed infido Nerone per scoprire la verità sul conto del suo maestro Petronio, sospettato di far parte della congiura di CALPURNIO Pisone. Si mulato lo spasmo tossico gastro intestinale e scoperta la verità, a PETRONIO non resta che attendere la morte come una piuma eterea che si disperde nel vento,mentre Nerone potrà continuare a cullare i suoi deliranti sogni di rinnovare la “gens romana” e ripristinare i valori degli dei,della patria e della famiglia.Vista la grande affluenza di pubblico,peccato che la rappresentazione sia stata unica nel teatro romano di OSTIA ANTICA che ha urgente bisogno di lavori di conservazione.

Giancarlo Lungarini

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