Luca Jurman, sostenitore del vero talento e dell’etica nel mondo della musica

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Luca Jurman: cantante, musicista, arrangiatore, attore, insegnante di canto, oltre che un grande sostenitore del vero talento e dell’etica nel mondo della musica. Il suo sogno? Partecipare a Sanremo…

Luca Jurman: cantante, musicista, arrangiatore, attore, insegnante di canto…ma cos’è la musica per te? Perché è tanto importante nella tua vita?

Cos’è la musica per me? La musica è la vita, è tutto. La musica è fatta di matematica, di fisica, di pensiero, di creatività. Tutto l’universo dal mio punto di vista è fatto di musica. Dalle emozioni, che sono musica, da tutto ciò che è matematico, che è musica. Io mi sono fatto tante volte questa domanda: ho provato a pensare di stare senza musica, ma non riesco. Ho avuto periodi in cui ho provato a rifiutare la musica per vedere se potevo fare altro nella vita e pensare per esempio a costruirmi una famiglia, perché il mondo della musica scombina i ‘normali equilibri’ di una famiglia, non hai orari precisi e hai bisogno di qualcuno che capisca questi ritmi, ma non ci sono riuscito ad abbandonarla, perché per me la musica è la vita.

Quali artisti hanno ispirato la tua musica?

Sono cresciuto in una famiglia particolare che, pur essendo umile, possedeva sia una cultura musicale sia una cultura generale abbastanza importanti e questo mi ha aiutato molto durante la crescita. Inizialmente mi hanno influenzato i gusti di mio padre e di mia madre. Mio padre amava la musica classica e il blues, ascoltava Haydn, Ray Charles e i Platters, mentre mia madre ascoltava Nat King Cole, quindi musica più romantica.

Ho cominciato a suonare il pianoforte a quattro anni e mezzo e ascoltavo musica classica; preferivo tra tutti Beethoven perché era profondo, era qualcosa di viscerale per me, era intenso, emozionale da vivere. E allo stesso tempo ascoltavo Ray Charles.

Poi sono passato ad ascoltare Stevie Wonder e sono entrato in quel mondo della soul music, dell’R’nB , del jazz.

Sono tante le persone, soprattutto tra i giovani, che ambiscono ad un futuro nel mondo della musica; ma forse, a volte, l’obbiettivo diventa la fama, a discapito della vera passione. Cosa ne pensi tu?

Esistono artisti e usurpatori d’arte. Il problema di oggi è delicato, perché c’è una disoccupazione giovanile talmente alta e i giovani sono talmente diseducati a guadagnarsi da vivere facendo anche i lavori più umili, come abbiamo fatto quasi tutti, che oggi sembra tutto dovuto e soprattutto i giovani pensano spesso di fare musica per tentare la carta della fortuna, come fosse un’alternativa, ma in realtà stiamo parlando di arti eccelse. È necessario avere talento e studiare tanto per diventare un professionista.

Ami la musica e ami insegnare tutto quello che hai imparato e che impari. Quali sono i requisiti che ogni insegnante di canto dovrebbe avere?

Secondo me un insegnante di canto dovrebbe avere una preparazione didattica e psico-didattica, un’attitudine all’aiuto vero, preparando l’allievo anche alle difficoltà che può incontrare lungo il percorso. Oggi troviamo tanti insegnanti che dicono ‘bravo, bravo, bravo’, quando non è vero e creano illusioni solo per non perdere l’allievo/cliente. Il docente non dovrebbe trattare gli allievi di musica come dei clienti, ma dovrebbe trattare gli allievi di musica come gli artisti del futuro e prepararli seriamente, così che l’allievo talentuoso possa eccellere. La didattica non deve essere legata alle necessità economiche.

Tra i cantanti di oggi, ce n’è qualcuno che secondo te potrebbe eccellere e che ti piacerebbe avere come allievo?

No, non c’è un cantante in particolare che mi piacerebbe avere come allievo, diciamo che gli artisti emergenti di oggi li vorrei tutti, cento o duecento non importa, a lezioni collettive in cui comincerei a far capire loro cosa vuol dire veramente impegnarsi per la musica e per il pubblico. Ci sono troppi finti artisti e troppe persone talmente piene di sé che, solo perché hanno venduto qualche disco, pensano di essere dei fenomeni, ma il fenomeno è chi lascia un segno nella storia.

Alcuni allievi li ho voluti, ma non si sono presentati neanche a scuola, pur avendo offerto loro la borsa di studio, e parlo di qualcuno che ho anche affiancato durante il suo percorso di ascesa mediatica. Se potessi tornare indietro, forse alcuni errori di valutazione personale non li farei. Io ho sempre aiutato il talento, ma il talento non sempre risiede nelle persone con buoni principi e quindi aver faticato tanto per aiutare qualcuno che è arrivato al successo, ma poi non è stato capace di portare avanti l’etica come artista, preferendo il successo, la fama e i soldi, che spesso fanno male.

Gli artisti, in senso lato, usano l’arte per comunicare. Pensi che l’arte, e quindi la musica, possano avere un effetto positivo sulle persone? Non solo a livello di emozione, ma anche di pensiero.

L’arte nasce per comunicare le emozioni e per farle vivere alle persone. L’arte ha l’obbligo di far star meglio le persone e la musica ha la capacità di far evocare emozioni e sentimenti, rabbia e angoscia come serenità e gioia. Può fare tanto per il bene delle persone ma, se usata male, può fare tanto anche in senso negativo. L’artista ha una grande responsabilità.

Su quale palco, dove ancora non ti sei esibito, ti piacerebbe cantare?

Mi sono esibito su palchi importanti insieme a grandi artisti internazionali ma, per una mia questione personale, mi piacerebbe partecipare a Sanremo.

Ho provato a mandare dei brani molto importanti, ma mi hanno sempre dato delle risposte davvero ridicole. L’ultima risposta che mi diede la commissione è che il mio volto era troppo televisivo, ma a Sanremo io vedo tanti volti televisivi, e non sono sempre propriamente cantanti. La verità è che credo di essere considerato molto scomodo.

Passando a tutt’altro argomento, la tua passione per lo sci, ma soprattutto la sensibilità verso i bambini con disabilità fisiche, ti hanno portato alla creazione della Nazionale Artisti Ski Team: ci racconti in che modo aiutate i bambini?

I bambini fisicamente disabili, così come le loro famiglie, spesso perdono la speranza che possano avere qualche sbocco nella vita, così ho deciso di fare qualcosa di diverso, di utile insieme alle persone che mi hanno appoggiato.

Ho fondato la NAST (Nazionale Artisti Ski Team) per contribuire a creare un futuro per questi bambini con disabilità, un futuro lavorativo nello sport agonistico.

Una mattina di Capodanno sono andato a sciare, non c’era nessuno e a un certo punto ho sentito questa risata fortissima che echeggiava, mi sono fermato e ho visto un bambino che passava con questo ‘guscio’ (un sedile avvolgente, posto sopra un mono sci, su cui la persona disabile si siede e, guidata da un maestro, può scendere dalle piste e risalire con lo skilift in tutta sicurezza). Questo bambino rideva come un matto e si sentiva per tutta la valle. Da lì ho cominciato a pensare al progetto, ho fatto un po’ di ricerche e ho visto che non c’era niente rispetto all’idea che volevo realizzare.

L’idea è di costruire la ‘casa dei sogni’, un posto dove poter ospitare i bambini a rotazione da tutta Italia, far provare loro gli sport sulla neve per quattro o cinque giorni, trovare qualche talento e poi farlo crescere fino all’età di 16/17 anni per farlo assorbire dalla Federazione Sportiva Paralimpica con cui siamo gemellati e di cui abbiamo il patrocinio.

Ma per realizzare il progetto abbiamo bisogno dei fondi necessari; per ora organizziamo due camp all’anno di una settimana ciascuno e selezioniamo i talenti tra i bambini che partecipano.

Il prossimo camp si terrà dal 19 al 25 gennaio 2020 a Pinzolo.

Sabina Filice

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