E’ in scena a Milano, al Teatro Nuovo, una nuova produzione in apertura di stagione: l’Esorcista, trasposizione teatrale del celebre film del 1973 diretto da William Friedkind. In un sito archeologico in Iraq viene trovata da un gruppo di studiosi presenti, tra cui Lankester Merrin, sacerdote cattolico anziano e malato di cuore, una statuetta che raffigura il demone Pazuzu. L’attrice Chris McNeil si trova invece a Washington con la figlia dodicenne Regan per girare un film: Regan trova nella casa che hanno affittato una tavola ouija e giocandoci evoca il demone Pazuzu, che la inganna dicendole di essere Capitan Gaio e di voler diventare suo amico. Da quel momento si susseguono episodi strani ed inquietanti: il suo letto si muove, da’ segni di squilibrio e fa cose di cui non si ricorda; i medici non capiscono quale possa essere la causa di questi problemi. Una sera Chris torna a casa e la trova vuota: aveva lasciato Burke, il regista del film e suo caro amico, a badare a Regan; l’uomo viene trovato morto, precipitato dalla scalinata accanto alla loro casa. Viene quindi consigliato a Chris di rivolgersi ad un esorcista: la donna, atea, è diffidente, ma alcuni terrificanti ed anormali comportamenti della figlia la inducono a rivolgersi a Padre Damien Karras, un gesuita ma anche medico psichiatra. Padre Karras incontra Regan più volte: inizialmente convinto che i suoi disturbi siano di origine mentale, si ricrede quando la sente parlare in latino e francese oltre che al contrario, e decide di chiedere l’autorizzazione per un esorcismo: il Vescovo la concede e sarà Padre Merrin ad eseguirlo, coadiuvato da Padre Karras. Il demone si oppone con forza e con ogni mezzo all’esorcismo: Padre Merrin viene stroncato da un infarto; Padre Karras, rimasto solo, ordina al demone di uscire dal corpo della ragazza e di prendere il suo: questi si impossessa del sacerdote e cerca di strangolare Regan, ma l’uomo resiste e riesce a gettarsi dalla finestra, uccidendosi, prima di poter fare del male alla bambina. Regan riprende così le sue normali sembianze e madre e figlia una vita normale.
John Pielmeier nel 2008 espresse il suo interesse a voler adattare ad opera teatrale il romanzo di William Peter Blatty, autore del libro da cui fu tratto il film: la prima mondiale è andata in scena nel 2012 a Los Angeles. La versione italiana è molto fedele al film, con qualche variazione dovuta ovviamente al fatto di non essere dietro una macchina da presa: in primis il suicidio di Padre Karras che si pugnala con un crocefisso e non si getta dalla finestra. Diretta da Alberto Ferrari, vede un cast di solo otto attori: una bravissima Claudia Campolongo è Regan, incredibilmente realistica e nel ruolo: sua anche la voce del demone, naturalmente modificata digitalmente in uscita. Un mito del cinema italiano, classe 1935, Gianni Garko, è un fantastico Padre Merrin, intenso e coinvolgente. La madre di Regan, Chris, è Viola Graziosi, Padre Karras Andrea Carli; completano il cast Jerry Mastrodomenico (Burke), Massimiliano Lotti (Dottor Klein – Vescovo), Michele Radice (Dottor Strong) e Simone De Rose (Padre Joe). Un livello tecnico attoriale molto alto, mai un cedimento o un calo di tensione: gli stati d’animo sono protagonisti e gli attori ne sono assolutamente interpreti eccellenti, riescono a tenere il pubblico in ansia e con il fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto, con effetti speciali, specialmente sonori, veramente efficaci. Una storia di fede, tra l’altro ispirata ad una storia vera, non facile da portare in scena dopo un film cult così. Da vedere.
Chiara Pedretti