La sceneggiatura porta sullo schermo la vera storia di Andrea Antonello e del proprio figlio autistico Franco che hanno fatto insieme un lungo viaggio in moto in Sud America; una storia già narrata da Fulvio Ervas nel suo romanzo”Se ti abbraccio non aver paura” edito da Marcos Y Marcos . Il film diretto da Gabriele Salvatores è ambientato invece a Trieste, in Croazia ed in Slovenia.
Vincent (Giulio Pranno) un giovane affetto da autismo vive con la madre Elena (Valeria Golino) e con il padre adottivo Mario (Diego Abatantuono). Già questi personaggi esprimono tutto il loro amore : la madre, che ha concepito il figlio ed ha deciso di tenerselo benché abbandonata subito dal compagno Willi ( Claudio Santamaria), ed il padre adottivo Mario, che ha accettato questo ” folle amore”come se fosse un proprio figlio naturale. Subito nelle prime scene del film , Salvatores riesce in maniera eccezionale ad esprimere con immagini forti e poetiche al tempo stesso la sindrome autistica che modifica le capacità espressive di Vincent ma non il suo amore per i propri cari. In questo precario equilibrio irrompe una sera Willi, padre naturale del giovane e bravo cantante , conosciuto ormai in zona come ”il Modugno della Dalmazia”, semplicemente perchè al termine di un concerto, strafatto dall’alcool, sente e ricorda un amore mai conosciuto che ora vuol vedere per colmare le proprie lacune affettive. Willi non sapeva però della situazione del figlio, ma il caso lo porterà ad iniziare un rocambolesco viaggio con Vincent seguendo il percorso balcanico della propra tournée canora. In questo modo i due avranno modo di conoscersi , di scoprire il grande amore che sono capaci di esprimere , ciascuno a modo suo, condividendo situazioni ambientali talvolta violente ma sempre cariche di amore. Basta ricordare la figura di Dragan (Daniel Vivian) o le giovani ragazze con le quali Vincent tenta i primi approcci sessuali.
Fotografia eccezionale, ritmo equilibrato e musiche coinvolgenti trasportano i buoni sentimenti degli spettatori per quasi 100 minuti nei quali la grande interpretazione del giovane Giulio Pranno, alla sua prima importante prova cinematografica, permette di fare conoscere , finalmente, le caratteristiche della sindrome autistica che non spegne i cuori ma modifica e complica terribilmente la capacità comunicativa di coloro che ne sono affetti. La professionalità della Golino, di Abatantuono e di Santamaria è prorompente ma non offusca le grandi interpretazioni di altri personaggi minori. Primo fra tutti Dragan interpretato da Daniel Vivian.
Il titolo sarebbe più completo se posto al plurale (Tutti i folli amori) , perchè l’intero film è per Salvatores l’esaltazione e la consacrazione dell’amore espresso in varie forme, in diverse circostanze ed a varie età.
Una prova magistrale di un grande maestro del cinema. Forse mancano nel film contrappesi per non cadere nel ”troppo zuccheroso”.
Mauro Guidi