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Terapia d’urto criminale per risolvere il problema economico degli esodati nella commedia: ”L’ho fatto per il mio Paese”

Data:

Al Teatro de’ Servi di Roma, fino al 15 dicembre 2019

La fonte migliore per ispirare i testi teatrali è sempre stata la strada, come diceva il sommo Edoardo DE Filippo, in quanto questa offre una galleria di vicende reali e caratteri umani, come quelli che il commediografo C. Goldoni mise in primo piano nel ‘700 togliendo le maschere. Attraverso tali tipi lo spettatore può esaminare se stesso ed emendare i suoi aspetti negativi per correggersi con la risata ironica, ma pure migliorarsi per rispecchiarsi nelle virtù e risorse spirituali dei personaggi positivi. La vita suggerisce tuttavia spesso dei fatti da esorcizzare apotropaicamente e respingere con fiero sarcasmo, perché hanno inciso negativamente sul sociale e non debbono ripetersi. A codesta considerazione si sono ricollegati F. Freyrie, A. Zalone ed A. Cornacchione che hanno ricordato il fatto d’una famosa docente universitaria di Torino, ora andata in pensione, che ministro del lavoro al tempo del governo Monti mandò in pensione molti operai senza che questi ne avessero raggiunto i requisiti, per cui i definiti ”esodati” non poterono riscuotere né il salario e nemmeno il vitalizio d’anzianità ed un noto leader politico ne fece una feroce battaglia politica per abolire la legge dell’ex ministro. Questa storia adesso è stata trasposta in chiave comica e surreale con uno dei 180 lavoratori estromessi dalle loro mansioni, ma pensato quale un sequestratore che,approfittando d’un incidente capitato alla responsabile politica del ministero del lavoro, la sequestra ed in un garage insonorizzato vorrebbe che pagasse il misfatto leggendo un comunicato di sua colpa e scuse per i disoccupati. Egli è inviperito ed arrabbiato poiché ha la disdetta dell’affitto ed è in procinto di ricevere l’ultimo stipendio, cosicché vuole prendersi la rivincita sulla professionista prestata alla politica e sposata con un finanziere ricchissimo che si trova in MALESIA. Lui stesso la riprenderà mentre legge il documento “mea culpa”. Tuttavia ella scioccata per la disavventura, impaurita ed emozionata, non ci riesce e fa innervosire il suo sequestratore investito del ruolo di giustiziere in nome del ”suo Paese” gettato per parecchi sul lastrico economico.Sul più bello, dopo vari tentativi di ripresa,crolla il governo e la rapita non ha più alcun valore per cui  egli non sa che farsene di questo carico imbarazzante,però non può liberarsene alla leggera pena il rischio di essere denunciato ed allora tra i due comincia a sorgere un rapporto confidenziale ed empatetico. Si fanno conforto a vicenda al punto che lui separato dalla desolante e deprimente moglie, le legge  una lunga lettera dell’amante BARASILIANA che rifiuta un’esistenza di ripiego e di second’ordine, pochi confort, con lui e lei deve ammetterne la sincera ragionevolezza, dopo aver corretto gli errori dello stilato comunicato non più trasmesso, ma bisognosa d’affetto anche lei, per riempire il suo vuoto, gli promette che si continueranno a vedere il giovedì in palestra e lo raccomanderà ad una clinica privata per il suo diploma di infermiere.Straordinarie sono le interpretazioni di Cornacchione e della Baldini, mentre la regia della grottesca e brillante pièce è di DANIELE SALA.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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