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La bellezza gioiosa della scoperta della fedeltà ancillare come profondo amore nella commedia “Diamoci del tu”

Data:

Al Teatro Manzoni di Roma, fino al 23 febbraio 2020

Spesso viviamo a contatto con colleghi d’ufficio, ragazzi affidati alle nostre cure didattiche od applicazioni tecniche, senza conoscere del tutto le loro risorse umane e qualità intellettuali, spirituali, psichiche, che potrebbero rendere più ricco e fruttuoso il nostro rapporto, elevandolo dal piano puramente informale e di lavoro. Già nell’antica Roma l’ospitalità e lo studio dell’individuo che si rivolgeva ad un “patrono” come “cliens” erano sacri,mentre il servo che si rendeva benemerito con il suo ”dominus” diveniva dopo anni un” liberto” e l’affrancazione l’accresceva civilmente. Proprio tale studio dell’identità e delle virtù di chi c’è stato umilmente e laboriosamente vicino per lungo tempo senza nulla chiedere è il plot del romanzo del canadese NORM FOSTER, scrittore dell’ONTARIO e nel suo capoluogo a Toronto, che s’incentra sulla volontà d’un autore di buon successo di conoscere meglio la figura della sua segretaria che da 28 anni l’aiuta nelle pratiche della sua scrivania,rivedendone e dandogli degli utili consigli e giudizi di merito sui suoi testi, dicendogli tra l’altro che i primi erano più brillanti, fluidi, eleganti ed interessanti rispetto agli ultimi più noiosi. Inoltre la matura donna borghese svolge con solerzia i lavori domestici, tenendogli in ordine la casa e supportandolo moralmente, dopoché la frustazione e delusione sentimentale s’è abbattuta su di lui per il fallimento dei suoi tre precedenti matrimoni con donne poco attraenti fisicamente, procacciantesi amanti à gogo di cui gli ha fornito anonimamente per gelosia le prove e l’ultima sparendo presto in seguito alla dolorosa morte del loro giovane figlio.La discussione,che il romanziere sollecita una sera di pioggia impedendo d’andarsene e volendo avvicinare i loro due emisferi, si fa schietta, briosa e salace e spaziando su tutto, come sarebbe e già dovuto avvenire nei loro 28 anni di relazione speculativa in cui l’unica a guadagnarci veramente è stata lei aumentandosi ogni anno lo stipendio con enormi cifre; l’incomunicabile, arcigno e severo padrone di casa e di lavoro desidera finalmente dare un colpo di spugna al passato e stringere un contatto più vivo con l’unica donna che gli sia rimasta vicino. Così a poco a poco la fredda sera di novembre uggiosa si tinge di rosa e lei gli svela il suo cuore,che lui aveva sempre trascurato come se fosse un misantropo,nascendo il calore di qualcosa di nuovo ed inaspettato che dalla commovente e tarda felicità domani trasformerà le loro esistenze. La fiamma che ardeva sotto la cenere infine brucia. Pietro Longhi è un magnifico burbero benefico,mentre l’integerrima perpetua di manzoniana memoria è la dinamica e signorile GAIA DE LAURENTIS in abito nero da sera, mentre la regia della loro prima informale e poi tenera e dialettica è affidata all’oculata direzione del regista di stampo americano e cinematografico in dissolvenza ENRICO LA MANNA che è riuscito ad ottenere i diritti del testo dallo scrittore del paese simbolizzato dalla foglia d’acero,che ha promesso di venire a vedere l’adattamento in scena. Lo spettacolo è in scena fino al 23 c. m.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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