JARABE DE PALO: GRANDI SUCCESSI, GRANDISSIME EMOZIONI INDIMENTICABILI CON PAU DONÉS CIRERA 

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Lo scorso 9 giugno 2020 purtroppo all’età di 53 anni ci ha lasciato il cantautore e chitarrista spagnolo Pau Donés Cirera (Barcellona, 11 ottobre 1966) fondatore dei Jarabe de Palo, gruppo musicale che si affermò alla fine degli anni ’90. Tra i primi brani di esordio e che hanno fatto conoscere questo gruppo c’è in primis “La flaca”. E come non ricordare i brani “Bonito” e “Dipende”, cantate anche in versione italiana. Potremmo citare tanti loro successi, parlando di un gruppo musicale che ci ha regalato tante emozioni, anche in termini di messaggi utili alla nostra vita, soprattutto al tempo che viviamo. Dopo la scomparsa di Pau Donèse Cirera non ho scritto subito, perché volevo fare questo omaggio a lui e al resto del gruppo e non volevo scrivere parlando solamente di lui. Lo voglio omaggiare invece parlando di alcune sue canzoni, andando verso quel mio solito impegno di parlare di musica in relazione, connessione con l’essere umano. A modo mio cerco sempre di individuare un legame filosofico con l’uomo. La canzone e la musica sono anche questo. Quelle poi degli Jarabe de Palo raffigurano delle musiche e canzoni che guardano molto al nostro modo di pensare e agire nel nostro quotidiano. Nelle stesse c’è sentimento, dolcezza, ma anche uno sguardo spontaneo del fare da un lato, dall’altro, possiamo dire che c’è un invito a riflettere.
Quanto finora qui ho detto lo troviamo sopratutto in “Dipende” e in “Bonito”, ma prima di parlare di questi voglio parlare del nome di questo gruppo, anche perché a mio avviso il nome disegna un po’ il modo di far musica dello stesso. Di conseguenza, da dove deriva il nome Jarabe de Palo? Seguendo la traduzione ha un doppio significato nella lingua spagnola. Infatti “Jarabo” significa “Sciroppo” mente “Palo” significa “Bastone”. Mettendo insieme i due termini “Jarabe de Palo” viene fuori “Cura del bastone”. Intendo con questo indicare la cura della mente tante volte orientata a sviluppare e generare tante sciocchezze. Personalmente, non so come sia nato questo nome. Tuttavia, il solo nome “Jarabe de Palo” ci dice tanto sulle loro canzoni e musica. Brani volti ad illuminare la mente. Brani che ci conducono a riflettere, in un’esistenza in cui spesso la nostra facoltà razionale ci porta a elaborare concetti sciocchi e stupidi. Concetti che sono come dei bastoni, che noi esseri umani possiamo spezzare. Non so se a loro tempo Pau Donés Cirera e agli altri componenti che hanno fondato il gruppo, hanno fatto la stessa riflessione che ho esposto prima. Tuttavia, o è nato per caso o attraverso una precisa riflessione sulle loro canzoni, fatto sta che il nome “Jarabe de Palo” si abbina di preciso al gruppo. Ma a questo punto parliamo delle loro canzoni e in particolare di due loro successi: “Dipende” e “Bonito”.

“Dipende” è un brano che riflette su tanti concetti che fanno parte della nostra vita. Con “concetti” qui dobbiamo intendere il modo di vedere o concepire le cose. Infatti, il testo della canzone recita: “Lascia che il bianco sia bianco/Lascia che il nero sia nero/Lascia che uno e uno siano due/Quanto sono esatti i numeri/Dipende…”, parole che ci fanno comprendere che forse in molti casi non sempre conosciamo la realtà, poiché tutto dipende dal punto in da dove tutti noi guardiamo il mondo. Già il testo ci fa comprendere che forse siamo educati in un certo qual modo a cui siamo legati e da cui non ci stacchiamo o che è difficile farlo. Quindi siamo dei bastoni, però possiamo curarci. In un tutt’uno in cui ogni cosa, visione che abbiamo della vita la possiamo trasformare e cambiare e tutto dipende dal punto in cui guardi il mondo. Insomma, ogni cosa della vita appartenente al nostro vissuto dipende dal quel punto da cui guardiamo il mondo. E la canzone diviene così un inno alla vita. In un contesto in cui non c’è un qualcosa di buono o di non buono, poiché tutto dipende da come lo vediamo o lo guardiamo. Incontriamo un momento sconforto o scoraggiamento in cui non sapiamo come affrontarlo? – Ebbene, tutto dipende da come guardiamo il mondo dal nostro punto di vista. E se noi riflettiamo sulla nostra vita, spesso ci capita di guardare una nostra data situazione con un certo punto di vista. Ma se dopo cambiamo il nostro punto di vista, allora vediamo quella situazione in un modo diverso. Di conseguenza è vero che tutto dipende dal punto di vista in cui guardi il mondo. Una riflessione del genere la possiamo fare anche sul periodo storico che stiamo vivendo. Questo può essere affrontato sia con buonsenso umano, attraverso la riflessione, ma sopratutto da quel punto di vista da cui guardiamo o vediamo il mondo.

L’altro pezzo citato è “Bonito”. Anche questo molto forte, che a mio giudizio ha un contenuto molto significativo e importante. A mio parere, ci troviamo di fronte a un testo scritto in un momento in cui non c’è solamente il disegno di una quotidianità, ma anche il vedere e osservare il mondo, soprattutto l’uomo che va verso la direzione sbagliata. Una direzione in cui l’essere umano ha bisogno di curare qualcosa. Quel qualcosa che egli ha perso, non solo la direzione o giusta via, ma prima di tutto il cuore umano. “Bonito” disegna o descrive che tutto è bello da un lato e dall’altro vi è anche un bello che sembra tale… senza sapere se lo è veramente o meno. La stessa è una canzone in cui si apprezza la vita: la mattina, il giorno, il mare e così via, così come è bello anche quello che possediamo, come un letto… tutto è bello o “Bonito”, anche le cose che vanno male. Ogni cosa lo è. Il tutto in un contesto in cui in termini di tonalità sembra che questo gruppo ci voglio dire che spesso sottovalutiamo le cose, quello che ci circonda e quello che abbiamo o viviamo. Tutto sembra vissuto in modo superficiale, come se stiamo perdendo qualcosa. Pronunciamo la parola “bello”, ma in modo non autentico, ma superficiale, senza il cuore. Per fare un esempio, il concetto o idea di “Pace”. Se noi tutti apriamo un dialogo, il concetto o idea di “Pace” è un qualcosa di bello per tutti, non esiste nessuno per cui non lo sia. Eppure al di là del concetto e dell’idea del bello siamo anche pronti a fare le guerre. Insomma, ci si perde sempre qualcosa e questo qualcosa va curato o abbeverato. Nelle stessa canzone non mancano ovviamente l’apprezzamento delle cose fondamentali della vita, come l’importanza dell’amicizia, della qualità della vita e delle persone, delle belle persone. Quasi come a sottolineare che quello che ci fa stare bene sono proprio i rapporti, la consapevolezza che non esiste un solo individuo che non ha qualità e sopratutto che il livello più alto della qualità umana arriva solamente con l’unione, la parità e il prendersi per mano. Nella canzone c’è molto sentimento per la vita e verso l’umanità. Questo è ciò che io vedo in tutte le canzoni dei “Jarabe de Palo”.
Ci sarebbe tanto da parlare di questo gruppo musicale e sopratutto di Pau Donés Cirera, anche perché quando guardiamo un testo musicale non lo dobbiamo guardare solamente da un punto di vista di contenuto, ma anche dal modo in cui l’artista lo canta o meglio interpreta. L’interpretazione è fondamentale, forse ancora più importante del testo. È l’interpretazione che arriva e non il testo. Nella stessa troviamo i messaggi autentici che l’artista ci vuole donare. Personalmente, spero che gli Jarabe de Palo continuino il loro percorso musicale. Mi auguro che possano sostituire il loro capitano, e chi lo farà dovrà prendere in mano una grande eredità. Non dovrà entrare a far parte solamente del gruppo, ma dovrà anche e sopratutto farlo vivere, avvicinandosi al grande Pau Donés Cirera.
In conclusione, voglio ricordare che Jaraba de Palo hanno cantato in italiano i due brani “Bonito” e “Dipende” e tra l’altro vi sono state delle versioni degli stessi cantate insieme a Lorenzo Jovanotti. Non possiamo dimenticare il loro successo “MI PIACE COME SEI”, brano interpretato anche insieme a Niccolò Fabi e con Noemi. Un brano d’amore, che racconta l’importanza della donna, onorandola. Da ricordare il brano “LA QUIERO A MORIR”, cantata anche in italiano insieme a Francesco Renga. E come non ricordare la collaborazione con i Modà nella canzone “Come un pittore” e nella canzone “Dove è sempre il sole”, due grandi inni all’amore. E infine da ricordare che hanno accompagnato Fabrizio Moro al Festival di Saremo 2010 con la canzone “Non è una canzone”. Grandi successi, grandissime emozioni indimenticabili.

Giuseppe Sanfilippo

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