Sembra quasi impossibile che Occhio al cuore, in scena al Teatro Lo Spazio dal 28 al 30 maggio, sia nato dal corto vincitore della rassegna “Idee nello spazio 2020” nel medesimo luogo. Il testo di Emiliano Metalli, messo in scena dai bravissimi Mauro Toscanelli e Bruno Petrosino, inquieta e cattura allo stesso tempo trasportandoci nella mente del giovane, emulo del racconto di E. A. Poe (Il cuore rivelatore) da cui ha tratto ispirazione, ma lo fa con una tale accuratezza di espressioni attoriali e registiche che si fa fatica a pensare che sia nato da pochi minuti di rappresentazione. Occhio al cuore è un viaggio nella mente di un povero ragazzo in manicomio, alle prese con immagini e ricostruzioni di un passato sfociato nella tragedia. Tre quadri, tre momenti di grande intensità, quasi una distopia al contrario, una destrutturazione narrativa che troverà l’epilogo nel quadro finale, quello in cui si omaggia decisamente il testo ispiratore di Poe. Ma aldilà di ogni considerazione, sono le interpretazioni straordinarie dei due attori in scena a riportarci con tutti noi stessi in teatro. Mauro Toscanelli, anche regista, nei suoi tre personaggi del macellaio, del travestito e della madre è entusiasmante, da tempo non vedevo una tale intensità in un attore anche negli sguardi, nei momenti muti, eccezionale. Bruno Petrosino non è da meno, il suo personaggio assume contorni caratterizzati da una semplicità che fa tenerezza, per arrivare al buio in cui si perde definitivamente nelle sue ossessioni, con un magistrale utilizzo del corpo che rimanda al “corpo poetico” del metodo Lecoq. Nell’insieme, qualcosa di travolgente.
Occhio al cuore non è uno spettacolo semplice, non è banalmente una storia di pazzia, ma è una rappresentazione ricca di dettagli, un lavoro accuratissimo sugli attori e sulla regia, molto bella anch’essa. Uno spettacolo che spiazza, costringe a pensare, attrae e respinge, disturba ma rende partecipi. Difficile chiedere di più.
Paolo Leone