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A Verezzi, “Corto Maltese” e “Sogno di una notte di mezza estate” / Recensione di “Pigiama per sei”

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Savona. Al 55° Festival di Borgio Verezzi, venerdì 6 e sabato 7 agosto sarà di scena “Corto Maltese – La ballata del mare salato” da Hugo Pratt. Il noto personaggio dei fumetti per la prima volta prenderà vita su un palco teatrale, sotto la regia di Igor Chierici e Luca Cicolella, che calcheranno anche le scene al fianco di Caterina Bonanni, Marco Gualco e Matteo Palazzo. Una pièce connotata fortemente dalla musica (non a caso è il titolo scelto per rinnovare la collaborazione con il 58° Festival di Musica da Camera di Cervo, nell’Imperiese) e a eseguirla dal vivo saranno Edmondo Romano, Luciano Ventriglia e Andrea Scarzi (inizio degli spettacoli alle ore 21.30).
A seguire, martedì 10 e mercoledì 11 agosto una nuova prima nazionale sulle vicende celeberrime di due coppie di innamorati: “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, con Jurij Ferrini (nella foto) regista e attore, e la sua compagnia di giovani ricchi di talento: Paolo Arlenghi, Maria Rita Lo Destro, Agnese Mercati, Chiara Mercurio, Federico Palumeri, Stefano Paradisi, Michele Puleio e Rebecca Rossetti.
Nell’attesa, ritorniamo a “Pigiama per sei” di Marc Camoletti, in piazzetta Sant’Agostino il 2 agosto, una pièce che si apre con Robert (Antonio Cornacchione) che è stato invitato a passare un week-end nella villa di Jacqueline e Bernard (Laura Curino e Max Pisu). Scopriamo subito che lui è l’amante di Jacqueline… ma da lì in poi le cose si complicano. Dovrà adattarsi, suo malgrado, a farsi dire “Micio-micio” dall’amante (ipotetica) del cornificato (a sua volta traditore), nella realtà donna di servizio (Rita Pelusio), perché l’amante (quella vera, Roberta Petrozzi) sarà costretta a occupare lo spazio libero della donna di servizio. Già spiegarlo così è una fatica… ma quale meraviglia riuscire a mettere nero su bianco un testo del genere!
Detto da una che non sa neppure raccontare una barzelletta (volendo ci provo anche, ma poi non ride nessuno), per un’ora e cinquanta le risate del pubblico in sala hanno accompagnato lo svolgersi della trama, assistendo a un variopinto caleidoscopio di ruoli e situazioni: l’amante che diventa zio e poi ritorna amante, solo per fare un esempio, ma meglio ritorni subito zio se no il marito della donna di servizio (Rufin Doh Zeyenouin) si arrabbia, oppure gli equivoci che nascono per donne che portano lo stesso nome di Brigitte… Ma quanta differenza c’è fra le due figure! Tanto sofisticata ed elegante l’una (giunonica Petrozzi), quanto sempliciotta l’altra (come non ricordare Pelusio quale vivace e accattivante “Morchia”, riserva delle Winx, a Colorado?).
“Uno spaccato impietoso della vacuità che caratterizzava i rapporti personali nel pieno degli anni ’80 in cui il testo è nato, ma che non è migliorata ai nostri giorni”, così presenta lo spettacolo il regista Marco Rampoldi, felicissimo agli applausi.
È vero: non è certo l’amore quello che porta a tradire in questa trama. Il denaro, infatti, scorre a fiumi. L’amante Brigitte indossa una pelliccia da ventimila franchi che le ha regalato Bernard, sfoggia un bellissimo completo di marca (altro regalo) e ora potrebbe farsi passare il broncio grazie, per cominciare, a un paio di orecchini di perla. L’altra Brigitte è un po’ dura di comprendonio, ma vedi che, con qualche bigliettone, capisce subito qual è la parte che deve recitare. Jacqueline scopre del tradimento del marito dalla ricevuta per la pelliccia, ma sembra più arrabbiata del fatto che a lei abbiano regalato solo dei guanti di pile…
E se tutti tradiscono tutti, per finta o per davvero, prima o poi il gioco si dovrebbe chiudere! Macché, quando tutto sembra franare, ecco ancora il geniale Camoletti con l’idea brillante che rimette tutto in gioco.
I momenti più belli? La faccia di Pisu quando si trova di fronte una donna sconosciuta invece che la sua Brigitte o le porte in faccia con cui lo castiga lei, i tentativi di Cornacchione di svicolarsi dal ruolo di finto amante come vorrebbe l’amico e i suoi guizzi d’ingegno su parole che cascano a fagiolo, e che gli consentono di portare avanti il “gioco” , la freschezza di Pelusio mentre si “accorda” per la parte o quando usa toni volgarotti, le luci di Manuel Frenda nel turbinio finale, con i gesti degli attori al rallentatore.
Anche i costumi di Gianluca Sbicca rubano un applauso: Brigitte/Pelusio si è presentata con un completo da donna di servizio che, con pochi strappi, si trasforma in un appropriato abito da sera. Invece, l’applauso riservato alle scene di Nicolas Bovay lo mandiamo da qui: un lavoro perfettamente adattato al palco e curato nei particolari.
La foto di famiglia incorniciata, che vede sorridenti Jacqueline e Bernard, ritorna al suo posto quando marito e moglie scelgono di archiviare la serata come se le confessioni fossero un risultato dettato unicamente dalla gelosia. La “vacuità” a cui accennava il regista: matrimoni che stanno in piedi per convenienza e non per amore.
“Siamo a Verezzi?”, finge di stupirsi Cornacchione sotto i lunghi minuti di applausi che sanciscono il successo della serata, dopo che Pisu ha ringraziato il direttore artistico Stefano Delfino e il paese per l’ospitalità. Momenti comici sino alla fine.

Laura Sergi

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