Incandescente “Nabucco” di Riccardo Muti

Data:

Al Deposito della Fondazione Prada di Milano, 14 dicembre 2021

Vibrante serata, martedì 14 dicembre al Deposito della Fondazione Prada di Milano, incorniciata da un ricco parterre: oltre ai padroni di casa Mariuccia Prada e Patrizio Bertelli, erano presenti il Sovrintendente della Scala Dominique Meyer, Roberto Bolle, Dario Franceschini, Mario Monti, Livia Pomodoro, Andrèe Ruth Shammah, il Ministro dell’Istruzione Bianchi… L’intenso percorso di prove e lezioni su Nabucco di Giuseppe Verdi, scelto come materia di studio, iniziato il 4 dicembre dalla Riccardo Muti Italian Opera Accademy, ha trovato magistrale “ricapitolazione” – come ha tenuto a sottolineare nella sua breve presentazione – di un Corso sul rapporto tra musica e interprete. Non una scontata presentazione dell’opera verdiana, bensì un compendio consegnato ai giovani di oggi, futuri artisti di domani, di un’ esecuzione in forma di concerto sotto la direzione del Maestro. All’interno del cosiddetto Deposito di Fondazione Prada, inizialmente il pubblico non sembrava far molto caso alla presenza degli orchestrali ma, dopo meditata attesa, si è presentato sul podio Riccardo Muti, con l’immutato piglio che lo contraddistingue. Il silenzio, allora, si è fatto di profonda attesa: solenne e grave, oserei dire. Dopo rapida premessa – quanto sicura e chiara negli intenti -, sulla volontà che anima il suo impegno didattico e culturale verso l’educazione musicale delle nuove generazioni, erede di una gloriosa scuola direttoriale rispettosa interprete del Teatro verdiano, il Maestro Muti ha prontamente raggiunto il podio. Sin dalle prime battute si è reso manifesto, a conferma di quanto già noto, il suo carisma musicale e culturale, valore aggiunto che solo i fuoriclasse possiedono. Il gesto direttoriale si è fatto sintetico come quello dei vecchi Maestri, espressivo ed evocativo. Le sue dita, emanazione estrema della mente e del suo pensiero, hanno articolato con vigorosa ieraticità il flusso sonoro, posandosi spesso sulla bocca alla ricerca del ritmo e del significato dell’inaccessibile, che risiede nella parola e nella musica. Una tensione magnetica avvolge lo spettatore, attraverso una gestualità sempre finalizzata e ritrova una morbidezza orchestrale dalle tinte accorate oppur drammatiche e, pur con un riverbero delle voci, coglie l’importanza data alla parola. Quanto “Teatro” anche in uno spazio non ideale, a dimostrazione che non c’è allestimento cervellotico che tenga, a suscitare nello spettatore l’evocazione di vicenda e stati d’animo! Quanto intensa la perorazione “religiosa” iniziale, profondamente autentica. Il canto di Ismaele, tenore fiero nella sua giovanile baldanza e quello di Zaccaria avvolgono lo spazio fisico, ad onta delle limitazioni dette sopra. Ecco poi Fenena, che ammalia con il prezioso timbro brunito per passare allo “stupore e alla sorpresa” fisicamente colti in orchestra, all’ingresso vocale di Abigaille.  Imperiosa nonostante alcune asperità, ma godibile nella bella arcata sonora e negli accenti fieramente scolpiti, la fanno credibile interprete di un ruolo vocalmente scabroso. La preghiera di Zaccaria, resa in toni sommessi, regala uno dei momenti di forte intensità. La direzione di Muti si trasfonde poi in toni elettrizzanti che galvanizzano tutti, ascoltatori compresi. Il baritono che interpreta Nabucco trova toni imperiosi e minacciosi: si percepisce nel canto e nell’orchestra, lo stupore e terrore all’arrivo del tiranno usurpatore. Del paro tangibile il suo stato d’animo, quando si sente strappar la corona dal capo. Voce non imponente ma intelligentemente impiegata, tocca le corde del patetico nel duetto con Abigaille. Mirabile esecuzione del “Va pensiero”, soffio d’ipnotica magia che fa vibrare la platea. Accorati gli accenti di Nabucco, nel “Dio di Giuda”. Fenena si espande nella sua aria, mettendo in mostra la bellezza dello strumento vocale, e sfuma e smorza. Drammatica Abigaille nella scena finale, straziata dal rimorso e dal dolore, accompagnata da un sommesso accompagnamento orchestrale. Rigogliosa voce di basso profondo del Gran sacerdote di Belo, efficaci Abdallo e Anna.  L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, seppur con qualche difficoltà negli attacchi, ha trovato immediatamente la dominante vigorosa e brillante del giovane Verdi, mutando i propri colori in evocative gamme che vanno dall’espressivo, al lirico, al drammatico. Il Coro Cremona Antiqua, nella disagevole dislocazione della sala, che vedeva ben distanti tra loro voci femminili e maschili, si è reso compatto sotto il gesto fermo e deciso del Maestro. La compagnia di canto, giovane e non del tutto omogenea nelle singole qualità, vedeva il baritono Serban Vasile nel ruolo di Nabucco; il tenore Azer Zada, corretto Ismaele; Riccardo Zanellato, solido e ieratico Zaccaria; il soprano Gabrielle Mouhlen, in sostituzione di Anastasia Bartoli, quale Abigaille; Francesca Di Sauro, dal bel timbro mezzosopranile, era Fenena. Completavano il cast Andrea Vittorio Del Campo, Gran Sacerdote di Belo, Giacomo Leone, Abdallo e Vittoria Magnarello, Anna. Al silenzio finale, carico d’eccitazione e catarsi, ha fatto seguito un intenso applauso, grato quanto emozionato per le forti emozioni ricevute.

gF. Previtali Rosti

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