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L’ULTIMO DESIDERIO di Pietro Favari (tredicesima puntata)

Data:

A seguire la tredicesima puntata del romanzo di Pietro Favari.

TREDICESIMA PUNTATA

63

Emilia e Gaston sono seduti davanti a un televisore. Con il telecomando la press agent passa da un programma all’altro. Si sintonizza anche con L’ultimo desiderio.

Davanti a lei un bicchiere che riempie spesso da una bottiglia di cognac.

<<I veri divi oggi non sono i calciatori, gli attori, tanto meno i politici… Sono i cuochi. In televisione si vede soprattutto cucinare. Sarà perché il cibo è rassicurante>>.

<<Quando c’è>> dice Gaston. <<Al mio paese non ci servono le ricette. Ci serve il cibo…>>.

<<Se non vuoi andare a Ballando con le stelle, almeno potresti andare in televisione a cucinare qualche piatto del tuo paese>>.

<<Non so cucinare… Se va bene, mangio>>.

<<Ho capito. La televisione non ti convince. E’ vero ormai la vedono solo gli anziani, ma è un pubblico fidelizzato. Dovresti fare qualche apparizione… Hai pensato a degli slogan pubblicitari? Tipo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, “Passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole non passeranno”, “Io sono la via e la verità e la vita”. Naturalmente in varie lingue. Compreso arabo e cinese>>.

<<Io non ho parlato da me, ma il Padre stesso, che mi ha mandato, mi ha prescritto cosa dire e insegnare. Ed io so che il suo precetto è vita eterna. Perciò quanto io dico, lo dico come me lo ha detto il Padre>>.

<<E tuo Padre è un ottimo copywriter. I suoi sono slogan veloci, orecchiabili ancora oggi. La forma regge, semmai sono i contenuti che sono sorpassati. “Ama il prossimo tuo come te stesso”… Ma ti pare verosimile? Tra l’altro non amiamo neppure noi stessi, figuriamoci gli altri. Guarda come abbiamo conciato il pianeta su cui viviamo… Il nostro non è amore, semmai è masochismo. L’unico amore sincero è quello per i soldi. E per Mammona, nel Vangelo è la parola usata per indicare il profitto, la ricchezza… Mammona, una grande mamma dalle grandi mammelle, che nutre però solo i ricchi e tiene alla larga gli affamati, i poveri>>.

<<Beati i poveri perché di essi sarà il regno dei cieli>>.

<<Ecco un altro bello slogan! I poveri da noi aumentano sempre di più, lo sai?

Dunque invaderanno il paradiso. Siete in grado di accoglierli tutti? E li accoglierete come clandestini o come profughi?>>.

<<Da voi la povertà da sola non basta per avere il diritto di asilo, ne sappiamo qualcosa io e i miei compagni. Bisogna scappare da qualche guerra, ma non è guerra anche lottare contro fame e povertà?>>.

64

E’ una bella giornata di sole.

Carlo passeggia in una crosa, viottolo stretto delimitato da muri di pietra e alberi che scende dal quartiere residenziale di Albaro.

Va poi in Corso Italia dove si ferma a guardare il mare. Poi lentamente scende la discesa che porta a Boccadasse.

Raggiunge la porta di una casa da pescatori e suona il campanello.

Aniello, un signore sulla settantina, apre la porta e accoglie con calore Carlo. Sono vecchi amici.

Aniello fa entrare Carlo parlando con un po’ di accento napoletano.

<<Finalmente sei venuto a trovarmi!>>.

<<Che bella casa ti si fatto, a Boccadasse…>>.

Carlo entra e Aniello chiude la porta.

La casa è arredata con mobili ottocenteschi genovesi.

Si siedono in salotto. Aniello visibilmente felice parla con Carlo.

<<Sono un poliziotto in pensione, ormai. Qua mi pare il posto ideale per riposare>>.

<<Non sei tornato nella tua Napoli?>>.

<<Oua mi sun zeneize!>>.

<<Bella casa. Anche l’arredamento mi sembra in stile genovese>>.

<<Infatti. Ma come va la tua attività? Non avrei detto che saresti diventato un poliziotto, sia pure privato, quando ti arrestai, tanti anni fa…>>.

<<A quei tempi ero un contestatore, ero un ribelle. Adesso mi sono rassegnato. Sono andato in pensione anch’io. Eppure ci sarebbe da ribellarsi ancora. Pensa all’arrivo dei migranti… A questo proposito volevo chiederti consiglio… Sto cercando una ragazza minorenne, africana…>>.

<<E pensi che riuscirai a ritrovarla? Te lo auguro, ma non credo… Sembra che sia inevitabile che i migranti spariscano, soprattutto se sono minori e non accompagnati. Forse dovresti rivolgerti proprio a qualcuno della malavita… Sei ancora amico di quel tuo vecchio compagno di università? Ha fatto carriera, lui. Nella mafia…>>.

65

Maria entra nell’ufficio di Marco. Si siede davanti a lui.

<<Allora, che succede oggi?>> chiede Marco. <<Altre lamentele da parte dei tuoi protetti per i danni al centro che loro stessi hanno provocato?>>.

<<Non fare dello spirito. Tu sai bene chi è il responsabile degli scontri… Piuttosto sono preoccupata per Marion>>.

<<Per chi?>>.

<<Marion, quella ragazzina del Congo. E’ sparita da tanto tempo, ed è minorenne…>>.

<<Sai quanti migranti minorenni sono arrivati da noi?>>.

<<Lo so. Circa ventimila>>.

<<Senza genitori, senza documenti, perfino senza impronte digitali. Ci pensa qualcuno a limare i loro polpastrelli per non farli identificare. E circa seimila sono spariti senza lasciare traccia. Immagino che ti sarai chiesta dove finiscono…>>.

<<Per questo sono preoccupata. Finiscono in brutti giri: prostituzione minorile, lavoro nero, accattonaggio, adozioni illegali…>>.

<<E nel mercato degli organi. Materia prima a basso costo, con un buon rapporto tra qualità e prezzo. Con i soldi si compra tutto. Reni, polmoni, fegato, occhi, giovani e sani. Anche un cuore, se ti serve>>.

<<Marion ha diciassette anni. Potrebbe essere nostra figlia…>>.

<<Già, la figlia che tu volevi e che io non ho voluto. Me l’hai rinfacciato tante volte>>.

<<Marco, se avessimo avuto dei figli non ci saremmo lasciati…>>.

<<Per favore, risparmiami questi luoghi comuni. Non si fanno i figli per salvare un matrimonio…>>.

 

66

In una palestra Giulia Cristina, in tuta, sta pedalando su una cyclette.

Accanto a lei passa Giulia Maria, anche lei in tuta.

Le due amiche di mezza età si abbracciano e baciano con grandi effusioni.

<<Giulia Cristina?! Ciao, sono io…>>.

<<Giulia Maria! Sei proprio tu?… Che estasi! Ma è un’immensità che non ti si vede! Che hai fatto? Qualche lifting?>>.

Anche Giulia Maria sale su una cyclette e pedala in competizione con l’amica.

<<No, solo un break>> dice.

<<Cosa?>> Un auricolare che trasmette musica le rende difficile l’ascolto.

<<Sì, insomma, una pausetta>>.

<<E dove sei stata?>>.

<<Virgin Islands>>.

<<Cosa?>>.

<<Isole Vergini. Piccole Antille. Atlantico a nord, Mar dei Carabi a sud. Hai presente?>>.

<<Selvagge?>> chiede Giulia Cristina.

<<Guarda, quelle isole sono vergini come te e me. Ti faccio il quiz. Sai chi ti trovo in queste isole sedicenti vergini?>>.

<<Qualcuno che frequentiamo?>>.

<<Purtroppo sì. Il mio salumaio, in vacanza con la sua signora. E tutti e due in bermuda regolamentari. Che entrambi, in bermuda, sembrano proprio i prosciutti che vendono…

<<Non mi dire…>>.

<<Ti dico di sì. Che poi non capisco cosa serve vaccinarsi, stare tanto tempo in aereo, che il film che hanno proiettato l’avevo anche già visto, rimbambirsi con il jet-lag…>>.

<<Cosa?>>.

<<Sarebbe il fuso confuso. Dicevo, tanti chilometri per poi incontrare quelli che vedi tutti i giorni>>.

Giulia Cristina smette di pedalare e si asciuga il sudore.

<<Guarda che questo delle vacanze sta diventando davvero un incubo serio>>.

<<Non si sa più dove andare>> ribatte Giulia Cristina.

<<Sai che ti dico? Meglio il vecchio Portofino che in un paio d’orette ci arrivi e non occorre neanche la vaccinazione. Che io mi sono già fatta quella per la pandemia>>.

<<Pensa te se si deve tornare in vacanza a Portofino, come quando eravamo bambine! Da un lato fa ritorno alle origini. Come dire… Proust! Hai presente? La ricerca del tempo perduto. Però ti sembra anche un arresto evolutivo. Tutta colpa di questi salumai che te li ritrovi dappertutto… Altro che L’isola dei famosi !

<<Però ti ricordi? Nel ‘68 si voleva l’eguaglianza di classe…>>.

<<Ma vuoi mettere, quella era la classe operaia, metalmeccanici, cose così: impegnati, incazzati, muscolosi… Potere operaio, mica potere salumaio!>>.

Giulia Maria e Giulia Cristina scendono dalle cyclette, si asciugano il sudore e si avviano verso la sauna.

Tra i fumi si scorgono loro due avvolte negli asciugamani.

<<A proposito, che fine hanno fatto gli operai?>>.

<<Mah, non so… Non se ne sente più parlare. Pensa che la Giulia Lucrezia ai suoi tempi ne aveva anche sposato uno. L’aveva conosciuto ad un’assemblea… Bisognerebbe chiedere a lei, se si ricorda>>.

<<Poveretta, chissà che imbarazzo da quando il comunismo non lo vogliono più neanche i comunisti…>>.

<<Guarda, io sono dell’opinione che prima o poi tutto torna di moda, basta aspettare. Pensa te le nonne che ci hanno buttato via tutto il liberty, che poi abbiamo dovuto ricomprarlo a prezzi folli. Bisogna tenere tutto, che poi quando torna di moda ci ha già la sua bella patina d’antico che fa vissuto, roba di famiglia e non comprata dall’antiquario. Io per esempio ce l’ho detto alla Giulia Domiziana di non buttar via lo scaffale dei classici del marxismo che si era fatta quando si era iscritta alla Cattolica. Che poi lei per disfarsene li ha regalati alla vecchia tata. Che vuoi che se ne faccia quella che è iscritta a Forza Italia… Son tornati di moda i pantaloni a zampa d’elefante, figurati se non torna di moda anche il Marx…>>.

<<Senti, ma in quelle tue isole lì, hai incontrato solo i salumai?>>.

<<Per fortuna, no. Mi sono imbattuta anche nel professor Soccorsi>>.

<<Chi?>>.

<<Ma sì, dai, l’immunologo di fama internazionale!>>.

<<Cosa?>>.

<<Ma sì che lo conosci anche te. È quello che una volta era sempre in televisione a parlare dell’Aids>>.

<<Ah, quello! Ho capito…>>.

<<Dice che la situazione ora è sotto controllo…>>.

<<Ma cosa vuoi che ne sappia quello di Aids? Era sempre in televisione a farsi vedere oppure alle serate di beneficenza con la scusa di raccogliere fondi per i malati. E quando lo trovava il tempo per fare ricerca scientifica?>>.

<<Non è vero, queste sono malignità. Soccorsi si tiene informato. Per esempio legge scrupolosamente tutti gli articoli che gli scrivono i suoi assistenti prima di farli pubblicare con il suo nome sulle riviste scientifiche. Lui ci tiene alla sua firma. E poi segue tutto quello che fanno i suoi concorrenti. Sai, lui ci spera nel premio Nobel per la medicina…>>.

<<A lui dovrebbero dare al massimo il premio Ignobel, se non altro per quelle ignobili cravatte che si metteva quando andava in televisione!>>.

<<Che perfida che sei! Lui è uno scienziato, mica uno stilista. Ha un altro look. E poi Soccorsi ha chiesto aiuti proprio a noi>>.

<<A noi?>>.

<<Certo, a noi. Alla Fatebenesorelle, la nostra associazione benefica. Mi ha chiesto di organizzare qualcosina per raccogliere fondi a favore della ricerca sull’Aids>>.

<<Ancora! E cosa vuole? Una recita di beneficenza?>>.

<<Per carità! Quelle cose lì fanno tanto Dame di San Vincenzo! Anche la beneficenza deve pensare al proprio ritorno d’immagine, ti pare?>>.

<<Piuttosto vorrebbe farsi pubblicità in televisione su L’ultimo desiderio, sai, quel programma che realizza i desideri dei malati terminali. Una trasmissione adatta anche per i malati di Aids>>.

Giulia Maria e Giulia Cristina escono dalla sauna e si dirigono allo spogliatoio femminile. Le due amiche si tolgono gli asciugamani, aprono i rispettivi armadietti e si rivestono.

<<E allora?>>.

<<E allora io una cosa l’avrei pensata, anche perché mi pare che si intoni proprio bene con l’Aids ma anche con la pandemia… Qual è la cosa che, anche senza medicine, sicuramente previene il contagio?>>.

<<Non scopare e non bucarsi>>.

<<Ma no! Qualcosa di meno perentorio, di meno rinunciatario!… Il condom!>>.

<<Cosa?>>.

<<Ma sì! Il contraccettivo meccanico, il profilattico, il preservativo, il guanto, l’impermeabile, il gondone! Insomma, quello che serve per sentire quello che non si può dire!>>.

<<Che cosa hai in mente? Una distribuzione pubblica di preservativi? Mi fa tanto Asl…>>.

<<Ma figurati! Il preservativo come mezzo, non come fine. Pensavo piuttosto… a una orgetta! Di beneficenza, però! Dove tutti usano il preservativo a scopo dimostrativo: esse esse: sesso sicuro. Ovviamente mascherine per tutti, guanti da chirurgo e referto medico che attesta che non ci sono contagi. E per raccogliere fondi, noi signore per darla stabiliamo delle tariffe, come le professioniste. Insomma, facciamo quello che abbiamo sempre fatto, solo che questa volta ci facciamo pagare. Per beneficenza, s’intende!>>.

Le due amiche escono dalla palestra. Passeggiano tenendosi a braccetto.

<<Che idea divina! Non mi dispiace affatto, anche perché così di ridà un po’ di libidine al sesso. E lo scambio delle coppie, e le perversioni, e i social! Che ormai a rispondere a qualcuno degli annunci dei siti porno rischi di trovarti i tuoi salumai anche a letto, non solo alle Isole Vergini. Anche la trasgressione era diventata una cosa così qualunque!>>.

<<Pensiamo ad organizzarci, piuttosto. Dei preservativi me ne occupo io. Stessa sicurezza, doppia sensibilità!>>.

<<Io potrei pensare a cucinare qualcosina di afrodisiaco, l’astaco, per esempio. È un po’ caro, ma fa miracoli, anche con il Giulio Fernando, pensa te. Ho trovato la ricetta su Famiglia Cristiana…>>.

<<Pensi tu alla coca?>>.

<<Cola?>>.

<<No, coca e basta>>.

<<Un problema sono gli inviti. In questi casi è peggio che per le cene, si rischia sempre la gaffe. Magari metti vicini due che sono già amanti per conto loro e poi magari la moglie o il marito di uno dei due se la prende a male perché pensa che l’hai fatto apposta per sfotterlo>>.

<<Ma senti, io farei un po’ tipo cena in piedi che ognuno si serve per conto suo.

Ti pare?>>.

Passano davanti alla vetrina di un negozio di dischi. Le due amiche guardano la vetrina e poi entrano nel negozio. Si divertono a curiosare tra i cd esposti negli scaffali, mettendo in disordine.

<<Ma sì, hai ragione, forse è meglio una cosina non troppo formale… Piuttosto che tipo di musica metteresti?>>.

<<Che ne dici di Wagner?>>.

Mostra un cd di musiche wagneriane.

<<Troppo impegnativo…>>.

<<E l’Orchestra Spettacolo Casadei?>>.

<<Mah, mi sembra un po’ ovvio…>>.

Mostra un cd di musiche gregoriane.

<<Ho trovato! Il gregoriano… La religione funziona sempre in queste circostanze. Bene o male abbiamo tutti la nostra bella formazione cattolica>>.

<<Scusa, e Giulia Clotilde che è ebrea? Sai che lei ci tiene>>.

<<Mettiamo anche qualcosina di musica ebraica. Basta telefonare in sinagoga ed informarsi>>.

Giulia Cristina indica all’amica un poster di Tom Cruise.

<<E Giulia Matilde, che si è convertita a Scientology?>>.

<<Figurati, una conversione recente! L’inconscio è rimasto sicuramente cattolico>>.

<<Senti, chiedimi tutto, ma non di fare l’orgia a casa mia. Ho appena fatto cambiare la moquette, che mi è costata un occhio della testa, e quelle macchie lì non vanno mica via>>.

<<Ma scusa, se ti ho detto che è di rigore il profilattico, che macchie vuoi che ci siano?>>.

<<Se sei così sicura, facciamo a casa tua>>.

<<Ma vuoi scherzare? Altro che moquette, lo sai che in salotto ci sono i bukhara di famiglia che se mi si sciupano la genitrice mi muore d’infarto. E poi come faccio con i filippini? Cattolici come sono per queste cosa magari si scandalizzano e poi rischio di restare anche senza servitù>>.

Giulia Cristina si rassegna.

<<Ho capito, faremo a casa mia. Vorrà dire che metterò dei teli di plastica sulla moquette…>>.

<<Brava! Così sembrerà che anche la moquette si è messa il preservativo!…>>.

Escono dal negozio di dischi e riprendono a passeggiare. Si fermano davanti alla vetrina di un negozio di biancheria intima.

<<Che ci mettiamo?>>.

<<Mah, non so… Io ho un Versace nuovo che non ho ancora messo…>>.

<<Intendo sotto, l’intimo. Non facciamo che ognuna decide per sé>>.

Entrano nel negozio.

Giulia Cristina prende una guepière in esposizione e se la prova sopra il vestito.

<<Guarda queste guepières!… Divine, come quelle delle nonne… E poi ti risolvono anche il problema del punto vita…>>.

<<Aggiudicate. Potremo anche farci sponsorizzare dal negozio. Il ritorno d’immagine glielo possiamo garantire. Allora, alle guepières ci pensi tu?>>.

<<Anche alle calze nere?>>.

<<No, io le calze piuttosto le vorrei bianche. Ho ancora l’abbronzatura delle Isole Vergini e la calza nera sulla pelle abbronzata non mi fa il contrasto erotico>>.

<<Va bene, prendo anche qualche paio di calze bianche che fanno infermierina e così facciamo giocare al dottore anche il professor Soccorsi. Io invece vorrei travestirmi da viados, che ne dici?>>.

<<Ma sì, che tu sei alta e te lo puoi permettere, beata te>>.

<<Magari prendo anche qualche frusta, che quando abbiamo venduto la scuderia qualcuna deve essere rimasta. Fanno sempre comodo in questi casi>>.

<<Mi raccomando… Facciamo che va tutto bene, sai quanto ci tengo a fare una bella figura!>>.

<<Ma certo! Queste cose si fanno bene o è meglio non farle proprio>>.

<<E poi, ne va della nostra reputazione!>>.

Nell’appartamento di Giulia Cristina uomini e donne sono impegnati nell’orgia di beneficenza. Musica gregoriana in sottofondo. Alcuni dei partecipanti sono completamenti nudi e dediti a svariate pratiche sessuali, altri sono ancora parzialmente vestiti e chiacchierano tra loro, bevendo e mangiando disinvolti e come disinteressati a quanto accade.

Una voce infantile, accompagnata da un coro, canta.

VOCE BIANCA

Non è vizio e neppur perversione,

non son corna e neppure tradimento,

è inver una degna vocazione

del talamo nuzial l’assembramento.

CORO

Del talamo nuzial l’assembramento.

VOCE BIANCA

È un mirabil rito sociale,

l’union di sentimenti eletti,

allargar la cerchia maritale,

riempir d’amanti i propri letti.

CORO

Riempir d’amanti i propri letti.

VOCE BIANCA

Amor non è capital peccato

– credete a noi signore bene –

se con una folla è praticato:

non fiori ma opere di pene.

CORO

Non fiori ma opere di pene.

VOCE BIANCA

A Venere dea il sacrificare

i sopiti sensi presto ridesta,

in folta schiera membri soddisfare,

l’orgia schifar la noia t’appresta,

CORO

L’orgia schifar la noia t’appresta.

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