L’ASSURDO SURREALISMO D’UNA MATERNA ASSISTENTE SCOLASTICA AL TEATRO “VITTORIA”. IL REPERTORIO PARTENOPEO DEL “CAFE’ CHANTANT” RIVIVE CON LA SOUBRETTE “ROSY D’ALTAVILLA”

Data:

Dall’8 al 13 febbraio 2022 al Teatro Vittoria di Roma

Ancora una volta un essenziale testo teatrale concepito come un romantico e veloce atto unico è ambientato all’interno d’una scuola e ci consente di fare alcune considerazioni su questo complesso mondo didattico – pedagogico e  sociale, che sta vivendo un periodo confuso a causa delle disposizioni ministeriali sulle misure precauzionali contro il Covid e del  rapporto tra gli alunni con il bullismo d’alcuni ragazzi prevaricanti sugli altri, nonché con il corpo docente talora eccessivamente precario ed assente, tanto che sempre più spesso i Presidi sono costretti a ricorrere agli ex allievi ora universitari per le supplenze brevi. Nel lavoro ultimo che abbiamo osservato al “Vittoria” di Roma in Testaccio intitolato “ Rosy D’Altavilla” di Paolo Vanacore, che debuttò a Salerno nel 2018, ci troviamo di fronte ad un’umile, semplice, modesta e dimessa, in parte claudicante, bidella che, non avendo avuto l’incontro sentimentale della sua vita, non s’è formata una famiglia, non ha avuto l’affetto d’un figlio, finendo dunque per riversare tutto il suo lato umano e sentimentale sugli allievi dell’Istituto comprensoriale in cui esercita la sua funzione e specialmente nel Liceo, con i giovani che si confidano con lei magari più che con i propri docenti. Molto spesso trascorrendo i ragazzi gran tempo nei corridoi per indisposizione o per evitare le lezioni ed interrogazioni essendo impreparati, oppure per andare al bagno mentre gli assistenti li stanno pulendo ed igienizzando, si crea proprio questa simpatia ed il copione recitato da Carmen Di Marzo ce ne dà testimonianza attraverso il serrato legame istruttivo che s’instaura con Michele che esce continuamente dalla classe per recarsi al bagno, a tal punto che diventa sospetto e ciò non per l’uso di sostanze stupefacenti o per un losco giro, come in un primo momento l’assistente scolastica crede, ma perché furtivamente s’incontra con Tina al cui “filarino” i genitori sono contrari. La bidella Rosetta, quale vezzeggiativo melenso e toccante adotta l’autore, gli consiglia di portarla in uno di quegli scorci incantevoli di Napoli, in cui è posta la civile vicenda monologata dalla struggente Carmen la cui recitazione è ben accompagnata dalle musiche originali al pianoforte di Alessandro Panatteri e dal suono del flauto di Fabio Angelo Colajanni, quali il Vomero, Posillipo, Mergellina e Castel Sant’Elmo, facendole una tenera ed accorata serenata, similmente a quella di “Cyrano de Bergerac” di Rostand. Tuttavia questo è solo lo stratagemma per sdoppiare la personalità di Rosetta ed affermare che ella, secondo la dottrtina egiziana della metempsicosi o reincarnazione, non è altro che la riduttiva rinascita di quella che era una splendida ed affascinante cantante di “Café Chantant” di nome Rosy D’Altavilla che s’esibiva all’Eden ed aveva fatto innamorare il giovane Alfonso, che poi la Grande Guerra aveva portato via. Tanto prima come bidella indossa la trasandata e popolare divisa blu quanto nella sua in iniziale esistenza sfoggia uno splendido abito bianco con il quale ci fa soavemente ascoltare ben 13 canzoni celebri di quel primo quarto di secolo, che il maestro Panatteri ha collazionato insieme dopo una scrupolosa ed oculata ricerca dato che ora non si suonano più. La voce sublime di Carmen Di Marzo ce l’ha fatte bellamente ascoltare, anche se lo stretto vernacolo ne ha impedito talora la piena comprensione. Il suo sincero e profondo trasporto per Alfonso era rimasto anche dopo la sua dipartita, come avviene anche  a noi per la nostra cara ed amabile compagna coniugale d’una vita e ciò è tanto più vero se si pensa che molti esseri umani sposati, sia maschi che femmine, quando l’amore sessuale è stato elevato, magari pure consacrato da quello religioso ed oblativo alla maniera  del sacrificio  di Cristo per la Chiesa, durando più dei fatidici 25 anni per le nozze d’argento, non riescono a sopravvivere al dolore e vanno incontro alla morte, che non deve mai essere data ma sempre accolta avendo coscienza del proprio stato di salute e stando dunque vigilanti come ha ricordato il Santo Padre nell’Udienza Generale alla vigilia della 30°”Giornata del Malato”, è escluso naturalmente l’accanimento terapeutico,
coincidente con la ricorrenza della Madonna di Lourdes. Ha fatto bene pertanto l’autore Vanacore a dare al suo libretto romanzato, da cui la messa scena è stata desunta, il sottotitolo de “l’Amore
oltre il tempo”, anche se poi a lungo andare in cotale circostanza la sciantosa “soubrette” Rosy visse un altro sentimento per Lorenzo un industriale che non fu capace tuttavia di trasmetterle emotivamente e sensualmente le pulsioni ed i “ brividi” che le aveva comunicato Alfonso, per restare al tema dominante la 72° Edizione del Festival di Sanremo che ha riscosso un enorme “share” di Auditel nonostante la parodia sferzante che ne ha fatto ogni sera Francesca Manzini sul canale principale della Televisiva Rete avversaria. Comunque anche per siffatto Lorenzo, che l’aveva fatta stare nel comodo agio borghese, è rimasto un dolce ricordo ed ella immagina di riscoprirlo nel padre di Tina che Michele,  orfano della madre, è riuscito finalmente ad incontrare sotto la sua casa. Perciò un lavoro breve, ma ricco di pathos e spunti vitali interessanti che vi segnaliamo e che coloro che sono interessati al genere melodico e sentimentale con la rivisitazione strategica d’un’altra epoca potranno gustare al “Vittoria” fino a domenica prossima, in attesa dei previsti straordinari eventi spettacolari con  i  talentuosi Giobbe Covatta ed Ascanio Celestini a Marzo.

Giancarlo Lungarini

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