COLLETTIVA DI 13 ARTISTI INGLESI DELL’ULTIMO MEZZO SECOLO A PALAZZO CIPOLLA. UNA RICCA ANTOLOGICA DELLE LINEE DELLA TENDENZA MODERNA E SPERIMENTALE DELL’ARTE

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Le reti televisive ed i giornali non fanno altro che parlare della guerra d’aggressione della Russia di Putin contro l’Ucraina, che ci richiama quella dell’invasione della Polonia da parte della Germania il 1 settembre del’39 dopo l’accordo in agosto dei “protocolli” tra Ribbentrop e Molotov seguito alla conferenza di Monaco, questo accade anche per l’innalzamento del prezzo del carburante e delle bollette di luce e gas, che ha messo in discussione la nostra ripresa economica ed il PNRR. Questo ha allarmato la gente, tanto che qualcuno ha già pensato assurdamente di dover fare rifornimenti di vivande come durante la pandemia, pure perché qualche supermercato ha razionalizzato le merci, mentre per fortuna sta per finire il periodo dell’emergenza sanitaria e dal 1 maggio potranno essere tolte le mascherine anche al chiuso, nonostante qualcuno continui ingenuamente a portarle pure all’aria aperta. Se codeste sono le principali problematiche sociali, per fortuna v’è altresì la cultura per coloro che non vivono di solo pane e Roma in  questi giorni sta diventando un caleidoscopio di mostre che s’inaugurano a getto continuo nei vari musei, gallerie e spazi artistici. L’ultima per il momento ad essere dischiusa agli operatori culturali ed al pubblico d’intenditori appassionati è stata quella di Palazzo Cipolla promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, che ha raccolto in una splendida miscellanea di svariate tematiche socio – civili il meglio della produzione pittorica di 13 artisti d’oltre Manica che hanno fatto dell’antica capitale vittoriana il fulcro basilare della contemporanea espressività globale di più mezzo di secolo, partendo dal “boom” economico del ventesimo secolo per giungere ai nostri giorni. Non tutti naturalmente sono nati a Londra, altri vi si sono recati per la loro formazione artistica od in quanto era il meglio che la piazza offriva come possibilità per affermarsi culturalmente con i propri quadri. La città metropolitana albionica si sostituiva alla “Grande mela” per il suo fascino seducente e si ricollegava alla Firenze dei Medici del Rinascimento, che nel ‘500 aveva dominato per il progresso scientifico, fisico, politico e tecnologico il mondo, basti ricordare Galilei che s’era affiancato a Copernico, Machiavelli e Guicciardini. Perciò tutti hanno trasmesso con le loro realizzazioni artistiche l’eccezionale dinamismo evolutivo della metropoli londinese, a partire dal più anziano David Hockney fino al più giovane Idris Khan abbiamo una completa suggestione panoramica dell’anticonformismo artistico delle trasformazioni occorse e che ancora si stanno attuando nella capitale elisabettiana, che sembra in procinto di registrare anche il passaggio della corona dalla regina Elisabetta II al figlio Carlo ed alla discussa Camilla, con sullo sfondo la triste figura dell’amata e popolare principessa Diana che i figli con le loro incomprensioni non stanno onorando al massimo. Le opere iconiche sono state selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins dagli studi personali degli artisti, ma vi sono stati pure prestiti di prestigiose istituzioni mondiali, quali la Gagosian Gallery, la Goodman Gallery, la Victoria Mirò Gallery, la Sean Kelly Gallery, la Tucci Russi Studio. Logicamente il campionario delle tecniche usate è assai diverso, spaziando dalla pittura alla scultura, dalla ceramica alle foto della sofferenza della vita quotidiana alla videoarte e tutto ciò consente l’esposizione d’una miriade di temi e soggetti delicati, su cui riflettere: la comune vita giornaliera, il confino, il paesaggio, la politica e la religione, l’astrattismo informale, il paesaggio, la letteratura, la musica e l’invecchiare dell’essere umano con la testimonianza del superbo lampadario in luccicante marmo bianco, l’armadio dei medicinali per curarlo, le poltrone apribili con la siringa ed il giubbotto antiproiettile, che dà la sensazione dell’effimero e dell’esistenza sempre in bilico con la morte, come la recente scomparsa precoce di due ragazzi per arresto cardiaco mancando il defibrillatore, che tuttavia resta un aiuto  e non è un’assoluta garanzia di salvezza, conferma. Il presidente della fondazione avvocato Emmanuele ha tenuto a sottolineare come tale mostra s’inserisca nel solco di quella precedente di Quayola italiano di nascita, ma londinese d’adozione, per l’ampio sguardo a 360 gradi che la sua istituzione porta avanti dalla nascita, innestandosi nella matrice dello “Swinging London”, iniziando dai “Sixties” per arrivare agli ultimi artisti  più giovani : dal decano Hockney a Scully, da Kapoòr ai fratelli Chapman, da Hirst con  il suo ovale policromatico e fosforescente a Khan, tutti mostrano la vena ritmica e ribelle delle loro creazioni distaccandosi dalla consumata tradizione. Ogni corridoio riporta sulle parerti verdi delle mirabili e profonde didascalie che sottolineano la novità del progetto e la magia della straordinaria città situata sul Tamigi con il Big Ben .Ad Hirst si deve pure qualche pezzo più datato come il “Glen Matlock” del 1997 , che è quasi allineantesi con il vaso di ceramica di Grayson Perry del 1995 per dimostrare come il trascorrere del tempo non abbia cancellato la loro potente energia e brillantezza d’esecuzione. La sublime grazia dello stile e la ricercatezza formale, l’acuto spessore originale ed il pensiero vivace e concettuale che s’imprimono e sottendono questi lavori, ne fanno un autentico gioiello, imperdibile pure nelle ridotte dimensioni di circa 30 tele ad olio e manufatti, per il visitatore. Ci sarà tempo fino al17 luglio per visionare e gustare l’allestimento espositivo, che illustra la mutazione dei costumi e della civiltà albionica negli anni Sessanta con la chiusura delle miniere da parte della “lady di ferro” Margaret Thacer per lo sviluppo industriale; la sua osservazione permetterà di fare un paragone con la produzione artistica italiana di quel periodo, ritenuta apprezzabile all’estero tanto che il Ministero della Cultura Russo ha deciso di rimandare il rientro in Patria dei quadri di scuola eccelsa italiana, “in primis” rivendicati come ritorsioni alle sanzioni economiche stabilite rigorosamente contro Putin dagli Stati Uniti e dalla UE. Una “full immersion” in codesta Arte che si discosta dai canoni classici in nome della tecnica “naif” e stravagante, non schematizzata nella geometria spaziale e diversificata come materiale impiegato, non capita tutti i giorni e pertanto ne vale la pena, andando verso i tepori primaverili e la canicola estiva, con le lunghe giornate dell’ora legale ristorate dall’impianto areato del museo Cipolla.

Giancarlo Lungarini

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