Si terrà giovedì 26 e venerdì 27 maggio alle ore 21.00 al Teatro degli Impavidi di Sarzana lo spettacolo teatrale Tutto quello che sono, sviluppato dallo studio presentato con il titolo “Operine” nel settembre 2021, che vedrà in scena gli attori – detenuti della Casa Circondariale della Spezia.
L’opera è il frutto della quarta annualità del progetto Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza, promosso su tutto il territorio nazionale da Acri e sostenuto ad oggi da 11 Fondazioni di origine bancaria, tra cui Fondazione Carispezia.
Per Aspera ad Astra sta realizzando in 14 carceri italiane innovativi percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci. Ispirata all’esperienza ultratrentennale della Compagnia della Fortezza di Volterra, guidata dal drammaturgo e regista Armando Punzo, questa iniziativa ha dato vita a una rete nazionale di compagnie teatrali che operano nelle carceri e che condividono l’approccio e la metodologia di intervento. L’esperienza condivisa testimonia come sia possibile lavorare nelle carceri mettendo al centro la cultura, lasciando che essa possa esprimersi a pieno e compiere una rigenerazione degli individui, che possa quindi favorire il riscatto personale e avviare percorsi per il pieno reinserimento del detenuto nel mondo esterno. Ad alimentare e rendere fattibile questo progetto c’è un’inedita comunità, composta da diversi soggetti, coinvolti ciascuno con ruoli diversi: Fondazioni di origine bancaria, compagnie teatrali che curano la formazione, direttori e personale degli istituti di pena, detenuti.
Il percorso teatrale all’interno della casa circondariale “Villa Andreino” della Spezia è curato fin dalla prima edizione dall’Associazione Gli Scarti, che in questi anni ha realizzato uno spettacolo teatrale, “Incendi”, il mediometraggio “Ciò che resta, appunti dalla polvere”, presentato con una proiezione pubblica la scorsa estate a Sarzana con il critico Tatti Sanguineti e al MedFilm Festival di Roma, e il già citato “Operine… con un tragico sorriso sulle labbra”.
Con il coinvolgimento di nuovi detenuti, il lavoro conclusivo dei laboratori avviati a dicembre 2021, mette al centro dell’azione scenica Ettore Petrolini, figura apparentemente strampalata ma di straordinaria efficacia teatrale e di grande intelligenza artistica. Attraverso le sue iperboli linguistiche e i suoi rovesciamenti della logica comune, lo spettacolo vuole indagare le forme del “comico grottesco”, del meccanismo della comicità, ispirandosi allo stile popolare del teatro di varietà. Attingendo al surrealismo grottesco che “con un sorriso sulle labbra” ci parla del tragico, di una realtà che mostra però i lati più vuoti di essa, l’insensatezza del mondo e la sua incomprensibilità. “Tutto quello che sono” mette in scena come la comicità sia un mezzo di conoscenza e di vittoria morale sul brutto, frammento di una bellezza che fa ridere e piangere insieme. «Io – dice Petrolini nella Intervista con il più intelligente fra gli idioti del 1920 – studio l’ignoranza, sondo la stupidaggine, anatomizzo la puerilità, faccio la vivisezione di ciò che è grottesco e imbecille sull’esistenza del prossimo e le marionette che ricavo da questa mia fatica particolare non sono niente altro che la scelta colta a volo e cristallizzata nella ridicola smorfia di una maschera che resta come un documento adattissimo per arricchire il museo della cretineria».
Dichiarano Renato Bandoli ed Enrico Casale: «Tutto quel che sono da una strofa di Fortunello vuol dire: ecco, sono qui, sono questo, col mio tragico sorriso. Questo sembra dirci l’uomo petroliniano che, attraverso le sue famose e famigerate cretinerie, i lazzi, i colmi idioti, gli stupidi proclami, si impossessa dei corpi e delle voci degli attori-detenuti, dando vita ad azioni che muovono la scena con l’andamento del teatro di varietà. Niente psicologia, niente sociologia, ma il tentativo di mettere in vita quei lati insensati e tragicomici della realtà, spesso nascosti nel perbenismo della cosiddetta normalità. Siamo tutto quel che siamo».
regia e progetto artistico Enrico Casale, Renato Bandoli, Simone Benelli,
scenografie, scenotecnica, luci e suoni Alessandro Ratti, Daniele Passeri, Fabio Clemente
costumi Tiziana Ferdani
con Luca Colli, Andrea Lombardi, Preng Doda, Marco Conti, Tornello Leonardo, Haitem Rammah, Wimin Rosario Lopez, Jose Paul Bravo Pazmino, Gennaro D’angelo, Valentin Marius Neacsu, Alessandro Vailatti, Salihovic Halid, Mirco Vasoli, Sandro Riviera, Emiliano Shota, Bartolomeo De Cola, Alice Parodi, Simone Benelli, Giovanni Franceschini.